ANNA ZAFESOVA, La Stampa 26/3/2010, pagina 19, 26 marzo 2010
IL MISTERO LEBEDEV
Al suo primo grande party in terra britannica - una raccolta fondi per bambini leucemici nella tenuta della famiglia di Lady Diana - si sono presentati Salman Rushdie, Elle Macpherson, Quincy Jones e una manciata di membri della famiglia reale. Alle sue cene di charity vengono Elton John, Naomi Campbell e l’idolo dei russi rampanti, la baronessa Thatcher. Se i liberal inglesi ieri hanno tirato un sospiro di sollievo per le sorti economiche del loro giornale preferito, The Independent, acquistato insieme al supplemento domenicale per la simbolica cifra di una sterlina dall’oligarca russo Alexandr Lebedev, non dovrebbero nemmeno preoccuparsi troppo per la sua immagine. Il nuovo proprietario non è certo un borgataro moscovita trapiantato a Londongrad, le sue maniere sono impeccabili, le sue frequentazioni invidiabili e se il suo passato conserva zone d’ombra si tratta comunque di un mistero che da queste parti è sempre stato considerato chic: oggi banchiere, deputato, mecenate, fino al 1992 Lebedev era un agente del Kgb, che lavorava a Londra come spia.
Forse è stato in quegli anni che si è appassionato a leggere l’Independent, e l’Evening Standard che ha già comprato l’anno scorso, aumentandone in pochi mesi la tiratura da 250 a 600 mila copie grazie alla drastica decisione di renderlo gratuito. Il fatto che una buona fetta di opinione pubblica britannica finisce in mano a un ex 007 russo non sembra imbarazzare troppo Gordon Brown, che di recente si è intrattenuto a lungo con il nuovo tycoon dei media, sancendo così l’entrata di Lebedev nell’establishment londinese. Secondo alcuni, era proprio questo l’obiettivo dello shopping di giornali dell’oligarca, mentre per molti commentatori russi Lebedev - uno degli ultimi oligarchi a sopravvivere, e sicuramente il più critico nei confronti di Putin - si sta comprando a Londra una superpolizza di assicurazioni contro le persecuzioni del Cremlino, al quale ha appena ceduto con forte sconto i suoi pacchetti in Aeroflot e in altre grosse aziende, che ritornano così allo Stato russo. Un’altra ipotesi è che Lebedev - secondo la vecchia regola che una spia non va mai in pensione - sia in missione per conto di un altro suo ex collega, Putin appunto, conquistando avamposti di opinione pubblica in Occidente.
Dove stia la verità lo sa soltanto questo 50enne elegante e spiritoso, che a differenza di altri oligarchi non ha mai cambiato moglie (anche perché la signora Natalia è figlia di un famoso scienziato sovietico e gli ha aperto porte importanti nell’élite moscovita) e dichiara pubblicamente il disprezzo per gli yacht e le squadre di calcio. Il suo patrimonio oggi viene valutato in 2,5 miliardi di dollari e il suo impero spazia dalle compagnie aeree alle assicurazioni, agli alberghi di lusso e ovviamente alla finanza. A leggere oggi la sua biografia sembra che Lebedev avesse studiato fin da piccolo per diventare quello che è diventato: nato in una famiglia di professori dei due atenei più prestigiosi di Mosca, ha imparato l’inglese fin da bambino e all’università si è specializzato in finanza internazionale. Quando è caduta l’Urss era uno dei pochi in circolazione a sapere cosa fosse un bond e ne ha approfittato subito, anche perché la sua carriera nel Kgb non era stata brillantissima. Raggiunto il rango di tenente colonnello, restava, secondo la sua stessa definizione, «un pesce piccolo», e i colleghi che hanno accettato di parlarne con i giornali inglesi lo ricordano ancora con un filo di antipatia: troppo «filoccidentale», troppo critico verso il comunismo, troppo «arrogante e liberale». Quest’ultima è una definizione alla quale tiene molto anche oggi: Lebedev è proprietario, insieme a Mikhail Gorbaciov, della Novaya Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaya, e un altro suo giornale, il Moskovsky Korrespondent, è stato chiuso dopo aver pubblicato la storia sul flirt tra Putin e la giovane ginnasta Alina Kabaeva. Ha sfidato alle elezioni il potentissimo sindaco di Mosca Luzhkov, e dice che è stato il Cremlino a intimargli di ritirarsi. Fedelissimo di Eltsin - ammette apertamente di essere stato protagonista di alcuni dei più grossi scandali politici degli anni ”90, e la sua banca, la NRB, è stata lanciata da Gazprom - non esita invece a criticare Putin. Il fatto che rimanga illeso ha fatto sospettare a qualcuno che in realtà Lebedev fosse un’oppositore di Sua Maestà, il «liberale» distaccato dal Cremlino in missione a Londra, come vent’anni prima. Ma per politologi di calibro come Nikolay Petrov del Carnegie Moscow Centre questo oligarca così attento alla sua immagine resta un mistero: «Non sappiamo chi sono i suoi protettori politici». Per una ex spia è un buon risultato.