Ugo Bertone, Libero 26/3/2010, 26 marzo 2010
SOLO QUINDICI EUROPARLAMENTARI AD ASCOLTARE IL PIANO SALVA-GRECIA
L’operazione ci costerà 78 euro a testa Solo quindici europarlamentari ad ascoltare il piano salva-Grecia Il banchiere parla nel vuoto Solo a 15 eurodeputati interessa Atene Un pugno di parlamentari segue l’intervento del presidente della Bce sul salvataggio della Grecia. Via al piano da 22 miliardi, che costerà 77 euro ad ogni contribuente italiano di UGO BERTONE «Sono colpito dagli intervent:
ascoltati, ricchi ed interessanti». E proprio vero: la classc non è acqua. E lean Claudc Trichet, il presidente della Bc che tra un anno lascerà la gui. da dell’Eurotower, di classe m ha da vendere. (...) (...) Pensate un p0’. Ieri Trichet, che divide con Ben Befnanke il ruolo di banchiere centrale pi potente del pianeta, ha affrontato davanti al Parlamento europeo, 736 deputati iscritti, il tema pi scottante del momento, che da settimane fa tremare i listini di tutto il mondo:
la crisi greca. Lecito attendersi il tutto esaurito o quasi. Al contrario, l’emiciclo di Strasburgo si presentava pi deserto dei bistrot della città vecchia di prima mattina: non pi di quindici parlamentari, poi saliti ad una ventina al momento delle repliche. Porse per un tardivo e mal riuscito tentativo dei capigruppo di radunare qualche recluta per evitare la brutta figura.
Data la situazione, come dar torto a Irichet se avesse esternato la sua indignazione per l’insulto ad una delle creature europee pi importanti? Come prendersela con lo scetticismo dei mercati o dei politici Usa verso la Bce se i rappresentanti politici della Comunità, l’assemblea che contende alla Camera del Popolo dell’lndia il titolo di Parlamento pi grande del nrnndo, non riescono a mettere assième l’equivalente di due squadre di calcio per ascoltare je chieder spiegazioni) al primo tra i banchieri? Al contrario, Trichet ha fornito un’ennesima, lodevole prova di rispetto delle istituzioni. Magari con un tocco di ironia. «o ascoltato tante proposte’>, ha infatti aggiunto, «di cui la Bce terrà tesoro». Chissà, forse era serio. Oppure è stato un modo elegante per ribadire ci che disse un suo conterraneo illustre, Charles de Talleyrand, principe della diplomazia, dopo un confronto con i notabili dell’impero: «Non hanno imparato nulla, ma almeno non hanno dimenticato nulla>’.
Una volta tanto, insomma, i fannulioni di Montecitorio sono stati ampiamente battuti dai colleghi, ben pagati, che arrivano da Lisbona e Vilnius, Dublino piuttosto che Nicosia. Probabile che, per rimediare alla magra, da Bruxelles e da Strasburgo arrivino le solite spiegazioni per tanto assenteismo, a partire da impegni concomitanti. Ma è lecito dubitare di queste giustificazioni, per almeno due motivi. Primo, perché l’organizzazione della vita parlamentare europea prevede una (sì, una sola) settimana per le sedute plenarie contro due dedicate alle commissioni. Secondo, perché l’aula si è riempita dopo l’audizione di Trichet. Insomma, non era poi così sbagliato pensare che ci fossero pi parlamentari nei bistrot piuttosto che ad ascoltare Trichet.
Un gesto di sfiducia, se non di spregio nei confronti della Bce, probabihnente giudicata alla stregua di una filiale della Bundesbank? Una plateale contestazione del fantaccino Trichet, che pure non ha lesinato negli anni del suo mandato gesti di indipendenza verso Nicolas Sarkozy o critiche verso gli ultima- mm di Angela Merkel, fino all’ultimo preoccupata dai sondaggi in arrivo dal Lander? Se così fosse, $ potrebbe parlare di pulsioni suicide. Come ha cercato di spiegare Lorenzo Bini Smaghi, era essenziale che l’Europa, così come alla fine si è mare) ocr fortuna deciso, si as *** ultimamm sumesse1a reponsabi1ità degli interventi di sostegno ad Atene, affidando al Fondo Monetario, a maggioranza americana ma destinato ad accogliere un peso crescente della Cina e di altri emergenti, un molo di supporto, ma gregario. Certo, non toccava a Trichet decidere. Nè 11 presidente della Bce poteva fomire, ieri mattina, informazioni che già non fossero comparse sul Financial Times. Ma, in certi momenti, la forma è sostanza. Tanto pi che, probabilmente, ll contribuente europeo sarà chiamato a versare un obolo non proprio piccolo per salvare la Grecia. Solo gli italiani dovranno mettere sul piatto 77 euro a testa.
Non è possibile immaginare la Camera dei Comuni vuota in occasione dl un’audizione di Mervyn King piuttosto che i Congressmen disertare uno speech di mister Bernanke. E chissà che accadrebbe se, il giorno dell’intervento dl Zhou Xiaochuan, governatore della Banca di Cina, i deputati del Popolo preferissero una passeggiata nei giardini della Città Proibita.
A voler esagerare, si potrebbe parlare dl strappo istituzionale. Ma bando alle parole grosse. 11 sospetto è che, tutto sommato, se l’audizione fosse avvenuta ad un orario pi comodo, giusto prima dell’aperitivo o del tè delle cinque, Tnchet avrebbe avuto pi fortuna. E poi, come si fa a condannare dl insensibiità nei confronti defla Grecia la platea degli europarlamentari? Addirittura c’è chi ieri sera, in attesa del verdetto della cena dei potenti, ha scelto di attendere le novità in un ristorante etnico, tradendo per una serata la monumentale chou croute e il Pinot nero d’Alsazia per tiropitas e mussakà. Fino a notte fonda: altro che fannulloni.
::: L’ACCORDO ULTIMO APPELLO Ammonta a 22 miliardi di euro l’importo del piano, concordato tra Francia e Germania, da mettere in campo solo come estrema ratio per aiutare la Grecia a superare l’attuale crisi. L’intervento scatterà solo nel caso in cui la Grecia non riuscisse pi a finanziare normalmente il suo debito sul mercato.
IL SOSTEGNO DELL’FMI L’accordo raggiunto dal presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancel - liera tedesca Angela Merkel prevede un meccanismo di Intervento basato su aiuti volontari bilaterali europei sulla base della propria quota nella Bce, «a complemento» dell’Fmi che darà «un sostanzioso finanziamento». I prestiti bilaterali saranno deci. si «in un quadro europeo» e prevederanno interessi a tassi di mercato. Gli aiuti saranno concessi solo «con il voto unanime dei 16 paesi membri della zona de’euro».
UN GOVERNO ECONOMICO Grecia a parte, recita la bozza, «ci Impegniamo a promuovere un forte coordinamento delle politiche economiche in Europa. Consideriamo che il Consiglio Europeo debba diventare il govemo economico dell’Unione Europea, e proponiamo di aumentare il suo molo sulla sorveglianza economica a definizione della strategia di crescita Ue».
*** i Paesi a rischio Portogallo Il governo punta a ridurre il rapporto deficit/Pii al 2,85% neI 2013. NeI 2009 era al 10,1%. Il debito pubblico 2010 è valutato al 76,6% del PiI Irlanda Crisi ancora in atto nel Paese, dopo i 50 miliardi di euro impegnati dal governo per salvare le banche.. Deficit 2009 all’i 1,6% del PII Grecia Il deficit greco è stato hel 2009 del 12,7%, il debito pubblico pari al 125% del PII. Atene ha impegnato 4,6 miliardi per portare i deficit aii’8, 7% quest’anno P&G lnfograph Spagna Il saldo negativo dei conti pubblici è stato nel 2009. pari a 99,7 miliardi ovvero al 9,49% del Pii. Nel 200.8 era invece del 2,81%. lI dato è comunque migliore delle previsioni dei governo