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 2010  marzo 26 Venerdì calendario

MIRAI, BENEDETTA DA CARROLL, PATTINA VERSO LA PERFEZIONE

Mirai ha il cognome di un sushi, e il paragone le strappa un sorriso: « la specialità di Kiyosuzu, il ristorante che i miei gestiscono ad Arcadia, vicino a Los Angeles, in California». Mirai Nagasu ha 16 anni e il ghiaccio spalancato davanti. L’abbiamo capito a Vancouver, prima ancora di veder comparire il punteggio dell’esercizio che le è valso il 4° posto nell’Olimpiade del fenomeno Yu-na. Quando Frank Carroll, guru americano del pattinaggio arrivato in Canada come coach (anche) di Carolina Kostner, si è seduto sul kiss and cry di Mirai, allungando la giacchetta dell’Italia alla sua collaboratrice Christa Fassi, è come se sul ghiaccio fosse rimasto un graffio indelebile. Scelgo Mirai, voleva dire il gesto di Carroll. La pista, poi, ha parlato chiaro. Nagasu ai piedi del podio. Kostner 16ª.
 Mirai la scheggia impazzita del Mondiale di Torino in cui Carolina è chiamata a rimettere insieme i pezzi a un mese dal tonfo più doloroso ( allo studio l’abolizione del triplo Lutz a inizio esercizio in favore di un programma più conservativo, più basso di coefficiente ma, possibilmente, pulito), con la complicità della connazionale Rachel Flatt (17 anni) ha fatto fuori Sasha Cohen ai trials americani pre-Vancouver, spezzandone la favola di un grande ritorno alla Plushenko, l’assenza della canadese Rochette, bronzo ai Giochi, apre un’autostrada verso il podio già appaltato da Yu-na e Asada, Mirai ha la grinta per sfidare le altre giapponesi ( Ando, Suzuki), il talento e la classe per mettersi al collo la prima medaglia di una carriera già scritta.
Carroll, che a Vancouver ha portato all’oro Lysacek tra le polemiche, quando l’ha vista pattinare la prima volta non ha avuto dubbi: «Da Mirai non posso pretendere nulla di meno che la perfezione». più graziosa della Flatt: dettaglio, in uno sport di salti, sorrisi e lustrini, non indifferente. Ha un bagaglio tecnico già ricchissimo, in vertiginosa crescita: triplo-doppio-doppio e doppio-triplo a Vancouver, a un’incollatura dal triplo-triplo della divina Kim. Non ha paura dei confronti: oggi pattinerà il corto sostenuta dalla colonna sonora dei «Pirati dei caraibi» e domani, nel libero, si esibirà sulle note della «Carmen», la musica-icona sulla quale Katarina Witt guardò negli occhi, e sedusse, l’Olimpiade di Calgary.
C’è, anche, un motivo speciale per cui la Nagasu vorrebbe conficcare le lame sul podio del Mondiale. L’ha rivelato su Facebook, ricevendo in cambio centinaia di richieste di amicizia. «Lo scorso ottobre mamma Ikuko, 49 anni, ha scoperto di avere un tumore alla tiroide. Ha subito due operazioni e ha cominciato la chemioterapia dopo l’Olimpiade, tutta la mia famiglia è entrata nella fase più difficile della malattia. Vincere una medaglia sarebbe la dimostrazione della mia devozione per lei, la dedica perfetta». Nata aMontebello, California, Mirai è figlia di immigrati giapponesi. Ha la doppia cittadinanza, ma nel nome del pattinaggio ha scelto gli Usa. Argento ai Mondiali juniores a 13 anni, campionessa nazionale americana a 14: la più giovane di sempre, dopo Tara Lipinski (1997), a riuscire nell’impresa.
Una piccola multinazionale, in perenne equilibrio precario, ben prima della maggiore età. «Non siamo una famiglia ricca, mandare avanti un ristorante di sushi è un lavoro duro, i miei genitori hanno fatto grandi sacrifici per permettermi di pattinare e io vorrei cominciare a contribuire all’economia familiare. Se vincessi regalerei un anello a mamma, che è il nostro pilastro e che non spende mai soldi per sé».
Nagasu come un sushi. Però Mirai, in giapponese, significa futuro.
Gaia Piccardi