EGLE SANTOLINI, La Stampa 27/3/2010, pagina 37, 27 marzo 2010
METTI UNA SERA CON FABIO FAZIO
Non vogliamo rovinarvi la sorpresa, però una cosa bisogna che la sappiate: domani sera in tivù Luciana Littizzetto suonerà Jingle Bells al flauto dolce per Claudio Abbado, e lui ne sarà molto divertito.
Non tanto per la sfasatura stagionale dell’episodio (giustificazione dell’esecutrice: «Trovatemi voi una canzone di Pasqua da suonare sul piffero»), ma perché il clima affettuoso del puntatone speciale di Che tempo che fa, in onda alle 20,10 su Raitre, ha sciolto qualsiasi resistenza dell’unico ospite in studio, cioè il venerato maestro pieno d’impegni, tra Festival di Lucerna, serate mozartiane a Santa Cecilia e attesissimi concerti alla Scala di giugno: per i quali già c’è bagarre sui biglietti e gran fermento fra gli abbadiani itineranti, presenti in studio in delegazione con il compositore Fabio Vacchi e la sorella del maestro. Dopo una lunga chiacchierata con Fazio su: riscatto dai barrios venezuelani grazie alla musica, effetti delle orchestre giovanili sulla caduta del Muro, malattie gravi e gusto di uscirne più vitali di prima, alpinismo coi ramponi, tabacco da fiuto, Seconda sinfonia di Mahler, scrittori da Nobel dai titoli maltradotti in italiano (Herta Müller e le sue prugne verdi), intemperanze giovanili con Zubin Mehta, identità fra gli occhi di Arturo Toscanini e due coltelli azzurri, Abbado ha preteso nonostante i timori del bravo conduttore di essere presentato a Luciana. E lì è cominciato lo spasso vero.Vi lasciamo il gusto di scoprire che cosa si siano detti. Però è andata a finire che lei ha minacciato di «ravanarlo» e lui l’ha invitata a dirigere l’Orchestra Mozart.
Abbado non ha mai avuto fama di logorroico, tanto che la prospettiva di andare a intervistarlo è stata a lungo delizia ma insieme croce del fortunato (e selezionato) giornalista. Con gli anni sta prendendo però un’allure da zio di genio e di fascino (e che eleganza: mai vista una cravatta azzurra così leggiadramente portata) che ne ha viste assai, è contento della vita che ha condotto («Far musica ti mette in contatto col meglio della gente e dei posti») ed è felice di raccontarla. Quelli di Che tempo che fa ci si sono buttati a pesce. Tanto più che, dopo il successo di ascolti della trasmissione-monstre andata in onda lo scorso dicembre con Barenboim, Lissner, Pollini, Emma Dante e lo stesso Abbado, lo show faziano è diventato il palcoscenico ideale per musicisti carismatici desiderosi di interagire con il grande pubblico. E infatti oggi su Raitre è in programma un’altra serata musicale, stavolta tutta dedicata al tenore José Carreras.
Tra una manche e l’altra della maratona abbadiana, spezzoni del maestro sul podio (a Lucerna, appunto, con l’Orchestra giovanile Simon Bolivar, in brani dalla Suite scita di Prokofiev e dalla Patetica di Ciaikovskij), un intervento filmato di José Antonio Abreu, ideatore del «sistema» che salva i ragazzi di strada venezuelani insegnandogli uno strumento, l’annuncio dell’esportazione anche in Italia dell’operazione Bolivar. C’è il tempo per un bel po’ di aneddoti («La mia bacchetta? Costa un dollaro, me le avevano rubate tutte a New York e sono andato a comprarla; sta durando, è sempre quella») e anche per un commento sul Milan che autorizza l’unico passaggio vagamente politico dell’intervista: «Tengo al Milan da quando ero ragazzo, nel frattempo hanno cambiato un sacco di presidenti». Fazio gli dà del tu con qualche deferente imbarazzo, la Litti è invitata a farlo però proprio non ci riesce. Ma alla fine sbotta: «Che figata». E lui senza fare un plissè: «Sembri la mia nipotina, anche lei dice sempre così».