Alessandro Dall’Orto, Libero 28/3/2010, 28 marzo 2010
«DOPO VENT’ANNI POSSO DIRLO: IL MONDIALE DI ITALIA ”90 CE L’HA TOLTO L’ARBITRO»
Azeglio Vicini, auguri. Una settimana fa ne ha compiuti settantasette. «Grazie. Mi hanno chiamato in tanti, è stata una bella giornata».
sempre in forma: quale il segreto?
«Non mi fermo mai. Vivo qui a Brescia, ma spesso sono a Cesenatico e una volta al mese vado a Coverciano. Sono presidente onorario dell’Associazione Allenatori e presidente del Settore Tecnico». Sempre in giro, sempre in mezzo alla gente. La domanda più ricorrente?
«Mi indicano da lontano: ”Guarda, c’è il commissario!”. E poi un complimento fisso: ”La sua è stata una delle nazionali più belle di sempre”».
Beh, vero.
«I numeri mi danno ragione: Italia-Argentina è stata la partita degli azzurri più seguita in assoluto».
Poi approfondiamo. Il calcio di oggi lo segue? Le piace? « più evoluto, più fisico: ora corrono tutti, ai miei tempi solo i centrocampisti. Ma oggi il football è anche un po’ meno tecnico».
Domanda secca: chi vincerà lo scudetto? «L’Inter può solo perderlo. E sarebbe clamoroso».
Mourinho le piace?
«Molto. Lo seguo con interesse fin dai tempi del Porto: non è troppo offensivo né troppo difensivo. Equilibrato».
Offensivo (un po’ in tutti i sensi) lo è invece davanti ai microfoni. «Non eravamo abituati a dichiarazioni così decise. Ma è molto intelligente, non mi è mai sembrato esagerato».
Si parla di Mou, si pensa a Balotelli. Talento unico, ma difficile da gestire. Un classico. «Non è vero. Ho allenato Mancini e Baggio, fenomeni in campo e anche bravi ragazzi fuori. Balotelli due anni fa era una novità, non ricordo un italiano così importante alla sua età. Ora però non è più giovanissimo, dovrebbe maturare...».
Lo porterebbe ai Mondiali?
« un problema di Lippi, difficile dare una risposta». E Cassano? «Per lui è diverso. La scelta è solo tecnica, non più comportamentale».
Provocazione: meglio Amauri?
«Degli oriundi ne farei a meno: che senso ha scegliere l’Italia a 30 anni dopo aver aspettato una vita la convocazione con Brasile o Argentina? La maglia azzurra non può essere un ripiego». LasquadradiserieAcheladivertedi più?
«Ho visto belle partite di Palermo e Bari. Il problema di quest’anno, per tutti, è la mancanza di continuità». Il giocatore che la diverte di più? «Ronaldinho. Non corre più come un tempo, ma certi suoi passaggi filtranti sono unici. Oltre ai giochetti che piacciono tanto ai ragazzini». A proposito di ragazzini. C’è qualche baby Vicini appassionato di calcio?
«Io e mia moglie Ines abbiamo tre figli. Ofelia è insegnante, Manlio e Gianluca sono avvocati. I nipoti sono tre: Roberta di 8 anni, Azeglio di 6 e Alessandro di 4. Quello che mostra più interesse per il pallone è l’ultimo. L’anno prossimo lo voglio portare allo stadio: per tutta la vita così si ricorderà di aver visto la prima gara col nonno».
Facciamo un salto indietro al giovane Azeglio Vicini, quello originale. «Nasco a Cesena il 20 marzo 1933, ultimo di sette figli».
Lei la prima partita con chi la vede?
«Con mio cognato, Rino Agostani. Nel ”47 mi porta a Bologna, c’è il grande Toro, la squadra per cui tifo».
Idolo?
«Valentino Mazzola. Calciatore universale». Vicini, invece, che giocatore è? «Nasco mezzala. Tecnico e generoso, ma mi mancano un pizzico di scatto e il tiro: ogni conclusione finisce sempre addosso al portiere». Però fa carriera.
«A 16 anni gioco nel Cesenatico, poi Rondinella e ancora Cesenatico: 15 mila lire al mese di stipendio». Nel ”52 va al Cesena, Promozione. «Il presidente è il Conte Rognoni. Segno 12 gol e siamo promossi. E vengo ceduto al Lanerossi Vicenza per 4 milioni e mezzo».
Tre stagioni in Veneto, due di serie B e una di serie A. Un compagno da ricordare? «Sergio Campana, l’intellettuale. Mentre noi giochiamo a carte, lui studia sempre».
La cedono alla Samp.
«A Genova il primo mister è l’ungherese Lajos Czeizler, un offensivista che parla sette lingue. quello che, al Milan, aveva portato GreenNordhal-Liedholm».
Il più forte tra i blucerchiati?
«Ernest Ocwirk, tipo alla Falcao. E poi Naka Skoglund, che era stato 11 anni all’Inter, segnava meno di Maradona, ma aveva poco da invidiargli. Il suo avversario più temibile però era la bottiglia: beveva troppo». Dopo 7 stagioni alla Samp, Vicini va al Brescia.
«Sono a fine carriera. Al termine del campionato, anziché andare al mare, faccio il corso per allenatori». A 35 anni è mister del Brescia in A. «Retrocediamo all’ultima giornata. Nell’estate del 1968, con una selezione di 15 allenatori, faccio uno stage a Manchester. C’è anche Valcareggi, ci conosciamo e mi propone: ”Sono solo, vieni con me in Nazionale?”».
l’ingresso nel giro azzurro. L’inizio di una lunghissima carriera. «Per cinque Mondiali faccio il viceallenatore: Messico ”70, Germania, Argentina, Spagna e Messico. E nel frattempo alleno l’Under 23 e l’Under 21».
Il Mondiale da vice che ricorda con più adrenalina? «Messico ”70. Avventura fantastica, affascinante».
L’ultimo di Pelè.
«Grandissimo campione. Ma non uomo-squadra come Maradona». Cioè?
«Diego era un trascinatore, divideva tutto con i compagni: mai visto Pelè difendere qualcuno dei suoi». L’8 ottobre 1986 il ct Azeglio Vicini viene promosso alla Nazionale maggiore.
«Arrivo dall’Under 21, sconfitta in finale contro la Spagna agli Europei. Ai rigori. Porto con me gran parte di quel gruppo, la stampa è dalla nostra parte e il progetto prevede far bene gli Europei ”88 e crescere in vista dei Mondiali di Italia ”90».
Tra i giovani che giocano con lei c’è anche Stefano Borgonovo. Che poi farà debuttare nella Nazionale A. «Ragazzo gentile, occhioni espressivi. La sua malattia mi provoca un dolore struggente».
Morbo di Gehrig legato al calcio. Ci crede? «I numeri non sono così netti, chissà. Però è vero che molti medicinali hanno effetti collaterali e lo si scopre nel tempo. Da giocatore prendevo regolarmente Microren, pastiglie arancioni. Ora sono vietate». Ha paura?
«Sono arrivato a 77 anni e sto bene. Ormai». Esiste il doping nel calcio? «Ogni tanto esce qualche caso. Ma sono episodi isolati».
Vicini, torniamo a lei. E al suo esordio con l’Italia: Bologna, amichevole contro la Grecia, 2-0. «E 45mila spettatori paganti. Ora te li sogni».
Vi qualificate agli Europei e in Germania si parte bene. «Siamo simpatici e per noi giocare in casa o fuori è uguale».
Vicini ct funziona. Mancini però è nervosetto, zittisce la tribuna dopo un gol. «Rapporto difficile con la stampa, ma con me agli Europei va tutto bene: lo faccio giocare sempre. Certo, a Italia ”90 rimarrà deluso: in effetti, almeno una partita, potevo fargliela fare».
La sua nazionale è giovane e vivace. In campo e fuori. Altobelli racconta che dopo la vittoria sulla Danimarca l’ha svegliata alle 2 di notte: voleva il permesso per mangiare e bere. «Vero. Ma era proprio così tardi?». Si pareggia con la Germania, si battono Spagna e Danimarca. Ma usciamo in semifinale con la Russia.
«Unica giornata di pioggia e maltempo. E noi, tecnici e veloci, ma poco potenti, siamo penalizzati». Due anni per preparare i Mondiali. Eccoli, finalmente. Italia ”90, si gioca in casa. C’è da vincere.
«Evento incredibile, grande pressione e attesa fin da 6 mesi prima». Azeglio, ci riporti con lei in quell’esperienza. Partiamo dal 28 marzo 1990. Come oggi, 20 anni fa, Vicini che fa?
«Sono già in tensione, c’è da giocare l’ultima amichevole». Arriva il momento delle convocazioni. A sorpresa chiama Schillaci. «Nessuna sorpresa! Mai avuto l’idea di escluderlo nemmeno per un momento. Totò esordisce con la Svizzera il 31 marzo, è in forma. Logico portarlo. Piuttosto, sono in dubbio su un altro giocatore». Quale? Su, ora possiamo svelarlo. «Fusi. Ha esordito nel 1988, insieme a Maldini, a Spalato in amichevole. Partita in cui si soffre e Savicevic ci fa impazzire. Quando entra va in marcatura sul montenegrino e la gara cambia. So che uno con le sue caratteristiche potrebbe servire ai Mondiali. Ma...».
Ma?
«Per tenere lui dovrei lasciare a casa una punta, ma in avanti ho bisogno di molti ricambi». Come glielo comunica?
«Lo chiamo mentre è sulla nave a festeggiare lo scudetto del Napoli. ”Luca, mi spiace”. Capisce». Azeglio, guardi le figurine di quella Nazionale. Qualche nome, qualche aneddoto, un commento. Walter Zenga.
«Grande personalità, un trascinatore. Uno dei leader, galvanizzava tutta la squadra nel sottopassaggio».
Peccato per l’uscita su Caniggia...
«Prima rete presa dopo 5 gare! Tutti ricordano quell’errore, ma a decidere l’eliminazione sono stati gli sbagli di Donadoni e Serena dal dischetto».
Beppe Bergomi.
«Il capitano, esempio di professionalità. Qualche anno fa gli ho offerto un ruolo da allenatore in federazione e ha detto no. A Sky si guadagna di più che a fare il mister». Roby Baggio: qualcuno dice che avrebbe dovuto giocare di più. «L’ho fatto esordire io, è quasi sempre sceso in campo. Quando è andato al Brescia ho chiamato Corioni per complimentarmi: ”Grande acquisto, ma dovete gestirlo bene, farlo sentire sempre importante”. ”Tranquillo Azeglio, ho già parlato con Mazzone e mi ha assicurato che non lo toglierà mai”».
Gianluca Vialli.
«Leader dialettico, veniva da una stagione di infortuni e dopo due gare ha avuto un guaio muscolare». Problemi fisici, ma forse anche distrazioni sentimentali. Gli esperti di gossip dicevano che in ritiro c’era spesso Alba Parietti e...
«...era una giornalista accreditata come gli altri». Sì, ma... «I giocatori hanno avuto due giorni di libertà in tutto il Mondiale. Non mi interessava sapere dove andassero e con chi».
Ultima figurina. Andrea Carnevale e un vaffa di troppo. «Ma no, gesto di nessuna importanza».
Però non ha più giocato.
«Contro l’Austria ha sbagliato qualche gol di troppo e al suo posto è entrato Totò. Che è esploso». L’Italia gioca bene, vince e diverte. Tutti ci credono.
«Una mattina ricevo la telefonata da un ministro. Non ricordo il nome. ”Complimenti, mai vista la nazionale giocare così”».
La gente impazzisce.
«Dall’Olimpico al ritiro dell’Hotel Helio Cabala di Marino ci sono 30 km. Dopo ogni gara, a tarda notte, li facciamo scortati e a passo d’uomo:
la strada è bloccata dai tifosi».
Tre luglio 1990. A Napoli si gioca Argentina-Italia. «La interrompo subito. Per questo sorteggio, ai tempi, c’è chi attacca la Federazione, dice che non ha peso politico. Forse non tutti ricordano che l’Argentina era arrivata terza e ripescata. Impossibile prevedere un incrocio così».
Napoli non è con voi.
«Tifoseria divisa, Maradona furbo ha portato molta gente dalla sua parte. Ma non sarà un aspetto decisivo».
Gol di Schillaci. Poi Caniggia. Poi...
«...poi l’arbitro Vautrot ci mette del suo». Scusi? «Guardi, non ho mai voluto attaccarmi al direttore di gara. A distanza di 20 anni ora, però, lo posso dire: ci ha penalizzati. Su 12-13 decisioni dubbie ne ha fischiate solo 3-4 per noi. E c’è anche un episodio decisivo che non tutti ricordano».
Cioè?
«Sull’1-0 Giusti, già ammonito, tocca il pallone di mano. L’arbitro mette la mano in tasca e sta per estrarre il cartellino. Poi si accorge che dovrebbe espellerlo e ci ripensa. Vada a rivedersi le immagini. D’altronde Vautrot...». Cosa? Dica. «Al momento della designazione riceviamo una strana telefonata, ci mettono in guardia: ”Ha già combinato guai contro un’italiana in Coppa. Attenzione”. Ma che dovevamo fare? Non potevamo certo rifiutarlo».
Qualcuno critica: Maradona andava ingabbiato, marcato meglio. «Ma ha preso 6 su tutti i giornali! Partita sottotono, la sua». Unoauno, si va ai rigori. Serena ha detto che non si aspettava di dover tirare, non era pronto mentalmente.
«Giannini e Vialli erano usciti, Ferri era infortunato, Totò non stava bene. Cosa pensava, che lo tirassi io?». Italia eliminata. Ci porti con voi nello spogliatoio.
«Silenzio surreale. Delusione: siamo usciti senza aver mai perso. Anche il ritorno in pullman da Napoli è triste. La gente, però, è con noi. E non solo i tifosi».
Cioè?
«Il giorno dopo Agnelli atterra in elicottero e viene a trovarci in ritiro per i complimenti». Finiti i Mondiali lei va in vacanza a Cesenatico. E rischia grosso, cadendo dal balcone.
«Alcuni tizi armeggiano intorno alle auto sotto casa, mi sveglio, corro sul balcone bagnato, sono scalzo e scivolo, precipitando dal primo piano. Mi salva il telone di una pizzeria, ma rompo il tendine d’Achille». Continua il periodo no. Mosca, 12 ottobre ”91: Rizzitelli colpisce il palo elasfidacontrolaRussiafinisce0-0. L’Italia non si qualifica agli Europei. E lei viene sostituito da Sacchi. Perché quella faccia?
«Avevano deciso già tutto da tempo. Il primo a dirlo fu Berlusconi, a maggio, anticipando la Figc». Il Milan non vedeva l’ora di sbarazzarsi di Sacchi.
«Ognuno ha le proprie strategie. Certo quell’annuncio non fece bene né a me né ai giocatori». Ha mai chiarito con Silvio?
«Mai portato rancore nei suoi confronti, ha fatto il suo gioco. Fu la Federazione a sbagliare facendosi anticipare».
Vicini, in che rapporti è con Sacchi?
«Buoni sul piano personale. Calcisticamente, lui non condivide le mie idee e io non condivido le sue. Con quel Milan penso che abbia vinto troppo poco in Italia».
Ops.
«Gliel’ho detto, un giorno: ”Arrigo, sai quale è il tuo pregio migliore? Aver fatto correre fuoriclasse come Van Basten e Gullit”».
La prima partita di Sacchi in nazionale, con la Norvegia, finisce 1-1. Gol di Rizzitelli. «Che a fine gara dedica la rete a me. Da quel giorno non giocherà mai in maglia azzurra. Strano, no?». Vicini, ultime domande veloci. 1) Miglior calciatore di sempre?
«Pelè e Maradona. E Di Stefano».
2) Di adesso?
«Messi».
3) Tra gli italiani?
«Mi piace Chiellini».
4) Il migliore che ha allenato?
«Roby Baggio».
5) Rapporto con la religione?
«Sono credente anche se poco praticante». 6) Paura della morte? «L’ho già sfiorata. Se non fosse stato per Capello...».
7) Cioè?
«Sono in Brasile per vedere alcune partite e incontro Fabio, che fa il commentatore per la Fininvest. Ci troviamo in spiaggia, facciamo il bagno. All’improvviso arriva un’onda gigantesca, vado sotto, noncelafaccioarisalireecapiscodi essere spacciato. la fine, ma sento una mano che mi afferra per il collo e mi tira fuori. Quella di Capello». 8) Azeglio, ha un sogno?
«Vivere felicemente gli ultimi anni che mi restano». 9) Manca poco ai Mondiali. Dove arriverà l’Italia?
«Le favorite sono Francia, Brasile, Argentina e Germania. Ma gli azzurri si potrebbero inserire». Ultima. Azeglio, la sua nazionale ha perso i Mondiali ”90, quella di Lippi ha vinto i Mondiali 2006. Immaginiamo una sfida tra le due squadre: chi vince?
«Loro più forti fisicamente, noi più tecnici e agili. Vince chi ha più fortuna. Quindi...». Buona questa.