Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 28/03/2010, 28 marzo 2010
GLI ARRETRATI DA ROTTAMARE
Miracoli no, ma la «conciliazione» qualche beneficio al contenzioso civile potrà dare. A patto che, invece di accreditare la pericolosa illusione di una giustizia privata «alternativa» a quella ordinaria, persegua l’obiettivo di una giustizia «complementare». CondivideteStampaAscoltoTradurre
Si illuderebbe chi pensasse di poter curare il collasso di 5,6 milioni di cause civili pendenti con l’aspirina della «mediazione», attività che un conciliatore (professore universitario o professionista in materie economiche o giuridiche), esterno ai tribunali ma preparato da appositi corsi presso abilitati enti sia pubblici (come le Camere di Commercio) sia privati, svolgerà in 4mesi per aiutare due litiganti a trovare una proposta di conciliazione soddisfacente per entrambi: i quali, beneficiati da incentivi fiscali se la accetteranno, resteranno liberi di rifiutarla e di andare in tribunale, ma col rischio poi per chi perderà di dover pagare tutte le spese di giudizio se la sentenza del giudice sarà vicina a quella inizialmente proposta dal conciliatore.
I numeri, infatti, sono insormontabili: a fronte di 4,8 milioni di nuove cause l’anno, nel 2008 sono stati solo 100mila i casi conciliati. E a poco varrà l’aver imposto ora per legge l’obbligatorietà del tentativo di conciliazione non soltanto per le beghe di condominio, ma anche per liti ereditarie, controversie bancarie, finanziarie e assicurative, danni da responsabilità medica, circolazione stradale e diffamazione a mezzo stampa: anzi, queste materie sono talmente tante, e così disomogenee per complessità, che proprio l’obbligatorietà rischia di azzoppare in partenza la conciliazione e di trasformare i 4 mesi di rito in ulteriore tempo perso.
Già il dicastero Mastella aveva immaginato quel «piano straordinario» di rottamazione dell’arretrato (forfait a giudici onorari in proporzione al numero di vecchie cause decise) che Alfano evoca quando anticipa «una sorpresa» per la giustizia civile. Ma resta un vero peccato che non si abbia il coraggio di sfidare l’impopolarità (di amministratori locali, Ordini degli avvocati e magistrati perdenti posto) per finalmente chiudere-accorpare-razionalizzare la mappa dei diseconomici microtribunali risalenti ai tempi dell’Unità d’Italia. L’unica vera riforma della giustizia prioritaria e a costo zero per avere un processo davvero (un po’ più) breve.
Luigi Ferrarella