MANUELA GANDINI, La Stampa 22/3/2010, PAGINA 32, 22 marzo 2010
LA VITALITA’ DEGLI ANNI SESSANTA
Quando Graziella Lonardi Bontempo, giovane bellissima nobile napoletana, arriva a Montepulciano, nel maggio 1970, alla mostra «Amore mio», rimane folgorata dalle opere e dall’atmosfera, perché dice: «Mi somigliava molto quella mostra». Chiede notizie del curatore e le indicano «un baffone dai capelli scurissimi, che avanzava con un gran pacco di giornali sotto il braccio e un passo ducesco». Era Achille Bonito Oliva. In quel momento Lonardi, che ha intenzione di occuparsi d’arte e creare una struttura, (quella che diventerà gli «Incontri Internazionali d’Arte») propone al critico di collaborare con lei. La storia di due mostre tra le più importanti in Italia e all’estero, scaturite dal lavoro di Lonardi, Bonito Oliva e Piero Sartogo, è raccontata ora in un’esposizione in corso al Macro, curata da Luca Massimo Barbero e Francesca Pola, intitolata «A Roma, la nostra era avanguardia».
Le due mostre documentate sono «Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70», organizzata al Palazzo delle Esposizioni nel 1970, e «Contemporanea», la prima grande rassegna che mette a confronto, nel 1974, artisti americani e europei dei movimenti Fluxus, Pop, Conceptual, Poverista. Negli spazi del parcheggio di Villa Borghese, sede di «Contemporanea», potevi incontrare Joseph Beuys spazzare a terra, Bob Rauschenberg andare a cercare materiali per la sua opera e tornare con un triciclo, Pier Paolo Pasolini frequentare ogni sera la sezione cinema e performance. E in giro per Roma capitava di vedere Christo e Jean Claude arrivare con tutto il necessario per impacchettare personalmente le Mura Aureliane. Ma come vengono ricostruiti oggi i due appuntamenti storici? Le fotografie di Ugo Mulas scattate, giorno dopo giorno, a Vitalità del Negativo riempiono due pareti ricostruendo quell’atmosfera in bianco e nero, così politica e poetica, che ci rende nostalgici e golosi. Ma anche gli articoli, le lettere e i documenti che il visitatore è invitato a esplorare, segnano il passo di un’avventura da recuperare e riconoscere.