FABIO MARTINI, La Stampa 22/3/2010, PAGINA 7, 22 marzo 2010
IL DOPING BIPARTISAN SULLE PIAZZE
La prima questura d’Italia che platealmente ridimensiona una manifestazione promossa dal partito del premier non è una cosa che capita tutti i giorni. Eppure è realmente accaduto due sere fa, quando la questura di Roma ha dato i suoi numeri: in piazza San Giovanni, ad applaudire il presidente del Consiglio, secondo le stime della polizia, c’erano «centocinquantamila persone». Due ore prima uno dei leader organizzativi del Pdl, Loris Verdini, aveva annunciato alla piazza: «Siamo abbondantemente sopra il milione!».
A prima vista una dissonanza enorme: la stima ufficiale era quasi dieci volte inferiore a quella pidiellina. Ma dov’è la novità? Da qualche anno è sempre la solita storia: i partiti (di destra e di sinistra) gonfiano i numeri e la questura li ridimensiona. Anche stavolta sembrava il solito gioco delle parti, destinato a rapida dissolvenza.
Sennonché, a riaccendere i riflettori ha pensato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, che due sere fa ha chiosato così le stime della polizia: «Siamo grati alle forze dell’ordine ma meno grati al questore di Roma che in preda a stress, o a crisi etilica, ha diffuso cifre false, in difetto».
Ieri mattina, sia pure con uno stile diverso, anche il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto ha tenuta accesa la miccia, attaccando il questore di Roma, Giuseppe Caruso, che a suo tempo, quando era a Palermo, fu tra gli artefici dell’arresto di un boss della mafia come Bernardo Provenzano. Poi Caruso ha informalmente ricevuto la copertura politica del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e del capo della polizia, Antonio Manganelli.
Inizia la Cgil
Eppure la tendenza a gonfiare i numeri delle proprie manifestazioni non è una prerogativa berlusconiana. Il doping è un vizio recente, esaltato dalla Seconda Repubblica.
Racconta Paolo Nerozzi, già numero due della Cgil e organizzatore di decine di cortei e scioperi: «Nel dopoguerra, ma soprattutto a cominciare dallo storico corteo dei centomila metalmeccanici a Roma il 28 novembre 1969, c’è sempre stata una sostanziale corrispondenza tra numeri dichiarati e realtà. Chi ha cambiato le regole del gioco è stato Berlusconi».
In realtà, come confida un vecchio dirigente del Pci che ha organizzato manifestazioni per tutta la vita, il primo smottamento lo ha provocato proprio la Cgil: «E’ vero, fino a una decina d’anni fa le stime erano sostanzialmente reali, ma una certa tendenza a dilatare i numeri negli ultimi anni l’ha avuta il sindacato. Persino l’oceanica manifestazione a difesa dell’articolo 18, quella del 23 marzo 2002, quella dei tre milioni, è stata un po’ sovrastimata. Anche se i due milioni reali restano tantissimi».
Tanti, a tal punto che afflusso e deflusso dal Circo Massimo durarono diverse ore. Proprio come a Washington il 20 gennaio 2009 per il giuramento di Barack Obama. Quel giorno a Capitol Hill erano presenti un milione e mezzo di persone, che impiegarono cinque ore a lasciare la spianata, un esodo in alcun modo paragonabile a quello di sabato scorso da piazza San Giovanni.
Veltroni
Anche nel 2003, quando sfilò per le strade di Roma il popolo della pace, il grido «siamo due milioni» risultò ridimensionato dalle stime della questura: 650 mila.
Un altro contributo al salto di qualità lo diede il centrodestra, il 2 dicembre 2006. Quel giorno, nel tentativo di buttar giù il governo Prodi, Berlusconi portò in piazza tantissima gente: «Siamo due milioni», annunciò il Cavaliere. Ma anche quel giorno la questura ridusse la stima, valutando in 700 mila le presenze.
Ma una volta presa la rincorsa anche il Pd di Walter Veltroni (leader assai sensibile all’"effetto che fa") si produce nel suo dopaggio. Il 25 ottobre 2008 il Pd convoca una manifestazione che si conclude al Circo Massimo. Achille Passoni, ex Cgil, artefice organizzativo della marcia cofferatiana sull’articolo 18, annuncia: «Siamo due milioni e mezzo!». La questura è costretta a ridimensionare drasticamente: sono al massimo duecentomila.