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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

CASA A MISURA DI GATTO

Arriva dal Giappone la moda del Cathousing: condividere la propria casa con i gatti. I sociologi si stanno sbrigando a lanciarla come la nuova frontiera del vivere in armonia con se stessi. In realtà, sembra che il segreto del suo successo stia tutto nella possibilità di far emergere il nostro lato più bestiale: grazie a Micio.
C’è perfino un posto, nel mondo, in cui questa utopia dell’abitare ha superato i limiti dell’ideologia: è San Diego. Sono passati quattordici anni da quando Bob Walter e Frances Mooney hanno messo in piedi la Disneyland di Kitty, una casa coloratissima per nove gatti e due umani, loro: oggi se volete entrarci dovete pagare un biglietto di ingresso, come fosse un museo. Esiste perfino una specie di mappa che vi viene consegnata, per orientarvi nel sentiero gattofilo. Perché dentro, nei 160 metri quadri distribuiti intorno al pergolato compreso di salotto all’aperto, ruota una coesistenza basata sul concetto di privacy e turnazione. La formula prevede infatti che il gatto non salga sui mobili, perché ha le sue mensole dove sdraiarsi, visto che seduto sul divano c’è Bob, ma poi sarà la volta di Frances e quindi toccherà a Micio solo tra due settimane.
In fondo è la casa che ogni gatto vorrebbe abitare. Fatta di gradini, piani, mensole e trastulli a portata di zampa, porta la firma di Asahi Kasei, un designer con gli occhi a mandorla che, in Giappone, l’ha lanciata come Plus-Nyan House: considerando anche l’opzione della casa condivisa col proprio cane che, a differenza dell’acerrimo nemico, cerca il gruppo sociale di appartenenza (ossia, il nucleo familiare). Nella casa condivisa col gatto le porte si attraversano senza aprirle. Perfino il bagno è in comune: basta ci sia un muretto alzato, tanto per non dare il benservito alla riservatezza e godere dei propri spazi. Ovviamente tutto è a prova di graffio. Gli ambienti sono ampi e luminosi. Lo stile richiama molto quello norvegese. E comunque possiamo ricrearlo nelle nostre case, anche se non si hanno le possibilità economiche di chiamare un design d’interni come Kasei: basta ingegnarsi. Tutto verte sull’eliminazione totale dei pericoli. Scegliendo a dovere le piante d’arredamento: il gatto si sa, è solito rosicchiare o staccare le foglie delle piante, per giocarci. Ma gli sono fatali calle, biancospino, edera e bella di notte. Che dire dei cavi elettrici degli elettrodomestici? Assolutamente da coprire per evitare che Micio rimanga fulminato: basta una canalina. Zona off limits l’area bagno: meglio chiudere sempre il wc e l’oblò della lavatrice. Assolutamente da far nostra l’idea
delle gatto-passeggiate e dei fori, ai muri, per perlustrare l’appartamento in attesa che torniate a casa. «Anche se la prima regola, quando scegliete un gatto, è tenere conto delle attitudini di ciascuna razza raccomanda Raimondo Colangeli, veterinario comportamentalista -. Il norvegese delle foreste? Ama stare in alto. Come tutti quei gatti che hanno poco socializzato con l’essere umano, quand’erano piccoli: perché si sentono più protetti. Il persiano, al contrario, è un gatto pacioso; ama stare
al suo posto ed esplorare di meno rispetto a un siamese, curioso per natura. Comunque è inutile crediate che la casa dove abitate sia di vostra proprietà: è del gatto – continua il veterinario – che trova una ”stabilità emozionale” solo con una ”stabilità territoriale”. Quindi ha bisogno di campi: due d’isolamento, dove andare a dormire di giorno e coricarsi di notte. Ma anche di un’area di eliminazione, dove fare i bisogni. Di una zona di alimentazione, dove trovare cibo. Di un settore per le attività esplorative, in cui giocare e cacciare. In fondo vive una vita in 3D: nel senso che non passeggia solo in terra, ma si eleva raggiungendo qualsiasi cima. Per cui dobbiamo mettere in conto che prima o poi, salirà sui divani, sui tavoli, sulle mensole». Chi lo conosce bene, definisce il gatto un animale sociale facoltativo, «comunica strusciando con le guance del muso sugli oggetti fissi: mobili e stipiti delle porte, per delimitare i sentieri che stabilizzano il suo territorio. Ma un altro tipo di marcatura avviene per graffiatura: quando il gatto struscia le sue zampe, comunica visivamente ed emettendo un feromone. In questo modo lascia un messaggio chimico attraverso i suoi polpastrelli. Attenzione però: perché lo fa generalmente vicino al luogo in cui dorme. Per cui nella casa del gatto, sarebbe bene mettere delle stuoine di cocco, tronchetti con corda o pezzi di legno di quercetta, da usare come tiragraffi: purché in verticale e vicini alla ”zona d’isolamento”. Sono l’ideale per fargli fare le unghie. Un’altra idea per renderel’appartamentodivertenteaungatto è dargli la possibilità di giocare a nascondino. Mettendogli a disposizione degli scatoloni di cartone, anche comunicanti tra loro a mo’ di tunnel. Un altro arricchimento ambientale è l’uso di una fontanella ad acqua elettrica: permette al Micio di bere. Ma non solo: basta ci lasciate dentro una pallina da ping-pong per attivarlo mentalmente e fisicamente. Che dire di varie corde con un tappo attaccato alla cima? Stimolano l’attività fisica e lo spingono alla caccia: in questo modo, al nostro rientro dal lavoro, non ci attaccherà mani e piedi».