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 2010  marzo 26 Venerdì calendario

I POERIO POETI CHE PIACEVANO A CROCE

Con buon tempismo, approssimandosi le celebrazioni dell’Unità d’Italia, l’editore Adelphi ripubblica Una famiglia di patrioti di Benedetto Croce (a cura di Giuseppe Galasso, 179 pagine, 13 euro). Si tratta di una famiglia, quella dei Poerio, che si inscrive nell’albo d’oro del Risorgimento e che l’autore racconta, sulla base di una doviziosa documentazione, con una limpida prosa e affettuosi sensi. la storia di tre generazioni che si svolge dagli ultimi anni del Settecento al 1866. Il capostipite Giuseppe, di famiglia patrizia calabrese, diventa avvocato di grande fama a Napoli; nel ”99 si adopera, anche combattendo, per la vittoria delle armi francesi; al ritorno dei sanfedisti patisce due anni di carcere nella fossa di Favignana e successivamente l’esilio. Evaporano nel frattempo i suoi entusiasmi rivoluzionari, con il ripudio delle astrattezze giacobine che hanno portato al disastro e con la conversione al liberalismo moderato. Analogo percorso compie il figlio Carlo, che dopo essersi illuso sulla buona fede di Ferdinando II, il re «costituzionale», ne sarà ripagato con una condanna all’ergastolo. Dal fondo del carcere, avverte che il liberalismo potrà sopravvivere soltanto facendosi italiano, legando il suo destino ai Savoia, rimasti fedeli allo Statuto.
Per l’unità italiana il fratello Alessandro ha già pagato il prezzo del sangue, morendo nel ”48 per le ferite riportate alla battaglia di Mestre. Croce mostra una chiara predilezione per questa irrequieta, romantica figura di poeta combattente che fu amico di Tommaseo e Leopardi, e rende merito al rovello dei suoi versi. Ma uno speciale fascino esercitano sul lettore i personaggi famminili, intensamente partecipi dell’odissea familiare. La madre Carolina, che nelle più grandi avversità sprona i congiunti al senso del dovere, alla coerenza rigorosa tra pensieri e azioni. Carlotta, la madre di Vittorio Imbriani, che accompagna con lettere ardenti i suoi tre figli che vanno alla guerra. Pur dissentendo da Giorgio, repubblicano arrabbiato: «Non odio la forma più larga, o almeno stimata più larga, di libertà; ma qui si tratta di ciò che è possibile, e Dio buono! bisogna essere proprio stolto per non comprendere che la sola monarchia può avere ora la capacità di riunire l’Italia». Attraverso la storia di una famiglia assistiamo alla maturazione, duramente sofferta, del sentimento di patria. Ed è proprio da questi rappresentanti colti e civili del nostro Meridione che viene smentito certo maldestro revisionismo storico, si tratti della rivalutazione del regime borbonico o dell’unità nazionale ridotta a mero pretesto di conquista da parte del Piemonte e dei Savoia. Anche per questi motivi Una famiglia di patrioti si legge oggi con profitto.