Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 25 Giovedì calendario

Testini Nicola

• Andria (Barletta, Andria, Trani) 25 aprile 1972. Maresciallo dei carabinieri. Il 22 ottobre 2009 fu arrestato insieme ai colleghi della Compagnia Trionfale di Roma Carlo Tagliente, Antonio Tamburrino, Luciano Simeone per un’estorsione da 80.000 euro al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, soldi che sarebbero stati versati per evitare la diffusione di un video che ritraeva l’esponente del Partito democratico in momenti intimi con un trans (vedi SIMEONE Luciano). Nel marzo 2010 il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli lo accusarono di aver assassinato con un letale “speedball” di eroina purissima il pusher Gian Guerino Cafasso (vedi CAFASSO Gian Guerino), complice e custode del video usato per ricattare Marrazzo. Caduta l’accusa di omicidio volontario premeditato «per mancanza di indizi» (per il gip Renato Laviola, Cafasso morì a causa dell’aritmia cardiaca di cui soffriva e non per la droga che gli sarebbe stata ceduta da Testini), nel novembre 2010 gli furono concessi gli arresti domiciliari • «[...] figlio di una famiglia di carabinieri [...] carriera lustra di encomi eppure, a quanto sostiene ora la Procura [...] “Ricattatore”, “assassino” e “rapinatore” saltuario con i suoi compari Simeone e Tagliente delle “trans” e dei loro clienti. Ad accusare Testini della morte di Cafasso è Jennifer, un’altra delle transessuali che hanno per mesi occupato il proscenio di questa storia. Jennifer è l’ultima a vedere Cafasso vivo la notte tra l’11 e il 12 settembre 2009. Divide con lui la stanza “406” del “Romulus”, albergo sulla via Salaria dove i due hanno preso alloggio il 27 agosto. In quella stanza d’albergo Jennifer vede Cafasso tirare lo “speedball” che lo uccide. Ma quel che più conta, Jennifer sa, per esserne stata testimone qualche ora prima, che Cafasso ha ricevuto quella dose killer di eroina dalle mani del maresciallo Testini. La consegna - racconta la trans ai pm che la interrogano nel novembre 2009 - è avvenuta a Saxa Rubra, quartiere lungo la via Flaminia. “Come accaduto molte altre volte”. Perché Testini [...] di Cafasso era diventato anche il pusher. [...] Le analisi tecniche condotte dal Ros dei carabinieri hanno [...] accertato che la sera dell’11 settembre 2009, in un orario coincidente con i ricordi di Jennifer, i cellulari di Testini e Cafasso parlano tra di loro (lo documentano i tabulati) e, soprattutto, ad un certo punto vengono agganciati dalla stessa cella di Saxa Rubra. Senza contare che riscontri sarebbero stati trovati anche alle indicazioni sul luogo dell’incontro. Abbastanza per accreditare l’attendibilità della transessuale. Abbastanza per concludere che quella dose venne “tagliata” da Testini per uccidere. Nella certezza che Cafasso, un cocainomane obeso e diabetico, non solo non avrebbe mai potuto dubitare di ciò che si preparava a tirare (credeva che quella polvere bianca fosse cocaina e si fidava del carabiniere che gliela spacciava). Ma non avrebbe mai potuto sopravvivergli. Di più: nella certezza che nessuno avrebbe prestato attenzione alla morte in una camera d’albergo di un tipo come Cafasso, archiviandola dunque per quel che appariva. Un’overdose di cocaina (e non di eroina, come invece avrebbero dimostrato il supplemento di analisi disposte sul cadavere dalla Procura). Per altro, al netto di ciò che racconta Jennifer e documentano gli accertamenti tecnici, a complicare la posizione di Testini sono i tempi della morte di Cafasso e la ricostruzione del verosimile movente del suo assassinio. Nella vicenda Marrazzo, il settembre del 2009 è infatti un mese cruciale. Per quel che la Procura ha sin qui ricostruito, è a settembre che Cafasso “scopre” di essere stato estromesso dalla trattativa che i quattro carabinieri vanno conducendo da oltre due mesi per piazzare i 2 minuti e 38 secondi del video girato il 3 luglio in via Gradoli, durante l’irruzione posticcia dei militari Simeone e Tagliente. Cafasso, che per primo ha cercato senza successo di vendere quel filmato al quotidiano “Libero” per 500 mila euro, non fa infatti più parte degli accordi che Testini e i suoi tre compari si preparano a stringere con l’agenzia di Milano “Photo Masi” (60 mila euro). E comunque deve restare fuori dall’asta che su quelle immagini si scatenerà tra la Mondadori, “Libero” e lo stesso Marrazzo (avvertito da Berlusconi). Insomma, è diventato un ingombro. Di cui liberarsi in fretta. Anche perché Testini sa - la Procura a questo punto ne è convinta - che se qualcosa dovesse andare storto Cafasso tornerà utile come formidabile alibi. Da morto, i carabinieri gli potranno infatti accollare non solo la responsabilità di aver concepito il ricatto a Marrazzo, ma di averne anche girato il video. Una versione, questa, su cui Testini, Simeone, Tagliente e Tamburrino si sono attestati dal giorno del loro arresto. [...]» (Carlo Bonini, Maria Elena Vincenzi, “la Repubblica” 25/3/2010).