PIERGIORGIO ODIFREDDI, la Repubblica 27/3/2010, 27 marzo 2010
BENVENUTI NELL´UNIVERSO CHE PITAGORA SOGN PER NOI
Un famoso articolo del 1960 del premio Nobel per la fisica Eugene Wigner si intitolava L´irragionevole efficacia della matematica nelle scienze naturali: un´espressione che è poi diventata proverbiale, per descrivere il ruolo della matematizzazione delle scienze. Oggi si potrebbe aggiornarla aggiungendo alla matematica classica, di cui parlava appunto Wigner, anche l´informatica. Che altro non studia, se non la teoria e le applicazioni della matematica computazionale, o algoritmica: due aggettivi che stanno anch´essi diventando proverbiali, per descrivere il ruolo della digitalizzazione delle scienze, e di riflesso anche della nostra vita.
Dai dati del Bancomat alle conversazioni col cellulare, dalla musica dei compact disk ai film dei Dvd, dal navigatore satellitare alle macchine fotografiche digitali, oggi tutta l´informazione è codificata attraverso numeri binari, ed elaborata attraverso algoritmi. E il cerchio aperto dai Pitagorici si è finalmente chiuso: sarebbe difficile, infatti, trovare una realizzazione più efficace e sostanziosa del loro motto «tutto è numero», di quanto non sia la nostra società informatizzata e digitalizzata.
Questo cambiamento è stato repentino. Benché sembrino secoli da quando usavamo ancora telefoni a filo, dischi di vinile, nastri magnetici o pellicole di celluloide, non sono passati che un paio di decenni, e molti di noi sono cresciuti con quelle anticaglie. E´ proprio la rapidità del cambiamento a produrre una sensazione di disagio: sarà veramente possibile ridurre tutto a numeri e algoritmi? O non faremo invece la fine dei Pitagorici, appunto, che un giorno si svegliarono e dovettero far fronte alla scandalosa scoperta dell´irrazionale? Uno scandalo che è ancor oggi testimoniato dal significato metaforico che questa parola ha assunto, ben oltre il suo significato tecnico di «quantità non esprimibile mediante un rapporto fra numeri interi».
Chi si preoccupa, avanza in genere due tipi di obiezioni. Primo, che la complessità del reale non si può comprimere all´interno di una formula o di un algoritmo. Secondo, che se anche si potesse, le descrizioni tecniche toglierebbero la poesia al creato. Benché entrambe le obiezioni si applichino alle problematiche sollevate dall´informatica, esse riguardano in realtà l´intera impresa scientifica, e codificano sostanzialmente i sentimenti dei filosofi e dei letterati
Per quanto riguarda la seconda obiezione, la sollevò già William Blake nella poesia Jerusalem, prendendosela con Newton perché la sua scienza «nega all´uomo una consapevolezza e la Comunione dei Santi e degli Angeli, disprezza la visione e la fruizione divina, adorando il Deus dei pagani, il Dio di questo mondo e la dea Natura, il mistero, Babilonia la grande, il Dragone druido e la nascosta Prostituta». Che dire? Certo, a chi scrive e pensa così confusamente, la precisione delle formule matematiche suonerà come una sinfonia alle orecchie di un sordo.
Un altro premio Nobel per la fisica, Richard Feynman, rispose comunque all´obiezione poetica, dicendo che semmai la descrizione scientifica aggiunge consapevolezza alla descrizione letteraria, ma non le toglie nulla: a meno che si pensi che la letteratura sia incompatibile con la conoscenza, essendo soltanto invenzione e illusione. In fondo, non si vede perché dovremmo apprezzare meno un fiore o una persona, solo perché li conosciamo meglio!
La prima obiezione è più interessante, ma anacronistica. A priori è infatti difficile sapere se sia più proficuo, per la conoscenza, procedere dal basso, per accrescimento e mediante piccole formule precise, come fa la scienza. O pretendere di arrivare subito in alto, elaborando in un colpo solo un grande sistema, come ha fatto la filosofia. A posteriori, però, i fatti hanno dimostrato che la scienza va in una direzione precisa, per approssimazioni successive, mentre i sistemi filosofici si sono limitati a scalzarsi l´uno con l´altro: ironicamente, anch´essi in successione.
E´ ovvio che le leggi di Newton erano solo un primo passo, ma a quelli se ne sono aggiunti molti. E oggi, una formula dietro l´altra, siamo passati dal calcolo delle orbite dei pianeti alle simulazioni del tempo atmosferico, una volta dominio esclusivo dei poeti. E domani, si può facilmente prevedere, passeremo dai modellini della teoria dei giochi alla descrizione matematica del comportamento umano. E potremo finalmente realizzare il sogno di Leibniz: posti di fronte a una situazione della vita, non rivolgerci al prete o allo psicanalista per un consiglio (non) gratuito, ma semplicemente calcolare!