Isabella Bufacchi, Il Sole-24 Ore 27/3/2010;, 27 marzo 2010
CAMPANIA E CALABRIA MAGLIE NERE DEL RATING
Lo stock del debito e le risorse per ripagarlo, la liquidità disponibile in cassa per far fronte alle spese, la sostenibilità del piano degli investimenti, il fardello della sanità pregresso e futuro, la tenuta del rating e il carico delle responsabilità in arrivo con il federalismo fiscale. Sono queste le sfide, sotto il profilo della gestione dei conti finanziari, alle quali non si potranno sottrarre le giunte che verranno elette o rielette nelle 13 regioni al voto questo fine settimana. Regioni che nel complesso rappresentano 34 miliardi di euro circa di debito pubblico.
Il banco di prova della gestione tra entrate e uscite, in funzione del servizio del debito e tenuto conto della puntualità o dei ritardi dei trasferimenti dallo Stato per la sanità, impegnerà in particolar modo Campania e Calabria sulle quali incombe l’outlook negativo (l’anticamera del declassamento sul medio termine) dei rating assegnati rispettivamente da Standard&Poor’s e Fitch. Il debito inoltre peserà di più in prospettiva in quelle regioni dove è lievitato oltremisura in percentuale delle entrate correnti, soprattutto Lazio (80%) e Campania (69%) ma anche Piemonte (50%) per gli investimenti finanziati con debito dopo aver risanato il deficit sanitario.
Per le 13 regioni al voto, lo standing creditizio, cioè la capacità di rimborsare i debiti puntualmente e integralmente, è nel complesso elevata perchè viene valutata dagli esperti del credito Moody, S&P e Fitch tra la doppia "A" e la singola "A", in linea dunque con l’alta affidabilità della Repubblica italiana. «La crisi ha un impatto modesto sui bilanci delle regioni perché sul versante delle entrate l’80% circa proviene dal fondo sanitario nazionale ”spiega Mauro Crisafulli responsabile di Moody’s per i rating degli enti locali italiani ”. Inoltre le regioni non hanno intrapreso politiche anticicliche della spesa tali da avere un impatto significativo sugli equilibri di bilancio e lo stock di debito ». Qualche eccezione tra le solide " AA" o "A" di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Liguria, Marche e Umbria c’è: il Lazio orbita già in area BBB+ (pur dopo la recente promozione di S&P’s dalla "BBB"). «La regione Lazio è quella che ha la situazione di bilancio più pesante, per via di un debito per mutui e prestiti di oltre 10 mld, quasi il 100% delle entrate correnti, dovuto per lo più ai disavanzi sanità di inizio decennio – sostiene Raffaele Carnevale di Fitch ”. La gestione del bilancio è complicata dalla erogazione solo parziale dei fondi, per circa 3mld (dovuti dallo Stato per il ripiano dei disavanzi pregressi) con conseguenti tensioni di liquidità ». Una sfida in più per il Lazio, rileva Fitch, che ha declassato questa regione nel settembre 2008. la sua economia che potrebbe uscire tardi e lentamente dalla recessione. La Campania intanto rischia di perdere la "A-" di Standard & Poor’s e quindi di retrocedere nella categoria delle triple B. Lo scorso 19 febbraio S&P’s ha modificato l’outlook della regione da stabile a negativo, principalmente a causa dei debiti commerciali sanitari. «La liquidità del sistema regionale non è adeguata», è la tesi degli analisti che rilevano un aumento dei debiti commerciali in area 6 miliardi per colpa dei ritardi dei trasferimenti dallo Stato. «Le politiche regionali di Lazio e Campania dovranno tener conto di bilanci più ingessati di altri enti per i problemi della sanità, nonostante il piano di rientro con intervento dello Stato ammonisce Crisafulli - . Il Piemonte non ha un problema sul fronte sanitario, ma il suo debito è cresciuto molto per gli investimenti».
A differenza degli altri paesi europei con un federalismo fiscale in stato avanzato, dove il debito degli enti locali e territoriali rappresenta una grossa fetta del debito pubblico (Canada, Spagna e Australia), il debito delle regioni italiane sommato a quello di Comuni e Province resta relativamente contenuto, attorno al 7% del debito pubblico complessivo. La Lombardia e l’Emilia Romagna sono migliori addirittura della media internazionale con un debito tra il 10% e l’11% delle entrate correnti. Anche il debito di Veneto e Toscana è contenuto per gli esperti del credito.
Tuttavia per le regioni italiane il tema dell’ottimizzazione delle risorse e del contenimento delle spese, del servizio del debito e del piano degli investimenti diventerà cruciale tanto più progredirà il federalismo fiscale, che resta una delle principali sfide. Secondo Fitch le aspettative delle regioni di avere maggiori entrate nette, soprattutto quelle nelle aree più ricche del Paese, potrebbero essere in parte disattese «a causa del prevedibile coinvolgimento degli enti regionali nelle restrizioni che lo Stato dovrà fare per ridurre il disavanzo della Repubblica dal 5% circa del 2009-2010 al 3% nel 2011-2012», sostiene Carnevale secondo il quale «a regime, cioè per il 2012, la riduzione del disavanzo vale quasi 40 miliardi di riduzione spese e/o maggiori entrate, al fine di stabilizzare il debito/ Pil attorno al 120 per cento».