SIMONETTA ROBIONY, La Stampa 27/3/2010, pagina 39, 27 marzo 2010
COSI’ I VANZINA INTERCETTANO L’ITALIA
Certo non piacerebbe a Di Pietro questo film sulle intercettazioni che i Vanzina hanno cominciato a scrivere un anno fa, quando ancora la questione non era tanto urgente, sollecitati, ma com’è strano il caso!, da quel capolavoro cinematografico che è Le vite degli altri. Solo che, dato che il pubblico li ama quando fanno le commedie, che l’Italia di oggi non è la Germania del Muro, e che a loro la denuncia non appartiene né come uomini né come autori, è venuta fuori una storia leggera leggera, dove i cattivi non sono cattivi autentici, ma signori che, se pure fanno qualche scorrettezza o qualche favore di troppo, sono pronti a pentirsi.
La vita è una cosa meravigliosa, in uscita per Pasqua in 400 copie con la Medusa, pellicola che Carlo ed Enrico implorano di non definire un «uovo di cioccolata» o peggio una «colomba con lo zucchero», fotografa il mondo di oggi con sguardo benevolo e scherzoso forte di un cast molto ricco: Brignano, Salemme, la Brilli, Luisa Ranieri, Virginie Marsan, Emanuele Bosi e specialmente Gigi Proietti, da sempre uno dei nostri migliori attori di teatro e fiction. Un poliziotto indaga su una clinica privata dove avvengono imbrogli: finiscono coinvolti il presidente di un gruppo bancario, un chirurgo sposato con un figlio, e lo stesso poliziotto messo di fronte alla realtà di essersi fidanzato con una escort. Pasticci, imbrogli, perdite di memoria, sostituzioni di persone: gli ingredienti per sorridere ci sono. Del resto, secondo i Vanzina, il meccanismo della comicità è sempre uguale a se stesso: cambia la cornice, non il quadro.
Proietti, alle prese con la stagione shakespiriana estiva del «Globe» di Villa Borghese a Roma, in attesa di vedere come andrà su Raiuno il film-tv su San Filippo Neri, un ruolo fuori le sue corde abituali, ragiona ad alta voce su escort e intercettazioni. «La corruzione c’è sempre stata. Salemme ricorda i pacchi di pasta in cambio del voto nella Napoli di Achille Lauro. Con le nuove tecnologie, però, si sa molto di più. Servono, le intercettazioni, per reprimere il malcostume e il crimine organizzato. Ma c’è un ma».
Quale?
«Vedersi sbattute le proprie parole sui giornali. Non dovrebbe accadere. Ma le notizie corrono. Ogni giornalista ha le sue fonti. La stampa ha il diritto di pubblicare. Le parti politiche che si dividono il paese non vogliono collaborare tra loro. Che fare? La soluzione è difficilissima. Non vorrei si arrivasse a una legge repressiva».
Quelle paginate sulle intercettazioni lei le legge?
«Sì, senza bramosia. Come hanno detto i Vanzina quello che più mi scandalizza è il linguaggio da scaricatori di porto. Non avrei mai immaginato che uomini al vertice di istituzioni si esprimessero in quel modo dimostrando un totale disprezzo per chiunque non serva a far soldi. Anche le donne ne escono malissimo».
In che senso?
«Mah. Un tempo c’erano le amanti cui aprivi una boutique. C’era la doppia morale, il perbenismo da sepolcro imbiancato. Ma negli anni 70 c’è stata la rivoluzione sessuale. Non credevo che tanti uomini potessero ancora desiderare rapporti a pagamento. E tante donne fossero disposte a concedersi solo per arricchirsi nel modo più rapido. una prostituzione nuova, questa delle escort, industrializzata a livello nazionale e oltre».
Monicelli dice che servirebbe una rivoluzione.
«E facciamola! Non ne vedo le premesse, però. Enrico Vanzina, a proposito della rivoluzione, cita De Crescenzo: ”Si parte per cambiare il mondo, si finisce col cambiare canale”. Non sono tanto pessimista. Ma trovo che da noi la situazione si sia inacidita. Perciò m’è piaciuto questo film: non ci sono santi né demoni, ma esseri umani che per leggerezza compiono errori veniali. Forse è giusto assolverli».