Elisabetta Iovine, ItaliaOggi 27/3/2010, 27 marzo 2010
LA TOMBA DI ESTER UNISCE EBREI E MUSULMANI
A Hamedan, città che si trova a circa 300 chilometri a ovest di Teheran, si trova la tomba di Ester, personaggio biblico femminile dell’Antico Testamento. Ester attira una notevole quantità di pellegrini: non soltanto ebrei ma anche musulmani. Tutti accorrono a invocare questa profetessa che, dicono i devoti, rende gravide le donne sterili, guarisce il cancro, rimborsa i debiti. Tutti pregano e ascoltano il canto ebraico del rabbino.
Duemilacinquecento anni fa, deportata in Persia dopo la distruzione del regno di Giuda, Ester entrò nell’harem del re persiano Serse. Quando il primo ministro Haman decise di sterminare i giudei, Ester rivelò al re la sua origine e la minaccia che pesava sulla sua comunità. Serse non solo accordò la libertà di culto agli ebrei ma, secondo alcune versioni, si spinse a far giustiziare il suo primo ministro. La festa di Purim celebra non tanto la memoria dei morti, quanto la vittoria sulla distruzione di un popolo.
Nei pressi di Hamedan si trova anche la tombe del profeta Abacuc e a Susa, altra città della regione, quella del profeta Daniele: entrambe visitate e venerate dai musulmani.
In questi luoghi i pellegrini non pensano ai conflitti tra Israele e Iran, ma condividono la preghiera e le offerte portate. Uno spazio di fratellanza, dunque, che a livello mediatico non riesce quasi mai a emergere, ma che è importante a livello di relazione tra i popoli e le culture diverse. L’attitudine pacifista degli iraniani in questi luoghi santi continua ancor oggi, alla faccia delle dichiarazioni astiose dei capi politici di turno.