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 2010  marzo 27 Sabato calendario

LA GASTRONOMIA DI DUDOVICH

Non poteva essere che Gorgonzola, per ovvi motivi, la sede più adatta e naturale per un museo dedicato alla storia culturale del latte e del formaggio, che potrebbe in futuro anche allargarsi e arricchirsi fino a diventare un vero e proprio museo dell’alimentazione. Una storia che si intreccia con la cultura del territorio, con le abitudini alimentari, con i consumi e i costumi sociali e, altrettanto ovviamente, con la storia delle imprese e delle industrie che hanno reso celebre nel mondo questo angolo di pianura padana. Il museo – il comune ne ha già deliberato l’atto di nascita, anche se mancano alcune formalità – sarà pronto fra pochi mesi. Intanto, da sabato e fino al 27 aprile un primo "assaggio" lo si avrà a Palazzo Pirola, con due mostre curiose e precise nel loro ripercorrere vicende culturali e industriali del prodotto locale, soprattutto il formaggio, e non solo.
Andiamo con ordine. La prima si intitola «Cibo di carta. Carte illustrate dal ’600 al ’900 della collezione Rapisarda ». Si tratta di una raccolta unica in Italia, compiuta da Michele Rapisarda, bibliofilo e collezionista milanese ex manager di grandi aziende: un mare magnum di 11.500 carte illustrate italiane di uso quotidiano (quelle che i collezionisti chiamano ephemera ) dal Seicento al 1960, tra cui ben 3.000 pezzi dedicati all’alimentazione. Sono bandi, documenti di trasporto, licenze, calmieri, carte intestate, figurine, cartoline, locandine, etichette, carte da involto, menù di ristoranti o di eventi speciali, tessere che raccontano e si fondono con la nascita e lo sviluppo di un’industria per molti versi unica. La raccolta Rapisarda si ferma agli anni Sessanta del Novecento quando ormai la televisione cambia radicalmente il modo di presentare i prodotti e il modo di viverli da parte dei consumatori.
I documenti sono i più vari, e, sotto l’insegna della curiosità, si trovano delle vere e proprie rarità tra i 159 fogli esposti, divisi in 30 tipologie. Dai dazi doganali alle polizze di carico, dagli imballi della pasta alle testimonianze dei pranzi fuori casa. E così una polizza di carico genovese del 1787 cita i " portogalli", con evidente dialettismo per indicare le arance, o un conto di ristorante del 1865, a Cassano d’Adda, prevede oltre al cibo anche la spesa per il cocchiere e il cavallo, fino alle stupende grafiche che illustrano la pubblicità dei produttori di Gorgonzola o Melzo. Avvicinandosi ai tempi nostri infatti, ecco le immagini pubblicitarie di maestri dell’illustrazione italiana come Dudovich (presente con alcuni bei manifesti), Molino, Boccasile o Jacovitti. Autentici capolavori di grafica e il-lustrazione, ricchi di colori squillanti e di richiami forti al consumatore. Tanto che l’effetto di queste pubblicità è perfettamente in grado di suscitare desiderio anche oggi. Immaginifica una copertina di Beltrame che immortala sulla «Domenica del Corriere»: un pic nic del 1904 tenuto in abiti alto borghesi niente meno che sul tetto del Duomo di Milano. La mostra è curata dal libraio antiquario Andrea Tomasetig, che è il vero deus ex machina
di un più ampio progetto, che prevede, in vista dell’Expo 2015 milanese (il cui tema principale sarà proprio il cibo), una più ampia serie di mostre dedicate alla bibliofilia del gusto.
«Sono cinque diverse mostre’ spiega Tomasetig ”in tema allestite nel sud-est milanese, arricchite di varie attività collaterali, tra cui i Laboratori Bruno Munari per coinvolgere le scuole e i Laboratori del Gusto, a cura di Slow Food». E sarà proprio dalla seconda esposizione (sempre a Gorgonzola) che si potrà capire cosa esporrà il museo del formaggio (la collezione Rapisarda, infatti, è destinata a una collocazione pubblica, presumibilmente allo stesso museo, ma le trattative economiche sono ancora in corso). Sono oltre 1.500 libri, opuscoli, riviste, manoscritti, fotografie, e una collezione di statuti di caseifici oltre che pubblicità che permettono di ricostruire una storia del formaggio e della sua commercializzazione, soprattutto in un’area, quella dell’est milanese che con aziende come Galbani o Invernizzi ha fatto la storia di questo settore. La mostra esporrà solo 150 pezzi. Qualcuno servirà anche a fare luce sull’origine del nome «gorgonzola » dato al formaggio, che si chiamava in origine «stracchino di Gorgonzola » e perse poi la maiuscola per diventare nome comune. Oggi il gorgonzola e il rinato «stracchino di Gorgonzola» sono marchi tutelati da rigidi regolamenti. Sarebbe bello che a venire tutelata fosse anche la memoria della loro origine e del loro sviluppo. Il museo potrebbe essere il primo, significativo, passo.