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 2010  marzo 24 Mercoledì calendario

GENERALI, L’AFFONDO DI GERONZI

Cesare Geronzi convoca il comitato nomine di Mediobanca per venerdì nel primo pomeriggio; il momento della scelta del nuovo presidente delle Generali dunque si avvicina e proprio l’accelerazione impressa dallo stesso Geronzi fa pensare che il presidente di piazzetta Cuccia sia convinto delle sue chances di andare a occupare la carica a Trieste.
Ma ancora ieri sera, dopo una giornata in cui Geronzi ha incontrato alcuni importanti azionisti della banca, il nome del candidato alla poltrona più alta delle Generali, da Mediobanca non filtrava una candidatura univoca. Anzi, dopo che venerdì scorso l’amministratore delegato Alberto Nagel - cui da statuto spetta il compito di indicare i vertici del Leone dopo aver sentito il presidente della stessa Mediobanca - aveva fatto il nome dell’attuale ad di generali, Giovanni Perissinotto, per un’ascesa alla presidenza, nulla è cambiato. Secondo quel che si apprende, infatti, Nagel e Geronzi non avrebbero ancora avuto modo di confrontarsi direttamente dopo quel giorno. Probabile, dunque, che un faccia a faccia ci sia tra oggi e domani, in vista del comitato nomine. Intenzione di Nagel sarebbe comunque quella di evitare spaccature: se in comitato nomine dovesse arrivare con forza la candidatura ufficiale di Geronzi è difficile dunque immaginare il management che si opponga e che chieda di portare la questione all’intero consiglio Mediobanca. E la strada, almeno in teoria, è aperta anche alla possibilità di un terzo candidato. Se poi Geronzi arrivasse in Mediobanca si aprirà quello che per molti osservatori è il vero nodo della questione, ossia la presidenza della stessa piazzetta Cuccia. Qui la soluzione considerata migliore per la stabilità della banca è quella di una transizione del direttore generale Renato Pagliaro alla poltrona più alta.
Mentre Geronzi ieri coltivava i rapporti con i grandi soci - in piazzetta Cuccia ha ricevuto Salvatore Ligresti e poi Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e figlia del presidente del Consiglio - in Francia Vincent Bolloré, grande azionista della banca e consigliere che siede anche nel comitato nomine, ha evitato accuratamente di prendere posizione sul tema della presidenza. A margine della presentazione di alcuni dati finanziari, Bolloré ha rilasciato qualche dichiarazione di rito: «Sono convinto che il comitato nomine di Mediobanca e il consiglio di Mediobanca troveranno una lista di amministratori che permetteranno a generali di preservare la sua indipendenza e la sua competenza e di continuare a svilupparsi». E in quanto al presidente uscente Antoine Bernheim, che di Bolloré è stato grande sponsor: «Penso che sulla base delle capacità tutti abbiano voglia di rinnovare il mandato di Bernheim, rappresenta la stabilità, conosce benissimo l’Italia, ma poiché il problema è l’età, bisogna trovare una formula. In ogni modo penso che Bernheim resterà nel panorama di Generali», ossia - come appare già deciso - che sarà presidente onorario della compagnia.
Meno scontate le affermazioni di Bolloré che rimandano al primo consiglio Generali, subito dopo l’assemblea del 24 aprile, per decidere le cariche, anticipando pure che con ogni probabilità sarà composto da 15 membri, 13 eletti da Mediobanca e due dalle minoranze: «Il comitato nomine di Mediobanca - spiega - farà una lista di amministratori per Generali e poi ci saranno le liste di minoranza. Tutti si troveranno in un consiglio per decidere chi sarà il presidente».
La formula è corretta, almeno in teoria. Ma, sebbene questa sia la prima volta che Mediobanca indica la lista di maggioranza per il Leone, risulta difficile pensare che nell’elencare i nomi non venga indicato quello del presidente. Più empiricamente, se nella lista che con ogni probabilità uscirà da piazzetta Cuccia ci sarà il nome di Geronzi significa che sarà lui presidente. In realtà quel nome potrebbe comparire anche se Geronzi avesse, come di tradizione avviene per il presidente di Mediobanca, un ruolo da vicepresidente nella compagnia. Ma il banchiere romano avrebbe già fatto sapere che quel posto non ha senso per lui. O la poltrona più alta di Trieste o nulla, insomma.