GIAMPAOLO VISETTI, la Repubblica 24/3/201, 24 marzo 2010
DALLA BIBBIA AI SOCIAL NETWORK ECCO IL NUOVO MURO DI PECHINO - PECHINO
Il "Muro di Pechino" divide ormai la Cina dal mondo che garantisce diritto di espressione e libertà di accesso all´informazione. Il rischio che il più grande mercato online del pianeta si trasformi in un´immensa Corea del Nord della Rete, scuote però anche la grande scommessa azzardata dall´Occidente su Pechino: confidare che capitalismo e Internet avrebbero abbattuto l´autoritarismo comunista, diffondendo in Oriente i germi della democrazia. La puntata economica è stata già perduta. L´azzardo web, dopo il caso Google, ha buone possibilità di esserlo presto.
Non sarà la Cina capital-socialista a cambiare, nel nome del rispetto delle opinioni. Potrebbero piuttosto essere Europa e Usa, a mutare, per ragioni di business. La grande sfida asiatica della censura ci raggiunge in una fase di fragilità. Pechino può oggi, con più argomenti, dimostrare che non solo si può vivere senza Google, ma che si può anche prosperare senza i diritti essenziali affermati negli ultimi duecento anni. La censura cinese è l´alternativa autoritaria del secolo, la grande tentazione riemersa dalla crisi finanziaria globale. Non si risolve in segregazione digitale, se pure Internet rappresenti oggi ciò che fino al 1989 sono state le frontiere presidiate da eserciti e missili atomici. una barriera sempre più sofisticata, che si estende dalla Bibbia a Twitter, ma che conserva la funzione delle origini: garantire la continuità di un potere attraverso l´impossibilità delle persone di accedere ai dati che offrono l´opportunità di formarsi opinioni complete e autonome. Dopo le speranze dell´autunno di Berlino, la censura è diventata l´ossessione della leadership di Pechino. I vincoli allentati dopo la tragedia della Rivoluzione Culturale, sono tornati a stringersi con il massacro negato di piazza Tiananmen. Il terrore di fare la fine dell´Urss ha insegnato ai tecnocrati cinesi, nati sotto Mao Zedong, che censura e propaganda sono la colonna portante di ogni dittatura. La Cina del miracolo economico è oggi il Paese più avanzato del pianeta per aeroporti, strade e ferrovie ad alta velocità. Assieme al record della mobilità fisica, detiene però anche il primato della paralisi intellettuale. Giornali, televisioni, radio e libri sono rigidamente controllati dal "Gapp", la "General Administration of Press and Publication" che passa al setaccio ogni parola resa pubblica nella nazione. Un gruppo di vetusti funzionari di partito, supportato da oltre quarantamila giovanissimi agenti-ingegneri informatici, "armonizza" anche film, musica, videogiochi, testi scolastici e perfino conversazioni in ufficio, cerimonie religiose, eventi culturali e messaggi morali. Gli esiti, spesso, dal dramma taciuto del latte alla melamina degenerano in farsa. Il caso più famoso resta quello delle "false dirette" durante le Olimpiadi 2008. Per concedere il tempo alla censura di oscurare le riprese in caso di proteste politiche, le trasmissioni furono differite di dieci secondi. I risultati delle gare raggiungevano il mondo prima delle immagini nello stadio, con un effetto caos passato alla storia.
Nel 1960 "Ben Hur" fu censurato perché «con il cristianesimo diffondeva credenze superstiziose». Nel 1972 Michelangelo Antonioni fu vietato perché «controrivoluzionario e anti-cinese». Sono poi caduti Scorsese, Brad Pitt, "Memorie di una geisha" e Borat, fino a "Pirati dei Caraibi" e ai sette minuti di sesso di Tang Wei in "Lussuria". E´ chiaro però che Pechino, dietro lo schermo del controllo culturale, antepone a tutto l´immutabilità politica della Città Proibita. Un anno fa il discorso di insediamento di Barack Obama fu improvvisamente interrotto quando il presidente Usa disse che «le precedenti generazioni hanno sconfitto il fascismo e il comunismo». In novembre l´incontro di Obama con i finti studenti di Shanghai, sulla libertà di Internet, non è stato nemmeno trasmesso. Molti occidentali, il 4 giugno 2009, si stupirono per l´assenza di mobilitazione cinese nel ventesimo anniversario di Tiananmen. Non credevano che i giovani, e i cinesi residenti fuori dalla capitale, non sapessero di cosa l´Occidente continui a parlare. L´isolamento totale della seconda potenza del mondo resta d´altra parte un mistero. Il nuovo cyber-esercito cinese è capace di interrompere le comunicazioni telefoniche selettivamente, regione per regione, come avviene in Tibet, o nello Xinijang. Oscura i social network, come YouTube, Facebook, Twitter e le più diffuse piattaforme blog. Cancella parole e temi sensibili, tra cui le dichiarazioni d´amore, anche dagli sms degli adolescenti. Una lista nera di domini e indirizzi IP, il blocco di termini chiave negli URL e nelle pagine web di Ong e attivisti per i diritti umani, ha trasformato l´Internet nazionale nel più grande Intranet del mondo. Aggirare il Muro resta però semplice. Per accedere ai server bloccati basta utilizzare utilizzare proxi straniere, o ricorrere a una Rete privata virtuale. Già 400 mila cinesi, pagando tra i 25 e i 40 dollari all´anno, sfruttano i servizi commerciali "VPN", mentre copie pirata ed edizioni clandestine introducono nelle case ogni genere di film, videogiochi e pubblicazioni vietate. Anche le televisioni straniere, a partire da Cnn e Bbc, sono teoricamente riservate ai satelliti che coprono quartieri diplomatici e governativi, o le residenze dei nuovi milionari. Ogni chiosco di spiedini e ogni villaggio segue però misteriosamente i network internazionali e milioni di cinesi passano le notti davanti alla Premier League. La ragione è semplice: la nuova censura cinese, strumento della propaganda, non deve «vietare», ma «condannare», opponendo il nazionalismo dell´Oriente al neoimperialismo dell´Occidente. Il problema della fuga delle multinazionali straniere non c´è: sono 660 mila, aumentano ogni mese, nel 2009 gli investimenti esteri sono calati solo del 2,6%, minimo planetario. Prima di Google solo la Levi Strauss, dopo l´89, aveva lasciato la Cina per denunciare la censura. tornata due anni fa.
I cinesi fingono di non conoscere i pensieri che attraversano il secolo. Ma non è il mondo a lasciare la vecchia Cina oscurata. la nuova Cina inorgoglita ad abbandonare il mondo retto dalla democrazia dell´informazione. Può non piacere: però ci preoccupa e non sappiamo più chi è destinato a prevalere.