Lettere al Corriere, Corriere della Sera 24/03/2010, 24 marzo 2010
LETTERE – ROMA CITTA’ APERTA: L’ARMISTIZIO – A
proposito del diario del maresciallo Enrico Caviglia e della resa di Roma (Corriere, 22 marzo) vorrei aggiungere che proprio durante la presentazione di un mio volume, il generale Vincenzo Camporini, capo di stato maggiore della Difesa, ha voluto porre in risalto, oltre al maresciallo Caviglia, anche la figura esemplare del tenente colonnello Leandro Giaccone che si recò a negoziare con Kesselring l’armistizio per Roma Città Aperta. Dopo le dure condizioni imposte dal maresciallo tedesco, né il ministro della Guerra Sorice né il generale Carboni si decisero a firmare la resa nonostante l’imminente scadenza dell’ultimatum. Fu Giaccone che si propose volontariamente di farlo. Ma quando giunse al Comando tedesco, come ha sottolineato il generale Camporini, gli aerei tedeschi erano già partiti per il volo di rappresaglia su Roma. Su ordine di Kesselring rientrarono alla base. L’armistizio della città aperta fu firmato e Roma fu salva. Va ricordato che Giaccone fu poi un valoroso combattente nella guerra di liberazione.
Alessandro Cortese de Bosis
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