Marco Gorra, Libero 28/3/2010, 28 marzo 2010
PAPERONI IN REGIONE CONSIGLIERI PI RICCHI DI DEPUTATI E SENATORI
Fare il consigliere regionale è una benedizione. Una benedizione che, alle volte, può surclassare quella toccata in sorte a chi fa il deputato. Più soldi di un politico nazionale per svolgere lo stesso lavoro, però in chiave locale: un affarone. In Campania, per dire, un consigliere regionale porta a casa duemila euro in più rispetto ad un parlamentare. In Sicilia e nelle altre regioni autonome, poi, le cifre sono ancora più alte. Per farsi un’idea basti dire che per pagare lo stipendio ai consiglieri regionali italiani lo Stato spende ogni anni circa 135 milioni: suppergiù 2 euro e mezzo per ogni italiano, neonati e nullatenenti inclusi.
La composizione dello stipendio di un consigliere che, ogni Regione legiferando per sé, varia da ente a ente è la risultanza di diverse voci. A partire dall’indennità di base, che viene calcolata in percentuali variabili di quella dei parlamentari: se le regioni meno esose si accontentano del 65 per cento, c’è chi è il caso della Sicilia si concede il 100 per cento tondo. A questo dato vanno sommate la diaria (cifra che, dati del 2006, oscilla tra i 929 euro della Toscana e i sultaneschi 6.465 della Campania) e l’indennità per gli incarichi.
QUATTRINI A GO GO
Ecco, la miniera d’oro sta qui. Grazie al proliferare di commissioni, uffici di presidenza, gruppi consiliari, assessorati e analoghe strutture eroganti gettone, per la quasi totalità dei consiglieri l’extra è assicurato. Seguono esempi. In Calabria un consigliere semplice ogni mese guadagna record nazionale 8.508 euro al netto dei rimborsi semplici e a pie’ di lista (contando i quali si sfiorano i diecimila euro). Se però il consigliere in questione ricopre il ruolo, poniamo, di presidente del collegio dei revisori dei conti ecco che spuntano ottocento euro in più. In Molise il consigliere incassa poco meno di cinquemila euro al mese, cui se ne aggiungono oltre settecento qualora il medesimo ricopra l’incarico di consigliere segretario o segretario questore.
Il Piemonte, poi, è l’eldorado del rimborso. I consiglieri regionali insediati sotto la Mole possono infatti contare su un tetto massimo di rimborsi pari a 10.176 euro, la bellezza di venti volte in più rispetto al tetto massimo della Val d’Aosta. Ma in Piemonte il vero affare è essere capogruppo: se il consigliere semplice porta a casa sempre al netto dei rimborsi poco meno di 6.500 euro mensili, il capogruppo ne intasca mille in
più. E non si pensi che, finita la legislatura, finisca pure la pacchia. Ci sono l’indennità di fine mandato e i vitalizi. L’indennità di fine mandato è una sorta di tfr, che ogni Regione eroga con modalità autonome. La Campania, ad esempio, ha un sistema di estrema semplicità: al consigliere uscente viene riconosciuta una mensilità per ogni anno di mandato, fino ad un massimo di sedici. In Lombardia si corrisponde un’annualità lorda per ogni legislatura, in Piemonte si eroga due volte l’ultima mensilità per ogni anno di mandato, nel Lazio si moltiplica per il totale di anni di mandato la somma dell’ultima indennità di carica più la media delle indennità di funzione. Quanto ai vitalizi, giova rilevare come il Lazio vinca la palma della regione dei baby pensionati (alla Pisana, unico caso in Italia, il diritto al vitalizio scatta a 55 anni) e come Friuli Venezia Giulia e Sicilia si siano prese il lusso di calcolare l’assegno sul 100% secco dell’indennità parlamentare (la media nazionale si aggira intorno al 70%).
A ME IL POTERE
Fatti i conti, resta da capire in cosa consista il lavoro dei consiglieri regionali e quali poteri abbiano. Il consigliere regionale, in estrema e brutale sintesi, è un deputato in sedicesimo. In quanto membro di assemblea elettiva, esercita la relativa funzione legislativa. Le materie, va da sé, sono quelle di competenza regionale: la parte del leone la fa la sanità, su cui le regioni hanno competenza pressoché esclusiva. Ampi margini di manovra sono lasciati agli enti regionali nella cosiddetta legislazione concorrente, ossia nelle materie in cui le regioni legiferano in autonomia fermo restando solo il rispetto di una sorta di linea guida tracciata dallo Stato: in questo ambito si collocano, fra le altre, istruzione, tutela e sicurezza del lavoro, ricerca e innovazione scientifica, porti e aeroporti civili, ordinamento sportivo e valorizzazione dei beni culturali.
Oltre a quella legislativa, i consiglieri regionali esercitano funzioni di amministrazione (il funzionamento dell’ente regionale dipende dal consiglio), di controllo sull’operato della giunta e del presidente, di indagine ed inchiesta (funziona come nel Parlamento vero e proprio: se c’è da investigare su un qualsivoglia fatto, si costituisce una commissione ad hoc) e di indirizzo politico. Poi ci sono gli assessori, che operano come una sorta di ministro del territorio: le deleghe ricalcano abbastanza fedelmente quelle del governo nazionale: Ambiente, Trasporti, Bilancio, Sanità, Cultura, Welfare. Come i politici nazionali, solo in scala ridotta. Meno che nello stipendio.