Varie, 25 marzo 2010
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Magee John
• Newry (Gran Bretagna) 24 settembre 1936. Vescovo di Cloyne, una delle diocesi più grandi d’Irlanda, si dimise il 24 marzo 2010 in seguito a uno scandalo di preti pedofili «implorando il perdono di tutti coloro ai quali ho mancato in qualunque modo o che attraverso mie omissioni ho fatto soffrire» • «[...] per quasi vent’anni segretario personale di tre papi, da Paolo VI a Giovanni Paolo I, della cui morte dopo appena 33 giorni di pontificato fu uno dei diretti testimoni, fino a Giovanni Paolo II [...] Un rapporto pubblicato nel dicembre 2008 in Irlanda lo accusò esplicitamente di avere condonato o non affrontato come necessario almeno due casi di abusi sessuali nella sua diocesi. Il rapporto affermava che il vescovo prese iniziative ”minime” davanti alle accuse emerse nei confronti di due preti; e giudicava inoltre le sue misure per la protezione dell’infanzia ”inadeguate e pericolose”. In un primo tempo Magee si scusò, ma rifiutò di dimettersi. Tre mesi più tardi, tuttavia, chiese al Papa di sollevarlo dall’incarico [...]» (Enrico Franceschini, ”la Repubblica” 25/3/2010) • «[...] ”Si sapeva delle difficoltà in cui era incorso a seguito di alcune denunce ed era noto in Vaticano che ormai non aveva più il controllo effettivo della propria diocesi - racconta il teologo Gianni Gennari, editorialista di ”Avvenire”, quotidiano della Cei-. Per la storia della Chiesa Magee è il primo ecclesiastico entrato nella stanza di papa Luciani il 29 settembre del 1978. Fu lui a dare l’allarme e a chiamare il Segretario di Stato, Jean Villot”. Karol Wojtyla, eletto Pontefice, lo confermò nell’incarico di segretario personale, ma poi, precisa Gennari, ”quando iniziarono le voci e le illazioni sulla ricostruzione della morte del suo predecessore rimosse Magee e lo destinò ad altro incarico” [...]» (Giacomo Galeazzi, ”La Stampa” 8/3/2009) • «[...] qualcuno in Vaticano, ogni volta che si parla della fulminea fine del Papa dei 33 giorni, non può fare a meno di sollevare la diretta responsabilità proprio di monsignor Magee. La sera precedente il decesso di Giovanni Paolo I, aveva assistito al primo collasso del Pontefice avvenuto poco prima della cena delle ore 20, ma ritenne opportuno non chiamare il medico, giudicando il malore del Pontefice ”un semplice calo di pressione dovuta ad affaticamento”. Luciani fu anche costretto a mangiare un po’ di minestra. Ma poi, la mattina successiva, una suora, vedendo che il Pontefice non era uscito dalla camera, lo chiamò allarmata. E a Magee non restò altro che entrare nella camera da letto e vedere il corpo del Papa privo di vita, col capo reclinato sul cuscino e tra le mani un libro sull’America Latina. Luciani era morto intorno alle 23 della notte. Ma nessun medico gli era stato vicino. Riservato, affabile, carattere piuttosto chiuso - e per niente brillante, puntualizzano Oltretevere - anche se Wojtyla per circa 4 anni, prima di consacrarlo vescovo, lo ha voluto anche responsabile delle sacre cerimonie vaticane col titolo di Maestro delle celebrazioni pontificie. Malgrado Magee fosse stato fatto oggetto - dentro le mura vaticane - di attacchi personali e pettegolezzi di varia natura. Le lingue più maligne videro nella sua successiva - e per molti versi improvvisa - promozione vescovile, nel 1987, come una sorta di diplomatico escamotage per allontanarlo dalla Curia pontificia dove Magee per qualche tempo era stato messo all’indice anche per presunti atteggiamenti omosessuali. Solo sospetti mai provati, chiacchiere velenose, ma che trovavano terreno fertile per il suo modo di porsi, per frequentazioni giudicate poco ortodosse e, a volte, anche per l’abitudine di prendere il sole, durante le ore libere, in costume da bagno sul terrazzo dello stabile in cui abitava, a due passi dalla redazione dell’Osservatore Romano, dentro le mura vaticane. Papa Wojtyla, però, lo volle ugualmente nominare cerimoniere pontificio e gli affidò nel 1981 l’incarico di convincere i leader dell’Ira in cella, e fra loro c’era Bobby Sands, a interrompere lo sciopero della fame. Magee deve, però, la sua fortuna a un altro pontefice, Paolo VI. Fu papa Montini nel 1969 a volerlo accanto a sé dopo averlo conosciuto durante il viaggio apostolico a Kampala, in Uganda, dove il futuro vescovo di Cloyne era impegnato come missionario della Società S. Patrizio per le missioni estere. Magee [...] dopo l’ordinazione sacerdotale del 17 marzo 1962, fu mandato in missione a Kampala, dove incontrò Paolo VI per un motivo piuttosto fortuito e persino banale. A quel tempo, al segretario personale del Papa, monsignor Pasquale Macchi, serviva una persona di fiducia capace di parlare perfettamente l’inglese e l’italiano. Tra i missionari di Kampala, fu scelto Magee. E Paolo VI - colpito dalla sua discrezione e dalla sua preparazione linguistica - lo portò in Vaticano col ”grado” di segretario aggiunto. Il giovane Magee ben presto diventò l’uomo-ombra del segretario Macchi e figura di raccordo tra l’entourage papale e il direttore dell’Osservatore Romano, monsignor Romeo Panciroli. Per oltre un decennio Macchi, Panciroli e Magee diventarono i monsignori più potenti della Curia tanto da essere soprannominati il ”trio di Paolo VI”. Magee fu anche testimone diretto del tentativo di aggressione a Paolo VI a Manila, nelle Filippine. Papa Montini in quella circostanza fu salvato, grazie al pronto intervento di Macchi, da uno squilibrato che voleva accoltellarlo» (Orazio la Rocca, ”la Repubblica” 25/3/2010).