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 2010  marzo 28 Domenica calendario

Dossier 8 articoli sul Papa e lo scandalo pedofilia «GLI ATTACCHI SULLA PEDOFILIA NON HANNO INDEBOLITI IL PAPA»- ROMA – Le hanno chiamate «le Mani pulite di Dio», le inchieste sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa cattolica

Dossier 8 articoli sul Papa e lo scandalo pedofilia «GLI ATTACCHI SULLA PEDOFILIA NON HANNO INDEBOLITI IL PAPA»- ROMA – Le hanno chiamate «le Mani pulite di Dio», le inchieste sugli abusi sessuali su minori nella Chiesa cattolica. In Italia l’ultimo rinvio a giudizio di un sacerdote che fino allo scorso anno era parroco a San Nicola Manfredi (Benevento) è arrivata in contemporanea, giovedì scorso 25 marzo, con gli articoli del New York Times. Jesús Vázquez, 55 anni, domenicano peruviano andrà a processo il prossimo 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo. Il 21 marzo la Corte di Appello di Bologna ha dimezzato la condanna a 4 anni per pedofilia ad un prete sudamericano di Rimini. Confermato il risarcimento di 35.000 euro che il prete, nullatenente, probabilmente non pagherà. Alla lettura della sentenza è stato arrestato in aula. E’ dell’8 gennaio scorso il decreto di Benedetto XVI che ha dimesso dallo stato clericale padre Marco Dessì, un missionario di Villamassargia in Sardegna condannato per abusi su bambini del Nicaragua. Secondo don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione antipedofili Meter, in questi ultimi 10 anni in Italia sono stati coinvolti circa 80 sacerdoti. Non c’è quasi giorno che non salti fuori una notizia sui preti accusati. Mentre si registrano anche lettere ai siti e ai giornali di chi denuncia che alcuni preti, nonostante le condanne, celebrano ancora messa, vengono trasferiti di diocesi in diocesi e non sospesi, continuando a stare in contatto con i bambini. In altri casi l’autorità ecclesiastica competente invece è intervenuta prontamente. Come è avvenuto a Cosenza nel 2008 dove il vescovo Salvatore Nunnari ha sospeso a divinis padre Kevin Chukwuka e don Alfredo Luberto. Insieme a nomi sconosciuti anche i grandi «casi» nazionali e internazionali, che hanno tenuto banco sulle prime pagine. Don Paolo Turturro (il prete antimafia di Palermo che è stato condannato a sei anni in primo grado, nel luglio 2009) dopo tre anni di «esilio» a Messina è diventato cappellano all’ospedale di Palermo. Don Lelio Cantini a Firenze e don Pierino Gelmini, coinvolti in inchieste su molestie sessuali, sono stati ridotti allo stato laicale. Il romano don Ruggero Conti (ex parroco della Natività di Maria Santissima) è stato allontanato dalla parrocchia. Quanto al Vaticano, tra il 2001-2010, la sezione della Congregazione per la dottrina della fede che si occupa dei delicta graviora, ha valutato circa tremila casi di sacerdoti diocesani e religiosi, in tutto il mondo, accusati negli ultimi cinquant’anni. La stragrande maggioranza delle denunce si è concentrata tra il 2003 e 2004, dopo il motu proprio del 2001 che ha avocato alla valutazione della Santa Sede questi crimini e all’80 per cento è giunta dagli Stati Uniti. Nel 2007, 2008 e 2009 la media degli abusi denunciati segnalati dal mondo intero è stata di 250 casi l’anno. L’anno scorso (2009) la percentuale statunitense è scesa a circa il 25% dei 223 nuovi casi segnalati da tutto il mondo. Ma come si sono concluse le indagini? «Nel 60% dei casi, soprattutto a motivo dell’età avanzata degli accusati non c’è stato processo» ha dichiarato ad Avvenire monsignor Charles J. Scicluna, il promotore di giustizia dell’ex Sant’Uffizio, in pratica il pubblico ministero. Nei loro confronti, sono stati però emanati provvedimenti disciplinari. Sempre secondo quanto afferma Scicluna un processo canonico vero e proprio, di carattere penale o amministrativo, si è svolto nel 20% dei casi. Il restante 20% cento non è più prete. Per metà di essi il Papa ha autorizzato il decreto di dimissione dallo stato clericale. Altri 300 chierici hanno chiesto loro stessi la dispensa che è stata prontamente accettata. Fonte: Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera 28/3/2010 Il caso Americano Giovedì il New York times ha accusato Benedetto XVI di aver insabbiato, quando era cardinale e capo della Congregazione per la Dottrina della fede, un caso di molestie sessuali commesse da un sacerdote del Wisconsin su almeno 200 allievi di una scuola per sordi: i vertici della Santa Sede non sarebbero intervenuti per allontanare padre Lawrence Murphy nonostante l’allerta di alcuni vescovi. Il caso tedesco- Ieri il quotidiano americano ha accusato il Papa di aver coperto Peter Hullermann sacerdote per il quale lo stesso Ratzinger avrebbe accolto la richiesta di terapia psichiatrica. Secondo il New York times, Benedetto XVI, all’epoca arcivescovo di Monaco, era stato messo al corrente di un memorandum con il quale si rendeva noto che il sacerdote sarebbe tornato in parrocchia anche se aveva appena iniziato la terapia per controllare gli istinti pedofili. Fonte: Redazione, Corriere della Sera 28/3/2010 • L´AMERICA PROCESSA IL VATICANO "DEVE RISPONDERE DEGLI ABUSI"- L´America vuole processare il Papa. Due corti federali Usa hanno già ammesso la possibilità di portare il Vaticano sul banco degli imputati. I responsabili della Chiesa potrebbero rispondere di due scandali di pedofilia scoppiati in Oregon e Kentucky. Ma il Vaticano si è già appellato alla Corte Suprema per fermare uno dei procedimenti. E tra lo Stato più piccolo del mondo e l´impero americano è cominciata una trattativa che due settimane fa ha riunito a Washington gli avvocati delle due parti davanti a un pugno di funzionari del governo. La questione sta diventando un affare di stato tra l´America di Barack Obama e il papato di Benedetto XVI. Il Vaticano è considerato dalla legge Usa uno Stato straniero e gode quindi di immunità: com´è possibile renderlo responsabile di fronte alla legge? I due tribunali federali hanno già dato il via libera. E se la Corte Suprema non si pronuncerà entro l´estate davvero potrebbe aprirsi lo scenario inedito di un Papa a processo. «Vogliamo sapere che cosa e quando il Vaticano ha saputo. Vogliamo conoscere le lettere e le conversazioni tra i vescovi. Vogliamo sapere come il Vaticano ha istruito i prelati. Vogliamo conoscere quello che finora è sempre rimasto segreto: documenti che solo la Chiesa possiede. La chiave della loro responsabilità». William McCurry, l´avvocato delle vittime del Kentucky, vuole andare fino in fondo. La vicenda su cui indaga è una lunga storia di abusi di cui si sono resi responsabili diversi preti dagli anni Venti agli anni Settanta. Il caso dell´Oregon riguarda invece un vittima che sostiene di essere stata abusata nel 1965 da un prete trasferito dall´Irlanda a Chicago e poi appunto a Portland: sempre accompagnato dalle accuse di violenze. Lo scandalo dei preti pedofili che dagli Usa all´Europa soffia sulla Chiesa entra adesso - con queste rivelazioni del Washington Post - in una nuova fase. Proprio l´America scoperchiò per prima negli anni Novanta quegli scandali sulla pedofilia che portarono scompiglio nelle gerarchie - con la dimissione del cardinale di Boston Bernard Law - e panico nelle casse delle diocesi. E se le richieste di indennizzi milionari toccassero ora il tesoro di San Pietro? Nel caso dell´Oregon, per esempio, i difensori delle vittime hanno argomentato la responsabilità del Papa sostenendo che i preti non sono altro che suoi "dipendenti" sparsi per il mondo. Nella maggior parte dei procedimenti civili il Vaticano veniva finora indicato come una delle parti del processo. Ma i tentativi di perseguire direttamente i vertici della Chiesa erano naufragati tra i costi per il recupero dei documenti e le lungaggini dei procedimenti da seguire. Per la verità ancora non è chiaro neppure come le migliaia di casi di abusi siano stati gestiti duranti i 24 anni di permanenza dell´allora cardinale Ratzinger al vertice della Congregazione per la Dottrina della fede. Alcuni esperti di diritto ecclesiale sostengono che sia stato proprio Ratzinger a stabilire, nel 2001, che tutti i casi di cui si aveva notizia fossero riportati direttamente a Roma. E molti osservatori, anche qui in America, hanno notato il paradosso che a finire sotto accusa sia ora un Papa che molto più degli altri ha denunciato la "sporcizia" nella Chiesa e proclamato la tolleranza zero verso i preti pedofili. Dice Jeff Anderson, un altro avvocato: «Per anni la Chiesa è rimasta legalmente impenetrabile: questa è la prima volta che riusciamo a infilare un piede nella porta». Spetterà agli americani oltrepassare la soglia pontificia dell´inviolabilità? Fonte: Angelo Acquario, La Repubblica 28/3/2010 E IL PONTEFICE SI RILASSA SUONANDO IL PIANOFORTE- In una settimana difficile, l´unico momento di relax del Papa è arrivato dal concerto privato tenuto da un quartetto tedesco nei suoi appartamenti. Benedetto XVI, tra l´altro, si diletta a suonare il piano e il New York Times cita anche un video su YouTube in cui mentre suona è costretto a fermarsi e ripetersi. Fonte: Redazione, La Repubblica 28/3/2010 • USA, PRIMA CAUSA: PAGHI LA SANTA SEDE- In Oregon e Kentucky due giudici federali hanno ammesso altrettante cause legali di vittime della pedofilia contro il Vaticano, aprendo per la prima volta la porta allo scenario di una Santa Sede obbligata negli Stati Uniti a difendersi in tribunale dal rischio di condanne a risarcimenti economici difficili da calcolare. In Oregon l’azione legale è stata intentata dalla vittima di presunti abusi sessuali commessi da un prete proveniente dall’Irlanda, passato per Chicago e quindi arrivato a Portland accompagnato da costanti denunce di molestie. La tesi dei suoi avvocati è che «tutti i preti del mondo sono impiegati del Vaticano» e dunque a rispondere delle loro azioni in ultima istanza deve essere il Papa. Un tribunale federale ha considerato valida tale base legale, ammettendo la causa contro il Vaticano. La Santa Sede ha risposto dando mandato ai propri legali di fare appello alla Corte Suprema, chiedendo che il verdetto federale sia cancellato per evitare di arrivare a dibattere in aula. In attesa che la Corte Suprema si pronunci, un caso analogo si registra in Kentucky, dove a fare causa sono tre vittime che accusano altrettanti preti di averle molestate in un periodo che va dagli Anni 20 agli Anni 70. In Kentucky l’avvocato delle parti lese, William McMurry, ha convinto il giudice federale ad accettare la causa contro il Vaticano, affermando di «voler accertare quanto la Santa Sede seppe e che cosa seppe» riguardo ai presunti abusi contestati. «Si tratti di lettere di vescovi o di conversazioni con vescovi, vogliamo sapere che cosa il Vaticano seppe e quali istruzioni diede» ha spiegato McMurry al «Washington Post», sottolineando come l’intento sia quello di ottenere «documenti ufficiali vaticani» inerenti alla causa intentata. Ciò significa che, se la Corte Suprema dovesse respingere gli appelli dei legali della Santa Sede, le autorità vaticane potrebbero trovarsi presto a dover presentare nei tribunali dell’Oregon e del Kentucky testimoni e documenti, pena l’incriminazione. Si tratta di un’accelerazione significativa delle cause per pedofilia già intentate da centinaia di vittime negli Usa, perché finora l’obiettivo erano stati singoli preti, Chiese o diocesi locali. Adesso invece è la Santa Sede - e dunque il Papa - a poter essere chiamata a rispondere degli abusi sessuali commessi sul territorio degli Stati Uniti. «Se il problema è diventato di simili dimensioni per la Chiesa cattolica è perché il Vaticano opera in maniera arrogante, chiusa. Finora è riuscito a rimanere impenetrabile alla legge, ma noi abbiamo fatto un passo per riuscire ad aprire questa porta» dice Jeff Anderson, avvocato di numerose vittime, impegnato nella battaglia legale in Oregon. E all’origine dei documenti pubblicati dal «New York Times», che chiamano in causa Joseph Ratzinger per il mancato licenziamento, alla fine degli Anni 90, di un prete del Wisconsin colpevole di pedofilia. L’intento di legali come Anderson e McMurry è quello di appurare se gli abusi rimasero segreti e i responsabili non vennero puniti a causa di protocolli vaticani che, dal 1922, regolano la gestione di simili situazioni. A respingere le accuse in arrivo dagli Usa è il portavoce della Santa Sede, Federico Lombardi, secondo il quale «non si può non riconoscere lo sforzo straordinario di prevenzione compiuto» e si deve «prendere atto che il numero delle accuse di abuso è sceso nell’ultimo anno di oltre il 30% e la maggior parte riguarda fatti di oltre trent’anni fa». Fonte: Maurizio Molinari, La Stampa 28/3/2010 • «COS QUEL PRELATO SI DIVERTITO A VIOLENTARMI»- Verona - Verranno affrontati dalla Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede i fascicoli d’indagine canonica sulle presunte violenze sessuali da parte di religiosi operanti all’Istituto per sordomuti «Antonio Provolo» di Verona, avvenute circa 30 anni fa, su 67 alunni e denunciate da un’associazione di famiglie di allievi. Lo ha reso noto il portavoce della Curia veronese, monsignor Bruno Fasani, precisando che la decisione risponde alle recenti disposizioni papali contro i preti pedofili, allo scopo di accelerare i processi. La Diocesi scaligera - chiamata in causa dall’associazione - aveva accertato che episodi di violenze sessuali erano avvenuti, e che nei confronti dei responsabili erano stati presi provvedimenti di allontanamento. Per gli ultimi sospettati, con violenze risalenti ai primi anni ”90, erano stati avviati procedimenti canonici di espulsione dalla Congregazione. Sul fronte giudiziario, invece, il Giudice per le indagini preliminari di Verona dovrà pronunciarsi il 9 giugno prossimo sull’opposizione all’archiviazione presentata dall’associazione nei confronti del vescovo, monsignor Giuseppe Zenti, che aveva in un primo tempo respinto le accuse attribuendole a mire economiche sui beni della congregazione religiosa «Compagnia di Maria», che gestisce l’istituto Provolo. Venerdì sera la storia dell’istituto veronese è nuovamenta emersa durante la puntata di «Mi manda Rai tre». A riaccendere i riflettori sulla vicenda è stata la testimonianza choc di un ex allievo. «Sono stato sodomizzato e costretto a rapporti da una quindicina di preti e fratelli», ha detto la vittima. La storia è stata ripresa dal quotidiano Il Gazzettino: Bruno è veronese, ha oltre sessant’anni e vive solo non avendo mai avuto il «coraggio» di farsi una famiglia. una delle persone sorde, vittime, da adolescenti, di violenze e abusi sessuali a cui sarebbero stati sottoposti da esponenti del clero veronese durante la permanenza all’istituto scaligero. Penalmente, visti i decenni trascorsi dai presunti episodi denunciati, gli orrori dei presunti pedofili non sono perseguibili. Bruno, che in questi giorni sta seguendo sulla stampa gli scandali di pedofilia che stanno chiamando in causa uomini della Chiesa, ha ricordato all’Ansa, attraverso il consulente dell’associazione familiari Marco Lodi Rizzini, il momento forse più tragico dell’intera triste vicenda, risalente a una cinquantina di anni fa. «Sono sordo da quando avevo 8 anni - spiega Bruno - e sono entrato al Provolo l’anno successivo. Praticamente dalle prime settimane a quando, a 15 anni, uscii da quell’inferno venni sodomizzato e costretto a rapporti di ogni tipo da una quindicina di preti e fratelli». Bruno era considerato un bambino «prezioso» se a un certo punto un alto prelato della Diocesi lo volle a palazzo. «Mi ha violentato» sostiene Bruno, indicando che precedentemente aveva subito abusi dallo stesso anche con oggetti. «Un’esperienza terribile - conclude - dalla quale sono uscito sconvolto e che mi ha lasciato segni nella mia vita». Fonte: Redazione, Il Giornale 28/3/2010 • «SACANDALI? LA RISPOSTA NELLA TESTIMONIANZA»- Il New York Times attacca, lo Spiegel chie­de le dimissioni del Papa, nella stampa internazionale la Chiesa cattolica è di­pinta come un’associazione losca e menzo­gnera. Ma il cardinale Ersilio Tonini, 95 an­ni, che pure alla sua età legge i giornali ogni mattina, non è preoccupato. «Non mi meraviglio affatto. L’odio contro la Chiesa c’è sempre stato. Ne ho ben memo­ria io, che sono stato bambino in Romagna negli anni Venti. Mi ricordo quando comin­ciavo a servire messa e nei campi un vecchio bracciante mi disse in dialetto: ’Ragazzo, ma non vorrai mica andare prete? Guarda che son tutte bugie quelle dei preti, quelli bada­no solo a mantenere la loro bottega’. L’odio anticristiano c’è sempre stato, ci è stato, an­zi, promesso; e non mi stupisco quando lo vedo. Anzi, al contrario, c’è da preoccupar­si quando la Chiesa è riverita e osannata». Quindi il fatto che lo Spiegel chieda le di­missioni del Papa non la colpisce. Per niente. Lo Spiegel , il New York Times fan­no il loro mestiere. Parlano la lingua della politica e dell’economia, del potere, e non ne capiscono altre. La testimonianza della Chie­sa oggi è rimasta la grande istanza che con­traddice queste logiche, che pretende di es­sere un riferimento spirituale per gli uomi­ni, e di formare le coscienze dei ragazzi. E un ragazzo che sia davvero cristiano è meno manipolabile dal potere degli altri. naturale che la Chie­sa sia considerata un’avversaria. Però è comprensibile che ci sia smarrimento, tra i fedeli, nel sen­tire accusare il Papa di avere ignorato dei casi di pedofilia tra i sacerdoti. Comprendo lo smarrimento di fronte a certi veleni, ma occorre che dicia­mo alla nostra gente di non avere paura. O­ra che gli anni mi costringono a una vita un po’ più tranquilla rileggo le Lettere di Paolo, e sant’Agostino. una evidenza nella storia della Chiesa che i tempi della av­versità sono quelli più grandi, quelli in cui ci è chiesto di affron­tare la sfida. Di andare in battaglia, dunque? Sì, ma non nel senso di risponde­re allo schiaffo, non nel senso di sentirci perseguitati e di arroccarci su di noi. La risposta dei cristiani è la testimonianza. Occorre che ognuno, per quanto gli compete, sia più di prima testimone di Gesù Cristo. Senza ave­re paura, e nella consapevolezza che pro­prio la calunnia, l’ostilità devono spingerci a essere più fedeli a Cristo, a testimoniarlo con chiunque ci incontri. Però pensiamo alle conseguenze di un at­tacco mediatico di queste proporzioni. Non susciterà in alcune madri almeno il dubbio che i figli vadano tenuti lontani dagli ora­tori? Non è particolarmente velenoso, il so­spetto gettato a allontanare i bambini?  vero, è possibile che questo rischio ci sia. Ma, dopo avere letto i giornali, quelle ma­dri penseranno al prete che regge la loro parrocchia. Alla sua faccia: che conterà più dei titoli. Ancora una volta vincerà la testi­monianza personale, da uomo a uomo, che è il grande metodo con cui il cristianesimo si tramanda. E poi non dimentichiamolo, perché spesso invece lo dimentichiamo, che il destino della Chiesa lo opera Dio. Dio pensa alla sua Chiesa, ricordiamoci di que­sto. Nell’anno sacerdotale che Benedetto XVI ha indetto nella memoria del curato d’Ars per la santificazione dei sacerdoti viene alla lu­ce il dramma nella Chiesa irlandese, viene scritta dal Papa una lettera drammatica ai cattolici di quel paese, i media internazio­nali si accaniscono contro la sua stessa per­sona. Come interpreta questa coincidenza? La interpreto proprio come un richiamo di Dio, e anzi una grazia. Le grazie non sono sempre doni lieti di cui compiacerci: sono anche le prove che sfidano, e che ci fanno ri­trovare le ragioni della nostra fede. Cosa direbbe, a un sacerdote avvilito dalla lettura dei giornali? Che la Chiesa sa che la stragrande maggio­ranza di loro è fatta di uomini buoni e ge­nerosi. Che questo non è il momento del­l’avvilimento, ma di lavorare di più, di esse­re padre per tanti ragazzi’. E alle famiglie, invece? Ai padri, alle madri direi di non preoccu­parsi delle calunnie, ma di aiutare i figli ad ascoltare se stessi e il desiderio più vero e profondo del loro cuore. Ciò che nessuno, all’infuori della Chiesa, insegna più a rico­noscere. E al Papa, eminenza, cosa direbbe, quasi da fratello più anziano, in questo momento a­maro? Gli direi che anche questi attacchi confer­mano che questo è un momento straordi­nario nella storia della Chiesa. Ma, ne sono certo, il Papa lo sa bene. Fonte: Marina Corradi, L’Avvenire 28/3/2010 • ECCO LE FAZIOSIT DEL «NEW YORK TIMES»- Gli ultimi attacchi sferrati dal New York Times contro la Chiesa cat­tolica, e contro l’attuale pontefice in particolare, non nasco­no dal nulla. Ma si inse­riscono in una linea e­ditoriale ben definita, sostanzialmente ostile. Ne fa fede un episodio risalente allo scorso au­tunno, che vale la pena ricordare. accaduto che l’arcivescovo Ti­mothy M. Dolan, ha chiesto al giornale della sua città di ospitare una sua opinione. Ma il grande quotidiano libe­ral – ma forse non mol­to liberale – gli ha rispo­sto picche. Non l’ha pubblicato. E così il pre­sule l’ha messo in rete. Monsignor Dolan, arci­vescovo di New York dal febbraio 2009, è un ec­clesiastico universal­mente apprezzato per la bonomia e il carattere affabile. Ma ama parla­re chiaro, chiamando le cose col proprio nome. E così faceva nel com­mento cestinato dal Nyt. Commento, che conser­va tutta la sua attualità, perché riguarda il feno­meno dell’«anticattolicesimo» negli Usa, sul fatto che «non è un iperbole definire il pregiudizio contro la Chiesa cattolica un passatempo nazionale». Dopo aver ci­tato alcune riflessioni autorevoli su que­sto anti-cattolicesimo – quelle di Arthur Schlesinger jr («il più profondo pregiudi­zio nella storia del popolo americano»), di John Higham («la più rigogliosa, tenace tradizione di agitazione paranoica nella storia americana»), di Paul Viereck («l’an­tisemitismo della sinistra») e di Philip Jenkins («l’ultimo pregiudizio accettabi­le ») – Dolan punta il dito su alcuni esem­pi di questa «slealtà (unfairness) contro la Chiesa cattolica» pren­dendoli proprio dalle cronache del Nyt. Ac­cusa il quotidiano di u­tilizzare un criterio di «oltraggio selettivo» nel trattare la questione dei casi di abusi sessuali contro i minori. Osser­vando ad esempio il modo più soft adottato nel trattare uno scan­dalo scoppiato nella comunità ebrea orto­dossa di Brooklyn («il Nyt non ha domanda­to quanto richiesto in­cessantemente, occu­pandosi dello stesso ti­po di abusi da parte di una piccola minoranza di preti: rilascio dei no­mi degli accusati, ridu­zione della prescrizio­ne, investigazioni e­sterne, accesso agli ar­chivi, trasparenza tota­le »). O il fatto che il Nyt ha sostanzialmente i­gnorato studi e notizie d’agenzia sul fenome­no degli abusi nelle scuole pubbliche. Do­lan segnala anche il modo ostile con cui il giornale ha tratta­to il documento vaticano dedicato agli anglicani che vogliono unirsi a Roma. E termina la sua carrellata di esempi con un commento «violento e scurrile» nei confronti della Chiesa e del Papa firmato dalla columnist Maureen Dowd: «Il suo pregiudizio – scrive Dolan ”, mentre può essere appropriato per il giornale del mo­vimento (xenofobo e nativista, ndr ) K­now-Nothing degli anni ”50 del XIX seco­lo, The Menace , non ha posto in una pub­blicazione importante oggi». Gli articoli citati da Dolan erano usciti nel giro di un paio di settimane, lo scorso ot­tobre. Alla risposta di Dolan, diffusa nel suo blog diocesano, rispose con una let­tera aperta le responsabile dell’informa­zione religiosa del Nyt, Laurie Goodstein (autrice anche del servizio con cui si è cer­cato di infangare anche il Papa nella sto­ria di un prete ’pedofilo’ di Milwaukee), che si disse «disturbata» per gli argomen­ti usati dal presule, contestandone alcu­ni. Ma i lettori del New York Times l’opi­nione dell’arcivescovo della propria città non l’hanno potuta leggere. Fonte: Gianni Cardinale, L’Avvenire 28/3/2010 • VATICANO: AUTORIT DEL PAPA INTATTA - I recenti attacchi mediatici hanno provocato «indubbiamente dei danni», ma l’autorità del Papa e l’impegno della Congregazione per la Fede contro gli abusi sessuali sui minori – diretta per quasi 25 anni da Joseph Ratzinger- non ne escono «indeboliti ma confermati ». Al termine di una settimana molto difficile per la Chiesa e i suoi vertici, interviene padre Federico Lombardi, portavoce del Vaticano, in un commento alla Radio vaticana che dirige. In particolare la difesa del Papa è diretta verso i media, che hanno rivelato fatti che sfiorano l’azione di Ratzinger quando fu arcivescovo di Monaco e prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Ma il New York Times, in prima fila da qualche giorno, torna su tema: «Erano sordi, ma non rimasero in silenzio», dice il quotidiano Usa che torna sul caso di padre Murphy, il sacerdote americano che abusò sessualmente di circa duecento ragazzi sordi nell’istituto cattolico St John’s di Milwaukee. Secondo il quotidiano, che cita alcuni testimoni diretti, le vittime riuscirono a far sapere esattamente cosa aveva fatto loro padre Murphy ad alti prelati, in particolare a tre arcivescovi di Milwaukee, alla polizia e al responsabile della giustizia distrettuale. Ma le loro denunce rimasero per anni inascoltate. E il quotidiano londinese Times rivela che il primate della chiesa irlandese, il cardinale Sean Brady, sarebbe oggetto di pressioni da parte del Vaticano perché rassegni le dimissioni, che sono sempre più probabili (lui stesso le ha preannunciate nei giorni scorsi), e seguirebbero quelle del potente arcivescovo John Magee. Insomma, si fa sempre più pesante il clima attorno alla Santa Sede, che ribadisce per quanto può la linea dura e cerca di arginare le conseguenze sull’opinione pubblica. Lombardi nel suo intervento ha osservato che «i casi portati all’attenzione del pubblico sono avvenuti generalmente diverso tempo fa, anche decenni addietro, ma riconoscerli e farne ammenda nei confronti delle vittime è il prezzo del ristabilimento della giustizia e di quella "purificazione della memoria" che permette di guardare con rinnovato impegno, e insieme con umiltà e fiducia al futuro». Eppoi ha prodotto dei numeri: «Senza indulgere a compiacimenti fuori luogo, non si può non riconoscere lo sforzo straordinario di prevenzione compiuto » e si deve «prendere atto che il numero delle accuse di abusoè sceso nell’ultimo anno di oltre il 30%, la maggior parte relativa a fatti di oltre trent’anni fa». Padre Lombardi ha insistito sui «segnali positivi» arrivati da tante conferenze episcopali. «In particolare una buona notizia è rappresentata dal settimo rapporto annuale sull’applicazione della Carta per la protezione dei bambini e dei giovani della Chiesa negli Stati Uniti», ha spiegato, ribadendo che «non si può non riconoscere lo sforzo straordinario di prevenzione compiuto con numerosissimi corsi di formazione sia per i giovani sia per tutto il personale pastorale ed educativo, e si deve prendere atto». Anche l’Osservatore Romano – che tre giorni fa ha pubblicato una lunga ricostruzione dal titolo «Nessun insabbiamento» – ieri in prima pagina ha pubblicato la testimonianza di Vincent Nichols, primate inglese e arcivescovo di Westminster dall’eloquente titolo «Contro gli abusi sui minori, nessuno ha fatto quanto Benedetto XVI». Il presule afferma che «nulla nel diritto canonico proibisce o impedisce di riferire i reati alla polizia. Dal 2001 la Santa Sede ha incoraggiato questo tipo di azione nelle diocesi che hanno ricevuto le prove di reati di abuso su bambini, reati che le autorità diocesane hanno il dovere di perseguire. una responsabilità delle diocesi». E interviene anche il prefetto della Dottrina della fede, cardinale William Levada (nominato da Ratzinger al suo posto nel 2005): «Nel trattare i casi di abusi di minori da parte del clero, quando giungono all’attenzione della Congregazione cerchiamo di essere il più compassionevoli possibile ma anche fermi e chiari quanto necessario». Carlo Marroni