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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

IL RICATTATORE DI MARRAZZO INDAGATO PER OMICIDIO

Che storia, circola a Roma. Ricordate il caso Marrazzo? Sesso, droga, video e ricatti? E poi, come in ogni giallo che si rispetti, due morti misteriose, quella del pusher Rino Cafasso e quella del trans Brenda, morta soffocata nell’incendio del suo appartamento, aggiungono alla storiaccia anche una variante noir, assassina. La morte di Rino, uno dei protagonisti del «grande ricatto», ha un indagato: è il maresciallo Nicola Testini, uno dei quattro carabinieri della Compagnia Trionfale arrestati per il tentativo di vendere il video che riprendeva l’allora governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo con il trans Natalie, nell’appartamentino di via Gradoli.
Ricordate Rino Cafasso? Quel ciccione trasandato - così lo rappresentavano le foto d’archivio - morto il 12 settembre scorso in una stanza d’albergo (Hotel Romulus) sulla Salaria? Allora sembrava una morte scontata per overdose. Tra l’altro Rino Cafasso era diabetico ed era stato ricoverato in ospedale nelle settimane precedenti la sua morte. Un incidente di percorso, nulla di più.
Poi però quel fascicolo sul decesso del pusher salernitano viene ripreso dai carabinieri del Ros che indagano sul «grande ricatto» che aveva portato il 23 ottobre scorso al fermo delle quattro «mele marce» della Compagnia Trionfale. E il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ordina l’autopsia sul corpo di Cafasso. Gli esami tossicologici aprono uno scenario inquietante: Rino il pusher è morto per una dose purissima di eroina. E sul fascicolo, l’ipotesi di reato diventa quello di omicidio.
Rino non si trovava solo in quella stanza di albergo. Con lui c’era Jennifer, il trans che era diventata la sua fidanzata. E Jennifer racconta questa storia: «Quella sera andiamo a cercare un po’ di cocaina. Ce la fornisce Testini il carabiniere. Salimmo in stanza, in albergo. L’assaggiai, non mi piacque. Aveva un sapore amarognolo. Mi misi a guardare la televisione e mi addormentai. Quando mi svegliai, la mattina dopo, Rino era morto...».
Mesi di indagini, di verifiche sui tabulati, sui tracciati telefonici. E adesso l’indiscrezione che la procura di Roma avrebbe deciso di iscrivere il maresciallo dei carabinieri Nicola Testini - l’unico delle quattro «mele marce» in libertà (Carlo Tagliente e Luciano Simeone sono detenuti, Antonio Tamburrino è ai domiciliari) - sul registro degli indagati per omicidio.
Vengono i brividi solo a pensare che la storia sia vera. Insomma, che il maresciallo Testini abbia deciso di organizzare l’uscita di scena del pusher. Sul movente, in attesa della ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori, ci si può sbizzarrire. L’unico movente ipotizzabile è quello che a un certo punto Cafasso abbia preteso dai quattro carabinieri un qualcosa che non potevano o non volevano esaudire.
Un passo indietro nel tempo. E’ il 3 luglio scorso quando i carabinieri Tagliente e Simeone fanno irruzione nell’appartamento di Natalie. E riprendono con un cellulare Piero Marrazzo mezzo nudo e poi delle strisce di polvere bianca su un tavolo con accanto un tesserino di riconoscimento del governatore della Regione Lazio. Vanno in via Gradoli su segnalazioni di qualche pusher confidente, che non è Rino Cafasso.
Cafasso entra in scena dopo, quando i carabinieri del Trionfale cercano di vendere il video. E’ Cafasso che il 15 luglio mostra quelle immagini a due giornaliste di «Libero», per tentare di fare il colpo della sua vita: 500.000 euro in cambio di un video che mette sotto scopa il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.
«Libero» non compra. Arriva la pausa d’agosto. Chissà perché Testini avrebbe deciso di far fuori Cafasso, se è vero il racconto di Jennifer, se è vero che i tabulati, i tracciati telefonici, confermano che il maresciallo effettivamente quella sera si trovava dalle parti di Saxa Rubra dove Cafasso andò per rifornirsi di coca.