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 2010  marzo 27 Sabato calendario

SE LA COMUNICAZIONE SCRITTA TENDER A RIDIVENTARE ORALE

QUALE sarà il futuro del libro? Quello apocalittico e palingenetico annunciato dagli adepti dell’ e-book o quello quietista e conservatore secondo il quale tutto sarà come sempre è stato e nessuno vorrà mai rinunciare al profumo di carta e inchiostro? Entrambi gli schieramenti hanno qualche buona ragione, ma, soprattutto, molte e vistose debolezze. Gli adepti dell’ e-book devono fronteggiare la pura e semplice impalpabilità del loro idolo. Gli e-book, allo stato, non ci sono o per meglio dire sono più che altro un ottimo argomento per la carta stampata. Come il presente articolo dimostra. Va bene la cieca fede in Jeff Bezos, va bene accettare che il suddetto Bezos non dia dati e numeri (e la trasparenza? e tutte quelle belle virtù?), ma ripetere entusiasti che «a Natale negli Usa le vendite di e-book hanno superato quelle dei libri di carta», quando ”a Natale” vuol dire ”il giorno di Natale”, in cui notoriamente le librerie sono chiuse, ebbene questo è un po’ troppo. Sul fronte opposto, le truppe schierate e difesa sul Piave cartaceo sembrano strenui difensori delle cabine telefoniche e delle macchine da scrivere, negatori di una evidenza tecnologica che è sotto gli occhi di tutti. Forse, invece di schierarsi in opposte tifoserie, converrà fare qualche distinzione.
Nel lungo periodo, quello in cui, secondo John Maynard Keynes saremo tutti morti, ci sono pochi dubbi sul fatto che l’e-book finirà per vincere. Per due ragioni. La prima, di contenuto, è che l’e-book, per la sua intrinseca flessibilità, per la sua aggiornabilità, per la possibilità di connettersi ad altri testi e ad altri media, diventerà il mezzo elettivo per ogni forma di apprendimento, da quello elementare a quello più sofisticato. E oggi, è bene ricordarlo, circa metà del mercato mondiale dei libri è fatto di editoria di conoscenza e di apprendimento. La seconda, economica, è di una disarmante semplicità. Tutti i costi legati alla consistenza fisica dei libri nell’ e-book scompariranno. Dunque non solo carta, stampa e legatura, ma il costo dell’invenduto un enorme peso e tutti i costi commerciali legati alla veste fisica, dai trasporti agli affitti delle librerie. Di conseguenza il prezzo dei libri dovrebbe all’ incirca dimezzarsi, la più drastica riduzione dall’avvento della stampa su carta e a caratteri mobili. E ancora di conseguenza la diffusione dei libri dovrebbe crescere più che proporzionalmente, proprio come accadde con l’introduzione della stampa.

Quando esattamente tutto questo avverrà e, soprattutto, come avverrà resta per il momento assai oscuro. Il quando, a prescindere dalle minoranze più avanguardiste, dipenderà essenzialmente dalla scuola, cioè dalla assuefazione generalizzata e precoce alle nuove tecnologie. E sarà dunque un quando misurabile probabilmente in generazioni. Il come è meno prevedibile, intendendo per come la sostituzione completa o meno del libro di carta con il libro elettronico. Non si può prevedere se le due forme potranno convivere, in che modo, con quale complementarità, con quale possibile divisione di ambiti e di compiti.
Ma gli interrogativi più profondi e inquietanti non sono questi. L’e-book, proprio come fu a suo tempo la stampa, non è solo un diverso supporto, un mezzo nuovo più economico e più comodo. un mutamento complessivo di tutte le relazioni, un terremoto che sconvolge il panorama esistente e lo ricompone in forme e modalità inedite. Sopravviverà l’editore al possibile declino del libro stampato? Il libro della stampa, creando un pubblico e quindi un mercato, creò anche lo scrittore. Non l’autore certamente, ma lo scrittore sì, cioè colui che trae sostentamento dalla vendita dei propri libri. Sopravviverà lo scrittore? O l’opera (o parte delle opere) diventerà una specie di creazione collettiva, un coagulo di comunicazione senza scopo di lucro? E, da ultimo, sopravviverà il libro? Non il libro stampato, un oggetto che esiste da (solo) mezzo millennio, ma il libro in quanto tale, che di millenni ne ha tre. Il libro è una forma chiusa, definita e compiuta. Lascerà il passo a forme aperte, mutevoli e rinnovabili, più fluide e indefinite? forse possibile, che il cerchio si chiuda e che la comunicazione scritta ridiventi fluttuante e indeterminata come la sua antica progenitrice, la comunicazione orale?
*Presidente del Centro per il libro e la lettura