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 2010  marzo 27 Sabato calendario

LA FORTEZZA ITALIA E LA TRINCEA DEI BTP

L´Euro avrebbe dovuto coronare il disegno di un mercato unico dei capitali: imprese libere di crescere oltre i limiti posti dai mercati finanziari nazionali, e opportunità di investimento quasi illimitate per i risparmiatori. Il condizionale è d´obbligo: in Italia, oggi, il problema sembra piuttosto quello trasformare il Paese in una fortezza contro le orde dei capitali stranieri. Non siamo gli unici a vedere ormai la libertà di movimento dei capitali più come pericolo, che opportunità. Ma da noi sta diventando una vera sindrome da Deserto dei Tartari; spesso alimentata solo per coprire interessi di bassa lega.
La corsa alla presidenza di Generali tiene in ansia il Paese, perché la compagnia sarebbe destinata a trasformarsi in una corazzata a difesa del nostro sistema economico. Ma bisogna poi proteggere il protettore (da dieci anni nelle mire dei "francesi", si dice): per questo c´è Mediobanca (a sua volta da proteggere); ma poiché potrebbe non farcela da sola, sono arrivati in soccorso gli imprenditori italiani (DeAgostini, Della Valle, Caltagirone, Del Vecchio, i "veneti" di Ferak, … ), sempre liquidi quando si tratta di investire in banche e assicurazioni. E ora anche le Fondazioni, già schierate a difesa delle banche.
Grazie all´intervento di Generali e IntesaSanpaolo, l´italianità di Telecom è salva: con scarsi risultati sulle prospettive dell´azienda, ma l´interesse nazionale è prioritario. Come nel caso di Alitalia, dove la medesima banca, a fianco dei nostri imprenditori (sempre liquidi, se serve) ha scongiurato che un gioiello simile finisse in mani straniere (magari pregando che Air France se la voglia ancora comperare quando si saranno stancati di perdere soldi).
Per le banche si chiede il ritorno al "territorio". Torino reclama più attenzione da parte di IntesaSanpaolo per la città (o il Piemonte, non mi ricordo). Più dipendenti e lavoro per i negozianti di Torino? Più prestiti per le opere pubbliche locali? In Unicredito le Fondazioni si oppongono al progetto di eliminare la moltitudine di banche locali in cui il gruppo è organizzato in Italia: sono consigli di amministrazione che spariscono, vogliamo scherzare? Senza poltrone da assegnare, come si fa a presidiare il territorio? Il modello senese del Monte Paschi ha fatto scuola. A furia di presidiare il territorio, se un´impresa italiana vorrà fare un´acquisizione all´estero, o emettere un bond, dovrà rivolgersi a qualche grande istituzione straniera. Ma, in fondo, accade così di rado …
A difesa dell´italianità il Governo ha varato un decreto che permette alle società di acquistare fino al 20% delle azioni proprie. Per ora è servita solo a Mondadori e Lottomatica, già controllate con più del 50%: forse si voleva solo dare un aiutino al titolo in Borsa. Anche lo scudo fiscale può diventare virtuoso se serve a riportare a casa risparmi per le nostre imprese bisognose. Parola di Confindustria. Si dibatte dunque su quanti (molti) hanno scelto di intestare il loro conto svizzero a una fiduciaria italiana. Facendo finta di ignorare che se anche tutti i capitali fossero rientrati col bonifico, sarebbero in gran parte finiti in gestioni patrimoniali (o case), investiti più o meno come a Lugano. Ma in nome dell´italianità, ogni mistificazione è permessa.
A ben vedere, la fortezza sembrerebbe di cartapesta: dall´avvio dell´Euro, infatti, sono entrati 247 miliardi (la somma dei disavanzi delle partite correnti). Avendo perso competitività nel decennio, abbiamo importato più di quanto esportato. E pagato come? Vendendo la bellezza di 453 miliardi di debito pubblico agli stranieri. Investimenti diretti di capitale: zero. Quanto a quelli di portafoglio, siamo esportatori netti: 350 miliardi tra azioni e bond esteri. La fortezza ha tenuto. Ma pronti a diventare tutti "pro global", quando si tratta di finanziare il deficit pubblico. Già, ma se un giorno gli stranieri si stufassero dei nostri Btp? Sarebbe un problema. Che ci pensino i nostri figli.