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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

CARABINIERE DEL CASO MARRAZZO ACCUSATO DI AVER UCCISO IL PUSHER

La dose letale di droga che uccise il pusher del «caso Marrazzo» sarebbe stata fornita da un carabiniere. clamorosa la svolta nelle indagini sulla banda di militari accusati di aver ricattato l’ex governatore del Lazio per i suoi incontri con i transessuali. La Procura di Roma contesta l’accusa di omicidio volontario al maresciallo della Compagnia Trionfale Nicola Testini, già indagato di complicità con i due colleghi che agli inizi di giugno 2009 fecero irruzione nell’appartamento di via Gradoli dove il politico era in compagnia del viado Natalie. Gianguerino Cafasso sarebbe stato eliminato – è il sospetto degli inquirenti – perché era diventato un testimone scomodo e pericoloso. Lo ha raccontato la sua fidanzata Jennifer, il transessuale di 29 anni Adriano Da Motta, rivelando anche il nome dell’uomo che gli avrebbe consegnato la cocaina mischiata a eroina, uno «speedball» mortale.
La confessione sul video
Non è l’unica novità. Una settimana fa, interrogato in carcere, l’altro carabiniere Luciano Simeone ha ammesso di essere stato lui a girare il video per incastrare l’allora presidente della Regione Piero Marrazzo. Un filmato di 12 minuti che lo ritraeva scarmigliato e in mutande, sul tavolino soldi e strisce di cocaina, che cercarono poi di vendere e che – quando i carabinieri furono arrestati e divenne pubblica la vicenda – lo costrinse alle dimissioni. Dopo la cattura (in cella c’è anche Carlo Tagliente) i carabinieri accusarono proprio Cafasso di essere entrato con loro nell’appartamento e aver ripreso la scena con il telefonino. «Ma era una bugia» confessa adesso Simeone che si sarebbe mostrato disponibile a collaborare con gli inquirenti pur di tornare in libertà o quantomeno ai domiciliari. Un atteggiamento che sarà comunque verificato oggi, quando i pubblici ministeri lo interrogheranno nuovamente.
Si torna dunque al 12 settembre scorso, quando Cafasso viene trovato cadavere in una stanza dell’hotel Romulus, sulla via Salaria a Roma. Stroncato mentre dormiva accanto a Jennifer. Inizialmente si pensa a un infarto, dovuto alle cattive condizioni di salute dell’uomo e alla sua vita sregolata. Il caso viene archiviato. Ma due mesi dopo, quando invece si scopre che il pusher ha avuto un ruolo da protagonista nel ricatto a Marrazzo, il magistrato ordina nuovi accertamenti. Le analisi effettuate sul cadavere riesumato convincono gli esperti che a ucciderlo sia stato lo stupefacente «tagliato» male. E così viene convocato di nuovo Jennifer. «Quella sera – racconta – andammo da Testini a prendere la droga. Era già successo altre volte, lui era uno dei fornitori di Rino». I carabinieri del Ros che si occupano delle indagini lo incalzano, non credono a questa versione. Ma il viado fornisce dettagli che appaiono convincenti, si decide di effettuare nuovi riscontri. L’analisi dei tabulati telefonici mostra effettivamente i contatti tra Cafasso e Testini, una verifica sulle celle telefoniche agganciate in quelle ore dai loro cellulari sembra confermare gli spostamenti, così come li ha raccontati Jennifer. E poi ci sono le descrizioni dei luoghi dove si incontravano. «Per prendere la droga – afferma il transessuale – ci vedevamo nella zona di Saxa Rubra». Quanto basta – dice la Procura’ per iscrivere il nome di Testini nel registro degli indagati per omicidio.
Il cambio nella trattativa
Ai primi di luglio era stato proprio Cafasso a contattare due giornaliste del quotidiano Libero per tentare di vendere il video. Entrambe hanno raccontato che la cifra richiesta era di circa 500.000 euro e che «Cafasso diceva che lo volevano ammazzare perché lui conosceva tutti i segreti dei transessuali». Il video era stato girato da Simeone. Se era nella mani del pusher vuol dire che erano stati proprio i carabinieri ad affidargli l’incarico di trattarlo. Ma agli inizi di agosto qualcosa di nuovo evidentemente accade. Dopo aver fatto alcuni tentativi, i tre militari chiedono ad un altro collega, Antonio Tamburrino, di aiutarli a trovare qualcuno che possa piazzare il filmato sul mercato. Attraverso il fotografo Max Scarfone si arriva così all’agenzia di Milano Photomasi che contatta Alfonso Signorini per tentare di vendere le immagini alla Mondadori.
Che cosa è accaduto con Cafasso? Perché è uscito di scena? Il sospetto dei magistrati è che il pusher sia stato messo da parte quando si è capito che il guadagno non sarebbe stato poi così elevato. Del resto la cifra iniziale da lui richiesta, era stata notevolmente ridimensionata tanto che a fine settembre la Photomasi parlò a Scarfone di un possibile accordo su 60.000 euro. dunque possibile che abbia reclamato comunque la sua parte o che abbia minacciato Testini di rivelare che cosa era accaduto. Le indagini hanno svelato come il legame tra i carabinieri e lo stesso Capasso fosse piuttosto frequente e soprattutto come il pusher fosse a conoscenza di quale attività reale si nascondeva dietro le continue visite che i militari della Trionfale facevano negli appartamenti abitati dai viados.
Le rapine ai clienti
 quanto Simeone avrebbe adesso deciso di confessare: ricatti e rapine ad altri clienti dei transessuali sorprese nelle case che si trovano tra via dei due Ponti e via Gradoli. Finora sono circolati diversi nomi, anche famosi, di persone che frequentavano la zona ma nessun riscontro è arrivato dalle indagini. La scelta di Simeone di rendersi disponibile potrebbe fornire nuovi elementi alle indagini. Anche perché rimane aperta l’indagine sulla morte di Brenda, l’altro transessuale che aveva rapporti con Marrazzo, trovato cadavere la mattina del 20 novembre scorso. Anche in questo caso la Procura procede per omicidio, ma al momento non sembrano esserci prove concrete sul fatto che il viado sia stato assassinato. L’autopsia ha accertato che la morte è stata causata dal fumo che aveva riempito il monolocale dove si era addormentato, stordito dall’alcol. Sul corpo nessun segno di violenza, ma secondo gli inquirenti non si può escludere che qualcuno sia entrato nell’appartamento e dopo aver accertato che Brenda non era più cosciente e dunque in grado di fuggire, abbia dato fuoco a un trolley sistemato all’ingresso. Un’ipotesi che ha comunque bisogno di ulteriori verifiche. Simeone finora ha detto di non sapere nulla di entrambi i decessi, ma è possibile che già oggi decida di fornire elementi su quanto accadde nel corso della trattativa avviata per vendere il filmato e sulle pressioni esercitate nei confronti dello stesso Marrazzo. Il carabiniere dovrà anche spiegare per quale motivo, dopo aver cercato di spillargli soldi, lui e i suoi colleghi decisero di vendere il video trasformando la vicenda in un vero e proprio ricatto politico. Ad avvisare Marrazzo che la Mondadori ne aveva una copia fu infatti il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Fiorenza Sarzanini