Marika Gervasio, Il Sole-24 Ore 26/3/2010;, 26 marzo 2010
GELATA SULLE VENDITE AL DETTAGLIO
La crisi economica continua a mordere e gennaio si chiude con una stretta sugli acquisti da parte delle famiglie italiane, soprattutto sui prodotti alimentari. Secondo i dati Istat le vendite del commercio al dettaglio sono diminuite dello 0,5% rispetto a dicembre e del 2,6% su base tendenziale. In particolare, rispetto a gennaio 2009, le vendite di alimentari sono calate del 3,3%, il dato peggiore da marzo 2009 (-1% congiunturale, la contrazione più forte da aprile 2007) e del 2,3% dei non alimentari (-0,3% congiunturale).
La diminuzione degli acquisti alimentari ha interessato tutti i canali commerciali, con un calo tendenziale delle vendite della grande distribuzione del 3,5% superiore addirittura al -3,1% rilevato nei negozi più piccoli.
La grande distribuzione ha sofferto di più anche nel comparto non alimentare (-2,9% a fronte del -2% delle imprese operanti su piccole superfici). In calo sotto la media, dotazioni per l’informatica e telefonia (-4,3% tendenziale), farmaceutici (-4,2%), gioielli e orologi (-3,4%) e casalinghi (-2,8%). Hanno riduzioni meno pesanti rispetto alla crisi le vendite di abbigliamento e calzature (-1,2%) e giocattoli (-0,9%).
Mentre, tra i beni alimentari secondo la Cia, Confederazione degli agricoltori (l’Istat non rileva il dettaglio del comparto) nel carrello della spesa ci sono meno pane, carne, vino e olio d’oliva ma soprattutto meno piatti pronti e salumi dop mentre la pasta tiene insieme agli ortaggi (in aumento) e il comparto di latte e derivati.
I commercianti hanno commentato i dati con preoccupazione: il calo della spesa alimentare «è senza dubbio un elemento preoccupante perché è l’ultima voce che si taglia » sottolinea il presidente di Confesercenti Marco Venturi; mentre Confcommercio evidenzia come i consumi deboli siano figli della bassa crescita e della difficoltà della domanda da parte delle famiglie. Le associazioni dei consumatori tornano a chiedere al governo un intervento per la detassazione dei redditi fissi.
All’ulteriore freno dei consumi le grandi catene di super e ipermercati rispondono aumentando la pressione promozionale: e i prezzi scendono a gennaio e febbraio secondo le rilevazioni Iri Infoscan e Nielsen. E Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione sollecita interventi a breve per ridare potere d’acquisto alle famiglie riportando in primo piano il tema della liberalizzazione dei mercati e favorendo la fiscalità di contrasto. La spesa si riduce, dunque, ma non solo per una contrazione dei consumi. Sono cambiate le abitudini delle famiglie: ci sono una maggiore sobrietà e più attenzione a non sprecare.
La tendenza emerge dal Barometro Coop di marzo 2010. « in atto – spiega Francesco Cecere, direttore marketing e controllo di Coop Italia ”un diverso stile di consumo che va verso la ricerca della qualità, riducendo le quantità ed evitando gli sprechi che non dipende da limiti di reddito».
Lo dimostra il fatto che i clienti Coop consumano più frutta e verdura per un atteggiamento più salutistico verso l’alimentazione, e meno carne, per risparmiare, ma anche per uno stile alimentare più bilanciato. In flessione i surgelati, perché si fanno meno provviste.
Si fa anche più attenzione alla qualità reale dei prodotti e e meno alla pubblicità. «All’inizio del 2010 – aggiunge Cecere – rispetto a un anno fa, continua la propensione favorevole all’acquisto dei prodotti a marchio, con un incremento della private label, e sembra ridursi invece quella verso i primi prezzi, come dimostra anche la flessione perdurante che registrano i discount».
I supermercati si confermano il canale preferito per gli acquisti e si tende a fare la spesa nei negozi vicini a casa per risparmiare tempo e carburante.
Tra i nuovi comportamenti per contenere i costi Coop segnala anche l’aumento all’abitudine di riutilizzare i sacchetti della spesa e ad acquistare solo le quantità che servono per non buttare niente andando più spesso al supermercato per comprare poco per volta.
E ancora, aumenta chi acquista prodotti che rispettano l’ambiente e fanno risparmiare, chi ricicla l’usato e cucina in casa prodotti che pirma acquistava già pornti o andava amangiare al ristorante.
Insomma, si risparmia di più e, proprio la capacità delle famiglie di tenere sotto controllo le proprie spese, ha portato a un miglioramento del clima di fiducia, pur rimanendo in un campo negativo, sulle condizioni economiche.
Così come, secondo l’Isae, a marzo torna a crescere la fiducia dei commercianti italiani: l’indice sale infatti da 105,2 a 108,7. rimasta sostanzialmente stabile, invece, la fiducia delle imprese manifatturiere: l’indice si è attestato a 84,1 da 83,8 dello scorso mese.