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 2010  marzo 24 Mercoledì calendario

3 articoli - LA NUOVA FIAT CON 5 MILA POSTI IN MENO - TORINO - Quasi cinquemila dipendenti in meno, riduzione di un quarto del numero dei modelli prodotti (da 12 a 8) e aumento del 50 per cento dell´attuale produzione italiana ( da 600 a 900 mila auto, soprattutto grazie all´arrivo della Panda a Pomigliano)

3 articoli - LA NUOVA FIAT CON 5 MILA POSTI IN MENO - TORINO - Quasi cinquemila dipendenti in meno, riduzione di un quarto del numero dei modelli prodotti (da 12 a 8) e aumento del 50 per cento dell´attuale produzione italiana ( da 600 a 900 mila auto, soprattutto grazie all´arrivo della Panda a Pomigliano). Il piano strategico 2010-2014 che Marchionne presenterà il 21 aprile comincia a prendere forma nelle analisi e nelle indiscrezioni che circolano nei cinque stabilimenti di assemblaggio finale e nei tre dedicati alla produzione dei motori e dei cambi. Queste indiscrezioni parlano anche di sette modelli con marchio Fiat, Alfa e Lancia realizzati negli Usa per il mercato d´Oltreoceano, per una produzione complessiva che dovrebbe superare le 350 mila unità sull´altra sponda dell´Atlantico. Particolarmente critica, in base ai programmi, la situazione della produzione motoristica in Italia. Il piano prevederebbe dunque il taglio del 15 per cento degli organici degli addetti al montaggio finale, quei 30.000 operai di linea che nei mesi scorsi sono rimasti fermi per due settimane quando ha cominciato a farsi sentire l´effetto dello stop agli incentivi. Nel calcolo sono compresi i 1.500 dipendenti diretti di Fiat a Termini Imerese (come è noto lo stabilimento siciliano chiuderà il 31 dicembre del 2011) e i 500 dipendenti che andranno in mobilità volontaria a Cassino sulla base di un accordo sindacale firmato nei mesi scorsi. Sono una novità invece i 2.000-2.500 addetti in meno alle Carrozzerie di Mirafiori e le 500 tute blu che il sindacato stima possano perdere il posto a Pomigliano in seguito al passaggio dalle produzioni Alfa alla Panda. Dopo la presentazione del piano, il 21 aprile, toccherà ai sindacati discutere, stabilimento per stabilimento, come raggiungere la saturazione degli impianti senza ridurre gli organici. anche probabile che nelle prossime settimane dal Lingotto giungano ancora aggiustamenti. A preoccupare le organizzazioni dei lavoratori non è solo il futuro di coloro che perderanno il posto (molti, nell´arco dei prossimi quattro anni, matureranno i requisiti per la pensione) ma anche la riduzione secca degli organici nel futuro: «Dobbiamo considerare chiusa la fase in cui si identificava la Fiat con la produzione di auto in Italia», dice Enzo Masini, responsabile nazionale auto della Fiom-Cgil. E aggiunge: «Dovremo incalzare l´azienda perché aumenti il numero dei modelli rispetto alle indiscrezioni di questi giorni. Dovremo anche chiedere al Lingotto di portare in Italia produzioni di qualità e di dare un futuro agli stabilimenti italiani di produzione dei motori». Il futuro degli impianti motoristici sarà discusso il 30 marzo prossimo al ministero dello sviluppo economico. Quanto a Termini, se ne parlerà il 13 aprile: «In quella sede - chiede Masini - sarà necessario avere un quadro completo delle proposte in campo». p.g., la Repubblica 24/3/2010 FABBRICHE PI PICCOLE E SOLO 8 MODELLI PREPENSIONAMENTI PER ATTUTIRE IL COLPO - TORINO - In gergo si chiama «operazione downsize» ed è il trattamento che gli ingegneri Fiat riservano in laboratorio ai motori tradizionali per ridurne la cilindrata e aumentarne contemporaneamente la potenza. Una cosa simile accadrà nei prossimi cinque anni agli stabilimenti italiani del gruppo: fabbriche più piccole, con meno addetti ma con maggiore produzione. Nel dettaglio, le indiscrezioni sul piano parlano di una Fiat profondamente modificata sia negli stabilimenti di assemblaggio finale (le classiche linee di montaggio) sia nella produzione di motori e cambi. L´assemblaggio finale si farà in quattro dei cinque stabilimenti oggi in produzione perché il piano confermerà la chiusura di Termini Imerese. Alle Carrozzerie di Mirafiori dei 5 modelli oggi in produzione (Idea, Musa, Punto, Multipla e Mito) si salverà solo la Mito. Si aggiungerà invece un nuovo prodotto (oggi noto con il nome in codice «L1»), una monovolume di grandi dimensioni che potrà avere 5 o 7 posti. Le tre attuali linee di montaggio verranno ridotte a una che produrrà contemporaneamente MiTo e L1. Questo significa che, senza l´aggiunta di altre produzioni, i 5.000 addetti al montaggio finale potrebbero ridursi anche della metà, a 2.500. Un taglio considerevole anche se l´età media degli addetti di Mirafiori è abbastanza alta da consentire un sistema di prepensionamenti entro i prossimi cinque anni che attutisca l´effetto sociale della riduzione d´organico. Non ci dovrebbero essere particolari problemi invece a Melfi dove si continuerà a produrre la Punto anche se difficilmente nei prossimi anni si raggiungerà il record di 290.000 auto prodotte nel 2009 grazie agli incentivi: gran parte dei paesi europei infatti hanno chiuso il rubinetto. A Cassino, stabilimento dedicato al segmento C, cambieranno i modelli e l´occupazione sarà ridotta di 500 persone rispetto ai 4.600 addetti di oggi. Si tratterà di uscite volontarie verso la pensione, come prevede un accordo sindacale. La Bravo verrà sostituita da un´altra media del marchio Fiat mentre la Croma cesserà la produzione. Oltre alla nuova Bravo arriveranno un crossover e l´Alfa Giulietta (già in produzione in queste settimane). Confermata la produzione della Lancia Delta. La rivoluzione più profonda sarà a Pomigliano dove la Panda comincerà la produzione delle preserie nell´autunno del 2011. Il Lingotto pensa di spendere 750 milioni nella riconversione della fabbrica che cesserà di produrre le Alfa per passare all´utilitaria. Le due linee oggi in funzione (quella della 147 e quella della 159 e Gt) saranno sostituite da almeno due linee di Panda destinate a realizzare 250 mila auto all´anno. Ma nessuno riesce a prevedere quali effetti avrà questa rivoluzione sull´indotto, tutto calibrato sui modelli di fascia medio-alta del Biscione. I sindacati temono che anche tra i dipendenti diretti si avrà una riduzione di 500 persone sugli attuali 5.100 addetti. A questi stabilimenti si aggiungerà il prossimo anno la carrozzeria Bertone di Grugliasco (To) dove le indiscrezioni già circolate in autunno prevedono la produzione di tre modelli Chrysler: la 300C, il Grand Voyager e la Jeep Grand Cherokee. Sono i tre modelli attualmente realizzati a Graz dalla Magna. Alcuni hanno visto nella scelta la vendetta di Fiat verso i concorrenti vincitori nella battaglia Opel (poi persa da tutti perché Gm decise di non vendere la sua costola europea). Il futuro dei due principali stabilimenti di produzione dei motori è incerto. A Pratola Serra (Av) la Fma che produce cilindrate medio alte (da 1.600 cc in su) ha subìto gli effetti della crisi passando dai 500 mila motori del 2006 ai 170 mila dello scorso anno. A Termoli invece il boom delle utilitarie dovuto agli incentivi ha fatto lievitare la produzione dei piccoli motori fino a 900 mila pezzi all´anno. Il futuro è incerto perché la Fiat avrebbe intenzione di realizzare in Polonia, a Bielsko Biala, tutti i nuovi motori bicilindrici destinati a sostituire il quattro tempi nelle piccole e medie vetture (sono previste versioni del due tempi fino a 105 cavalli). Alcune indiscrezioni cominciano a circolare anche sulla produzione negli Usa dove i marchi del Lingotto dovrebbero essere rappresentati da sette modelli: un restyling Lancia della 300C e del Voyager, tre modelli Alfa (Giulietta, l´ammiraglia 169 e uno sportover) e una versione del Turney con marchio Fiat. Questi sei modelli dovrebbero garantire una produzione annua di 250 mila auto alle quali aggiungere le 100 mila previste per la 500. PAOLO GRISERI la Repubblica 24/3/2010; A UN PASSO LA SEPARAZIONE IN DUE DEL GRUPPO LE ATTIVIT EXTRA-AUTO VERSO JOHN ELKANN - E dopo? Dopo questa data, il passo più importante sarà quello dello spin off, ovvero dello scorporo delle attività automobilistiche (o altro?) e della loro quotazione in Borsa. Ci saranno da quel momento due Fiat in un contesto che molti temono possa coincidere con un processo di "deitalianizzazione" del gruppo. Chi le comanderà e quale ruolo avrà la famiglia Agnelli che oggi controlla la Fiat attraverso Exor di cui il giovane Elkann è presidente? Nell´ultimo mese il titolo del Lingotto ha guadagnato a Piazza Affari più del 12% e più del 6% nell´ultimo semestre, mentre nell´arco dell´anno ha quasi raddoppiato il suo valore. Nonostante la crisi, la performance è stata possibile grazie al settore auto. E´ evidente, quindi, che è questo settore a fungere da traino nelle operazioni in corso e in quelle future. A proposito delle quali, rispetto alla prima impostazione, ora Marchionne sembra quasi aggiustare il tiro. E dice: «Non importa chi va da quale parte», se cioè sarà il settore auto a essere staccato dalla casa madre, o i camion e i trattori. E´ questo un aspetto non secondario della questione. L´argomento è già sotto i riflettori degli analisti e se ne parla all´interno della famiglia. Anche se si farà di tutto per evitarlo nell´assemblea di venerdì, diventerà un passaggio obbligato dell´investor day del 21 aprile o subito dopo. Perché c´è già chi assicura che allo spin off si procederà la prossima estate. Anche perché le condizioni, almeno quelle indicate al suo primo annuncio da Marchionne, ci sono già tutte prima che il piano strategico Fiat-Chrysler vada a regime nel 2014: il Lingotto e la sua controllata americana già oggi sono molto oltre la soglia di 4 milioni di vetture prodotte all´anno con previsione di andare presto sopra i 6 milioni. In questa prospettiva si dice che a comandare la parte auto non potrà non essere Marchionne in quanto protagonista della rinascita Fiat e del suo sbarco in America. A quel punto sarà interessante capire che cosa resterà dell´ "altra Fiat" e quale sarà il suo futuro. Un Lingotto senza l´auto, secondo gli analisti più attenti, potrebbe infatti consigliare a Exor di riprendere il dossier della diversificazione che circolava all´epoca della crisi Fiat, prima ancora che avesse inizio la cura Marchionne. Naturalmente oggi lo si farebbe in condizioni più favorevoli poiché l´operazione non sarebbe dettata da uno stato di necessità e inoltre disporrebbe di capitali più robusti. Una Fiat meno italiana e più globale sarebbe affare di Marchionne. L´ "altra Fiat", incanalata verso un futuro meno industriale e più finanziario, resterebbe sotto il governo della famiglia. Oggi a Torino un direttivo di Confindustria, seguito domani dalla giunta per la nuova squadra, potrebbe essere l´occasione per discutere un argomento già affrontato poco più di un mese fa tra Emma Marcegaglia e i vertici del Lingotto: l´ingresso del vicepresidente di Fiat nel direttivo della confederazione e nel quale ci sarà anche il presidente Montezemolo. Questa «promozione» di John Elkann, unitamente a una escalation dei suoi impegni in veste di rappresentante ufficiale di Fiat in Italia e all´estero, fa pensare, anche tra gli eredi dell´Avvocato che oggi hanno qualche ruolo all´interno del gruppo, a una sorta di investitura. Potrebbe dunque essere lui il numero uno dell´ "altra Fiat". Ma con due problemi non facili da risolvere: spiegare la "deitalianizzazione" del gruppo da sempre controllato dalla sua famiglia e definire il ruolo di Montezemolo che ancora gode della fiducia di questa famiglia che lo ha chiamato in un momento particolarmente difficile della storia di Fiat. SALVATORE TROPEA la Repubblica 24/3/2010