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 2010  marzo 27 Sabato calendario

FIAT AL 35% DI CHRYSLER IN DUE ANNI

Crescita dal 20% al 25% in Chrysler entro l’anno, quando uscirà la 500 elettrica. Con l’obiettivo di salire al 35% entro 24 mesi. L’alleanza sta funzionando: una volta portato a compimento il primo degli impegni assunti con il governo americano nell’aprile dello scorso anno, spiega l’ad del gruppo Fiat Sergio Marchionne, la tappa successiva sarà quella della commercializzazione dei modelli Chrysler al di fuori degli Usa, che consentirà al Lingotto di acquisire un ulteriore 5%. Sul piano strategico che sarà presentato il prossimo 21 aprile, l’ad non si sbottona. «Ci stiamo ancora lavorando», ribadisce. «Se ancora non abbiamo le idee chiare noi, non possiamo parlare di niente». Quindi, ogni indiscrezione è «un gioco dell’indovinello», dice l’ad rispondendo agli azionisti, chiamati ad approvare il bilancio del 2009 e la distribuzione del dividendo.
Poi c’è il nodo di Termini Imerese. La chiusura è «un passo obbligato». Ma la Fiat è «pronta a mettere a disposizione lo stabilimento» a fronte di un piano in grado di mantenere i posti di lavoro. L’ad e il presidente del Lingotto, Luca Montezemolo, rassicurano l’assemblea dei soci sul futuro italiano del gruppo. Che guarda sì all’estero, come dimostrano le operazioni compiute negli Stati Uniti, in Russia e in Cina, ma «pensa sempre all’Italia», ha detto Montezemolo, ricordando che «la storia, le radici e il cuore» della Fiat sono e resteranno qui. Fino a non molto tempo fa, ricorda Montezemolo, «alla Fiat veniva addebitato di essere troppo dipendente dal mercato domestico».
L’internazionalizzazione è un elemento di forza, perché significa «garantire radici più solide alla nostra azienda». I vertici del Lingotto ribattono così a quanti, negli ultimi mesi, hanno visto nell’annunciata chiusura dello stabilimento di Termini Imerese la volontà di disimpegnarsi dal Paese. «Non ci risulta che mai nessun costruttore al mondo abbia ceduto ad altri un impianto per favorire una nuova attività», puntualizza Marchionne, che ribadisce l’intenzione del gruppo di collaborare in questa direzione. Anche nel caso in cui la soluzione per il futuro dell’impianto siciliano si trovi nel settore dell’auto. I rapporti tra Marchionne e Montezemolo? I due ci scherzano su: «Non siamo separati in casa». Rapporto «ottimo» anche con il governo, con «il ministro Claudio Scajola e con tutto l’esecutivo», dice ancora Marchionne ai giornalisti. Fiat, dunque, non si tira indietro ed è pronta ad assumersi le sue responsabilità fino in fondo. Sia per quanto riguarda Termini Imerese sia per gli altri stabilimenti italiani. Che nel giro di tre anni arriveranno a produrre 900 mila auto, il 50% in più dell’attuale produzione che è di 650 mila vetture. Una prospettiva ambiziosa che, «malgrado un 2010 ancora piuttosto difficile e di transizione», passa dal potenziamento di tutti gli stabilimenti. Pomigliano, dove sarà realizzata la nuova Panda, diventerà infatti il secondo stabilimento italiano, mentre nel futuro della fabbrica torinese di Mirafiori potrebbe esserci lo sviluppo del monovolume a motore ibrido. Il Gruppo si avvia verso tutti questi ambiziosi traguardi prevedendo, per il 2010, ricavi pari a circa 50 miliardi di euro e un utile di gestione ordinaria tra gli 1,1 e 1,2 miliardi di euro, analogo cioè a quella del bilancio 2009 approvato dall’assemblea dei soci. A loro sono andati 0,17 euro di dividendo per azione ordinaria. Un «atto dovuto» pagarli, perché proprio dagli azionisti «proviene - conclude Marchionne - la maggior parte del valore della Fiat». Quella di oggi e, probabilmente, quella di domani.