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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

LA VERIT DEI NUMERI

La Fiat ha reagito duramente alle anticipazioni di Repubblica sul piano di sviluppo dei prossimi anni. Sergio Marchionne ha aggiunto che nel mezzo di una crisi tanto grave non si picchia l´unica grande azienda manifatturiera del Paese. E ha ricordato che sotto la sua gestione il Lingotto non ha mai licenziato nessuno. Repubblica è in grado di confermare le anticipazioni, verificate anche nelle ultime ore con le fonti. In quelle anticipazioni non si parlava di licenziamenti anche perché in alcuni stabilimenti italiani del gruppo (come Mirafiori) l´età media è talmente elevata da rendere possibile, nei prossimi cinque anni, il ricorso agli ammortizzatori sociali verso il pensionamento. La riduzione degli organici a Pomigliano e a Cassino e la chiusura di Termini Imerese sono sotto gli occhi di tutti e valgono da sole un taglio di 2.500 posti. Così come la discussione sullo scorporo dell´auto è aperta da tempo. L´esistenza di eccedenze negli organici alle Carrozzerie di Mirafiori è da mesi la preoccupazione dei sindacalisti e di tutti gli osservatori attenti. Motivata dal fatto che, in base ai piani ufficiali, le linee di montaggio verranno ridotte da tre a una e i modelli prodotti passeranno da 5 a 2.
Raccontare queste cose non significa picchiare nessuno o fare allarmismo. Può invece essere utile per aprire una discussione che dovrebbe interessare i cittadini più delle promesse scritte sull´acqua in queste ultime ore di campagna elettorale. naturalmente legittimo che le anticipazioni vengano smentite anche seccamente. Ed è doveroso per un giornale registrarle svolgendo un servizio ai lettori.
Stupisce invece il commento del ministro del Lavoro, parte in causa non secondaria nella discussione sul futuro dell´azienda di Torino. Sacconi parla di «indiscrezioni inquietanti che creano allarme sociale» e sposa la tesi di chi vede nelle anticipazioni «una provocazione politica alla vigilia delle elezioni». Sarà però difficile, a partire da lunedì, spiegare ai tanti dipendenti in bilico nelle fabbriche italiane che i loro timori sono frutto di un abbaglio collettivo e che sono rimasti vittime di una provocazione politica.