Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 26/3/2010;, 26 marzo 2010
IL FATTO DI IERI - 26 MARZO 1927
Doveva essere una gara epica, eccitante per velocità e spettacolo e scorrere lungo un grande anello a forma di otto, per strade, sentieri e villaggi di mezza Italia. Così Aymo Maggi, Flaminio Monti, Franco Mazzotti e Renzo Castagneto, quattro gentiluomini con la passione per i motori, avevano concepito i 1600 chilometri Brescia-Roma-Brescia. E così fu. Alle 8 in punto del 26 marzo ”27, all’ordine di Augusto Turati, mossiere nonché segretario del Pnf di Brescia, la Mille Miglia iniziava la sua avventura, in un’infilata maestosa di auto leggendarie come la Isotta Fraschini, l’Alfa Romeo e la OM, storica casa made in Brescia che, per la cronaca, vincerà la sfida in 20 ore, a una media record di 77 km/ora. Un’’impresa titanica”, come si affrettò a definirla il regime, pronto a cogliere i risvolti propagandistici e commerciali di quella corsa che portava le vetture fin sull’uscio di casa di possibili acquirenti. Un trionfo anche per il Duce, versione driver, che decreterà la replica annuale di quella formula vincente capace di accendere gli animi e di esportare l’immagine di un’Italia rombante. Apripista della ripresa industriale nel dopoguerra, ”la corsa più bella del mondo” chiuderà in gloria nel 1957.