Simona Verrazzo, Libero 25/3/2010, 25 marzo 2010
LE COPPIE "MISTE" LIBERE DI SCEGLIERE IN CHE PAESE DIVORZIARE
L’Unione europea alle prese con i divorzi internazionali, per quello che sta diventando un allarme sociale. Ogni anno nei 27 paesi della UE si celebrano circa 300.000 matrimoni ”misti”, dove i coniugi sono cittadini di due diversi stati membri, oppure di uno extracomunitario. Quasi la metà, si stima 140.000, finiscono con un divorzio, reso ancora più doloroso dalla legge. Nell’Unione europea esistono ventisei legislazioni differenti in materia (a Malta il divorzio è proibito), cosa che crea grandi problemi soprattutto quando ci sono dei figli.
Per questo, la Commissione europea ha proposto una nuova legge che consenta ai coniugi di decidere il paese di cui applicare la normativa sul divorzio. «Avranno la possibilità, prima, quando si sposano, o durante il matrimonio, di scegliere il tribunale che applicherà la legge ha spiegato alla tv Euronews il commissario alla Giustizia e vicepresidente della Commissione, la lussemburghese Viviane Reding In caso contrario, i tribunali non ammetteranno più che l’elemento più forte della coppia determini una decisione a proprio vantaggio e sarà il luogo abituale di domicilio della coppia a essere sede del divorzio».
La proposta è stata avanzata da dieci paesi (Italia, Austria, Bulgaria, Francia, Grecia, Ungheria, Lussemburgo, Romania, Slovenia e Spagna), meno della metà, per questo la commissaria Reading spinge perché il testo sia sostenuto anche da altri stati membri. «Dovremmo essere in venti invece che in dieci», ha dichiarato. Ma sarà difficile trovare un accordo unanime, al di là della tradizione cristiana dei singoli: Italia,
Grecia e Spagna hanno sottoscritto la proposta, cosa che invece non hanno fatto Irlanda, Portogallo e Polonia.
La questione è materia trasversale, come emerge dal rapporto presentato lo scorso giugno dall’Eurostat (l’ufficio di statistica della UE) e che si riferisce all’anno 2007. Il paese che ha conosciuto un vero e proprio boom tra divorzi e separazioni è la Spagna: il numero ogni mille abitanti è passato da 1,0 del 2001 a 2,8 del 2007, quasi il triplo. Da segnalare anche Bulgaria (da 1,3 a 2,1), Portogallo (da 1,8 a 2,4), Slovacchia (da 1,8 a 2,3) e Lettonia (da 2,4 a
3,3). Ci sono casi in cui diminuiscono, anche perché la convivenza prende sempre più piede. il caso dell’Europa del nord: Gran Bretagna, Svezia, Germania, Finlandia e Danimarca.
L’Italia assieme all’Irlanda è l’unico paese ad avere una media, ogni mille abitanti, inferiore a uno. Il nostro paese è passato dallo 0,8 del 2001 allo 0,8 del 2007, stessi valori per l’Eire. Nonostante un dato inferiore rispetto al panorama europeo, in Italia è stato registrato un aumento complessivo, dal 2000, del 34,9 per cento.
Il vero problema del divorzio internazionale in seno all’Unione europea sono le differenti legislazioni tra stati. Omologandole si corre il rischio di rallentare i tempi della giustizia di alcuni paesi e stravolgere i singoli sistemi nazionali. La pensa così la Svezia che da sempre ha posto il veto su qualsiasi iniziativa in materia, sostenendo anche di non volere una normativa che si applichi soltanto a un ristretto numero di persone. Anche Finlandia e Gran Bretagna non hanno mai visto di buon occhio l’idea di uniformare le procedure.
Per uscire dall’impasse, il divorzio internazionale potrebbe diventare quindi un altro settore che interessa soltanto un ”gruppo” e non tutti i 27. Non sarebbe la prima volta. L’euro è adottato soltanto da quindici stati membri (Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Finlandia, Grecia, Cipro, Malta e Slovacchia). E la stessa cosa vale l’Area Schengen, che non prevede le frontiere per la circolazione delle persone, di cui Irlanda e Gran Bretagna non fanno parte, mentre Romania, Bulgaria e Cipro non sono ancora pieni membri.