Alessandro Merli, Il Sole-24 Ore 24/3/2010, 24 marzo 2010
LA PAZZA IDEA DI UN PANIERE INVECE DEL DOLLARO
L’attivismo annunciato del Congresso degli Stati Uniti sulla questione del cambio dollaro/yuan è solo il segnale più recente di una tempesta monetaria in arrivo. Le valute sono diventate il parafulmine sul quale si scaricano le tensioni dei flussi commerciali e finanziari di un’economia globale sempre più integrata. Il dollaro, che gli Usa vorrebbero trattare con l’abituale benign neglect per consolidare la ripresa, tende invece a rafforzarsi per effetto dei problemi dell’area euro. Lo yuan è tenuto artificialmente basso per sostenere l’export cinese; ma la Cina non è solo il più grande esportatore mondiale, è anche il più importante possessore di riserve in dollari, oltre duemila miliardi, e quindi giustamente preoccupata delle loro prospettive, in un clima di scetticismo crescente sulla tenuta del dollaro e degli Usa come debitore.
In un mondo sempre più multipolare, un’unica valuta di riserva (o comunque largamente dominante: a malapena scalfita dalla nascita dell’euro, occupa tuttora i due terzi o poco meno del totale) è sempre più anacronistica. Come alternativa, nessuno aveva più pensato ai diritti speciali di prelievo (dsp), il "paniere" del Fondo monetario composto da dollaro, euro, yen e sterlina e che ha vissuto i primi quarant’anni della sua vita in semi-oblio. Nessuno, finché l’anno scorso non lo ha proposto il governatore della Banca centrale cinese, Zhou Xiaochuan. E, oggi, quel che dice Pechino non può non essere ascoltato. Pareva un’uscita estemporanea, eppure nel giro di poche settimane il consenso che non si era mai trovato per l’emissione di nuovi dsp (causa l’opposizione degli Usa, che dallo status del dollaro finora hanno avuto soprattutto vantaggi) è stato raggiunto al summit del G-20 di Londra nel pacchetto di misure anticrisi.
La fine del dollaro come moneta di riserva è lontana, anche se l’economia Usa non è più così dominante. La transizione sarà lunga e graduale e le ragioni della politica nazionale in tutti i principali protagonisti vanificano l’ipotesi di una nuova Bretton Woods. Ma per evitare che il cambiamento, che sarà sempre più condizionato dalla Cina, si trasformi in un collasso del dollaro, che non è nell’interesse di nessuno, l’idea di Zhou viene ora presa più seriamente in considerazione. Da Chatham House, think tank londinese, sotto la guida dell’italiana Paola Subacchi è uscita la proposta di facilitare la transizione a un sistema multivalute attraverso un maggior uso dei dsp, come moneta di riserva e nei commerci. Proprio la loro natura di paniere impedirebbe spostamenti bruschi dei rapporti di cambio. E, in prospettiva, il paniere stesso non potrebbe prescindere dallo yuan o dal real brasiliano. Un’idea che per essere realizzata dovrebbe vedere la creazione di un sistema di liquidazione degli scambi in dsp e, come sostiene Barry Eichengreen, il loro uso da parte non solo delle banche centrali, ma anche del settore privato.
Certo, non è un’idea per domani, né dopodomani. Ma può darsi che siano i cinesi ad aver avuto la veduta lunga.