FRANCESCO SEMPRINI, La Stampa 22/3/2010, PAGINA 2, 22 marzo 2010
IL PREZZO DEL TRIONFO SARA’ LA SCONFITTA NEL VOTO A NOVEMBRE
Nel medio e lungo termine la riforma si rivelerà un problema per Barack Obama che, oltre a perdere senatori e deputati nelle elezioni di metà mandato, dovrà vedersela con un clima politico più aspro». Non ha dubbi Larry Sabato, analista politico e direttore del Center for Politics, secondo cui la legge votata dal Congresso è destinata a perdere pezzi importanti nel giro di dieci anni.
Professore, che cosa rappresenta questa riforma per il presidente?
«Nel breve termine questa è senza dubbio una vittoria storica. Il partito democratico ha tentato senza successo, sin dai tempi di Harry Truman, di cambiare il sistema sanitario nazionale e solo Obama sembra esserci riuscito. Nel medio e lungo termine invece questa vittoria giocherà a suo sfavore. I repubblicani si rafforzeranno grazie al sostegno di tutti gli scontenti. Obama avrà molta meno flessibilità per il resto del suo mandato e anche successivamente, perché perderà diversi seggi, sia alla Camera che in Senato, nelle elezioni di metà mandato a novembre».
In sostanza la riforma passa e i sostenitori vengono sconfitti alle urne?
«Non c’è dubbio che a novembre la performance repubblicana sarà decisamente migliore rispetto alle ultime elezioni. I democratici rischiano di perdere una parte dei voti moderati, ma anche di quei liberal che non sono soddisfatti della riforma così com’è stata fatta».
E’ a rischio anche la rielezione di Obama nel 2012?
«Non mi spingerei così in avanti. Ritengo che la riforma sanitaria da sola non sarà decisiva quanto invece la questione economica. Se Barack Obama sarà in grado di rimettere a posto le finanze del Paese, rilanciarne la competitività e abbattere la disoccupazione, potrebbe essere rieletto».
Se la legge non passa, che succede?
«Premesso che la riforma al 90 per cento passerà l’esame del Congresso, nel caso remoto di una sconfitta Obama sarà costretto a ricostruire la presidenza così come accadde a Bill Clinton nel 1994, quando fra l’altro i democratici persero le elezioni di metà mandato».
Che cosa cambia dal punto di vista politico?
«Ci sarà un inasprimento dei toni. Obama è diventato un veleno per gli elettori repubblicani e da parte dei politici Gop ci sarà un’opposizione quasi unanime su tutto quello che il presidente proporrà, in particolare su quelle riforme in cui crede profondamente. Allo stesso tempo c’è il rischio che perda il sostegno di alcuni rappresentanti democratici ai quali sta già chiedendo di compiere delle scelte molto difficili approvando leggi che rischiano di causare la loro stessa fine politica. Escludo infine defezioni tra i repubblicani, per Obama ci sono pochi margini di guadagnare altri voti tra i moderati di centro-destra».
Come cambierà il Paese con questa riforma?
«Il cambiamento sarà molto lento e solo parziale, questo è il problema per Barack Obama. Gran parte delle sottoriforme contenute nel progetto di legge dureranno sicuramente nel tempo, come quella che introduce vincoli operativi ed economici alle assicurazioni. Altre invece sono destinate a fallire. Questa è la prima grande riforma sociale che viene approvata col sostegno di uno solo dei due partiti, e neanche nella sua totalità. Sono sicuro che tra dieci anni parte della riforma sarà stravolta o abolita».
In sostanza parla di un mezzo fallimento?
«Il problema è che gli Stati Uniti hanno un enorme problema di deficit e debito, e nel lungo periodo questa legge non farà altro che ampliarlo. I numeri forniti dal Cbo - l’ufficio bilancio del Congresso - non sono corretti, o meglio sono parziali, perché si concentrano solo su questa legge e non su altre legate alla sanità, che ne influenzeranno costi e funzionamento. E’ lo stesso problema che devono affrontare diversi Paesi europei. Non voglio dire che gli Stati Uniti ne usciranno indeboliti ma senza dubbio questa riforma non sarà l’ultimo atto del dibattito sulla sanità».