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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

QUEL ”DOLO EVENTUALE” CHE NON PIACE AI GIUDICI

«Normalmente c’è una certa ritrosia da parte dei giudici a confermare una sentenza di condanna per omicidio volontario con dolo eventuale». Anche il tempo trascorso dai fatti fa gioco. L’ex procuratore aggiunto di Roma Italo Ormanni, oggi a capo dell’ufficio Affari internazionali del ministero, è il magistrato che insieme al pm Carlo Lasperanza ha contestato a Lucidi l’accusa di omicidio volontario, puntando tutto sul dolo eventuale. Ma è anche il procuratore aggiunto che aveva ipotizzato lo stesso reato per l’omicidio di Marta Russo. Alla fine senza successo. Perché, in entrambi i casi, la Cassazione ha riconosciuto solo reati colposi.
Si gioca tutto sulla consapevolezza del rischio e sulla prevedibilità dell’evento. Per i pm, l’imputato «aveva accettato il rischio» quando spingeva sull’acceleratore a 90 chilometri orari in un centro abitato e superava l’incrocio con il semaforo rosso. Sapeva dicono i magistrati che avrebbe potuto uccidere. E la Corte d’Assise aveva confermato, con una condanna a dieci anni. Ma in appello e secondo grado il reato è stato derubricato e la pena dimezzata.
«Il delitto, così come si è consumato - spiega Ormanni - è al confine tra l’omicidio volontario, con dolo eventuale, e l’omicidio colposo aggravato - spiega - e credo che per i giudici sia soprattutto una questione di comodità nella stesura delle motivazioni. E’ più facile motivare una sentenza per omicidio colposo con previsione dell’evento, piuttosto che un omicidio volontario con dolo eventuale. Ma c’è anche un’altro elemento che bisogna prendere in considerazione - aggiunge Ormanni - quando si celebra il processo di primo grado - spiega - l’accadimento storico è più dirompente. C’è una maggiore carica psicologica. I giornali hanno dato molta eco alla vicenda e i giudici popolari non possono non esserne condizionati. In secondo grado - continua - il processo, come si dice in gergo, si è ormai ”raffreddato”. Il tempo ha un ruolo fondamentale soprattutto per una corte d’Assise».
Per l’avvocato Gianmarco Cesari, legale dell’associazione Familiari e vittime della strada, invece c’è «un fuoco di sbarramento nei confronti dei giudici di primo grado e delle procure che vogliono far valere nei confronti dei pirati della strada l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale. Ma le condotte stradali - continua il legale - non possono rientrare tutte nella colpa. La verità è che non si vuole punire l’incidente stradale con pene superiori ai dieci anni. Perché è ritenuto un reato di serie B. Ma in questi casi, come nel processo Lucidi, non si può prescindere dall’elemento psicologico. Nessuno ha mai detto che Lucidi volesse uccidere, è stato sostenuto invece che abbia accettato il rischio che accadesse. La Cassazione in alcuni processi per danneggiamento, quindi fatti meno gravi, ha riconosciuto il dolo eventuale - dice Cesari - Sembra una banalità, ma perché chi tira gavettoni deve considerare il rischio di rompere i vetri di un’auto e chi accelera e passa col rosso non deve essere consapevole del fatto che potrebbe uccidere?». E il legale chiosa: «La negazione del dolo è una pericolosa deresponsabilizzazione della criminalità stradale».
Val.Err.