Cristina Lodi, Libero 25/3/2010, 25 marzo 2010
La Claps uccisa perché reagì a uno stupro Adesso che i resti di Elisa Claps sono sotto la lente degli scienziati in camice bianco, al suo assassino potrebbe venire in mente di scappare
La Claps uccisa perché reagì a uno stupro Adesso che i resti di Elisa Claps sono sotto la lente degli scienziati in camice bianco, al suo assassino potrebbe venire in mente di scappare. Perché le probabilità di continuare a farla franca, sembrano diminuire istante dopo istante. Elisa è stata trovata con i pantaloni blu sbottonati e il reggiseno slacciato, magari si può pensare che sia colpa del tempo passato. Però la procura di Salerno ha stabilito che questo è segno che il mostro, con tutta probabilità, ha tentato di violentarla prima di finirla (perché lei si ribellò), per poi nasconderne il corpo. Un’ipotesi ritenuta ”verosimile” dai magistrati che guidano l’inchiesta sull’omicidio della studentessa trovata, a distanza di diciassette anni dalla scomparsa, nel sottotetto della Santissima Trinità a Potenza. ”Verosimile”, l’ipotesi della violenza sessuale, e sempre più utile a dare un nome a chi ha ucciso. Il reato è stato ascritto, insieme a quelli di omicidio e occultamento di cadavere, al solo sospettato e unico indagato di nome Danilo Restivo. Ragazzone scombinato e col pallino del sesso che il 12 settembre ”93 fu l’ultimo a vedere Elisa viva, proprio dentro la chiesa trasformata nella sua tomba. Danilo Restivo, dice una testimone ritenuta attendibile, quel giorno è entrato nella biblioteca in cui lavorava il padre e aveva il collo segnato da graffi. Anche questo dettaglio, oggi, potrebbe rivelarsi cruciale nella soluzione del caso. Il professore Francesco Introna, direttore dell’istituto di Medicina legale di Bari che sta esaminando insieme con la sua equipe il corpo scheletrito della vittima, dice di necessitare di una ventina di giorni per avere un quadro chiaro. Per capire com’è stata uccisa la studentessa e magari rintracciare anche la minima traccia sufficiente a dare un nome all’omicida. ottimista il professore: «Basta un piccolo frammento di tessuto rimasto sulla vittima per risalire anche dopo tanto tempo al Dna di chi ha avuto un contatto con essa stessa». E questo lascia sperare la famiglia Claps di arrivare alla verità. Anche se mamma Filomena, una ”sua verità” la possiede fin dal giorno della scomparsa della figlia: «Danilo Restivo sa dov’è», ha dichiarato per diciassette anni. Una supplica rimasta inascoltata, nonostante questo giovanotto fosse stato coinvolto nel 2002 in un altro omicidio commesso in Inghilterra: quello della sarta inglese Heather Barnett. Aveva 48 anni, la trovarono i suoi bambini al rientro dalla scuola. Heather aveva i seni recisi e una ciocca di capelli di donna (non suoi) nella mano destra. Danilo Restivo era conosciuto a Potenza per la sua mania di salire sugli autobus armato di forbici con le quali tagliava i capelli alle ragazze. Un delitto, quello della sarta britannica, ancora da spiegare e che sembra fotocopiare la fine di Elisa. I risultati dell’autopsia saranno quindi decisivi: naturalmente per stabilire definitivamente che si tratta di Elisa Claps; poi per acquisire prove a carico dell’assassino ed eventualmente per chiarire se il corpo sia stato spostato dopo l’omicidio. Ma per risalire al carnefice gli investigatori non aspetteranno soltanto le conclusioni dei medici legali che martedì ha cominciato gli esami a Bari. Sabato gli esperti della Polizia scientifica torneranno di nuovo nel sottotetto della canonica, dove un muratore ha trovato il corpo: si faranno nuovi rilievi e altro materiale sarà prelevato per essere esaminato. Non si tratta di una novità: la chiesa della Trinità è sotto sequestro e presidiata dalla polizia dal giorno successivo il ritrovamento dei resti di elisa: mercoledì 17 marzo scorso. L’aula liturgica è rimasta aperta alcune ore il giovedì mattina, poi è stata chiusa al pubblico e sarà riaperta solo quando gli investigatori avranno finito di scattare foto, fare riprese, misurare, prelevare materiale. Non si vuole trascurare nulla: dopo diciassette anni, anche un minimo particolare all’apparenza insignificante può rivelarsi decisivo. Intanto il sagrato della Santissima Trinità e la via Pretoria, sono diventati meta di un pellegrinaggio ininterrotto. La gente di Potenza, tramortita dallo choc, ha innalzato striscioni e scritte che invocano verità e giustizia. Ci sono i fiori e gli orsacchiotti. I messaggi e le preghiere per Elisa; la condanna senza sconti per il suo carnefice e per chi ha taciuto.