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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

Veronica Lario Le foto di Veronica Lario che Novella pubblica in esclusiva risalgono alla fine di aprile del 1980

Veronica Lario Le foto di Veronica Lario che Novella pubblica in esclusiva risalgono alla fine di aprile del 1980. Quando, dopo cinque mesi in giro per l’Italia, era approdata al teatro Quirino di Roma la commedia Il magnifico cornuto di Fernand Crommelynck, con la compagnia del mio amico Enrico Maria Salerno. Qualcuno mi disse che con lui lavorava una splendida fanciulla, una brava ma sconosciuta protagonista femminile, appunto Veronica, con cui Salerno viveva a quei tempi una relazione sentimentale. Perciò andai volentieri a vederla al Quirino». Così inizia il racconto di Bruno Oliviero, il "fotografo delle dive" celebre per i ritratti femminili di personaggi dello spettacolo, della cultura e del cinema (205 li ha raccolti nel volume Prime donne. Istanti d’autore, appena pubblicato da Armando Curcio Editore). Che rivela come conobbe la futura first-lady, il loro rapporto d’amicizia e i segreti che si celano dietro a questo servizio fotografico pubblicato oggi per la prima volta, dopo trent’anni. All’epoca degli scatti la Lario ha 23 anni, 30 in meno di Salerno, e in teatro interpreta Stella, il cui marito è così patologicamente geloso che a un certo punto la costringe a mostrare il seno nudo a un altro uomo, per la cronaca l’attore Gerardo Amato, fratello di Michele Placido. « vero», ricorda Oliviero, «nella commedia c’è quella scena in cui Salerno le strappa la camicetta e lei rimane mezza nuda, col pubblico maschile che impazzisce di gioia, perché Veronica ha un seno spettacolare. «Alla fine andai in camerino per conoscerla e le chiesi se potevo farle un servizio fotografico. Accettò volentieri e qualche giorno dopo venne in studio da me. Gli abiti che indossava se li era portati da casa e aveva scelto cose semplici e divertenti. Il trucco volle a tutti i costi farselo da sola: mi sembrò troppo pesante e teatrale, ma non le dissi nulla. Confesso che quel giorno la trovai sensualissima. Non era una gatta morta, ma anzi aveva un viso intelligente e recitava con l’obbiettivo. Ecco una ragazza con il cervello, pensai, che può far impazzire qualsiasi uomo. «Da pochi mesi era diventata la donna di Enrico Maria Salerno. Quello al teatro Quirino era uno dei primissimi lavori che faceva e io, che nell’ambiente conosco tutti, non l’avevo mai nemmeno sentita nominare. Però capii subito che come attrice ti stregava e non era una sprovveduta. Mi raccontò di essersi presentata alla sua prima audizione con una poesia di Prévert dopo aver seguito col suo fidanzatino dell’epoca un corso serale di dizione dai frati bolognesi dell’Antoniano, quelli dello Zecchino d’Oro. E poi di essersi trasferita a 19 anni a Trieste per studiare in una scuola di recitazione». Veronica Lario, il cui vero nome è Miriam Raffaella Bartolini e che in famiglia chiamavano Lella, è nata a Bologna il 19 luglio del 1956. Figlia unica di genitori non sposati: mamma Flora Bartolini, cassiera alla Standa e col padre trucidato per strada dai tedeschi, e papà Vladimiro Capponi, impiegato con la passione del cesello, morto quando Lella ha solo 13 anni e di colpo è costretta diventare adulta. Trovando una ragione di vita nella recitazione. Racconta ancora Oliviero: «Dopo quel servizio fotografico siamo rimasti in contatto. Anzi, siamo diventati amici. A Roma Veronica faceva vita molto riservata, non usciva mai, ma ci sentivamo spesso al telefono. Lei stava rintanata nel suo piccolo residence». In effetti, ha sempre abitato in pensioni e alberghetti. L’unica casa tutto per sé l’ha avuta soltanto l’estate prima di conoscere Berlusconi, allorché subaffittò da un’amica un appartamento - quando si dice il destino - a Milano 2. «Nelle faccende private», ricorda Bruno Oliviero, «era molto discreta, e anche per questo, un giorno dell’estate 1980, mi sconvolse telefonandomi in lacrime da Bologna, da casa della mamma: "Bruno, sono a pezzi: non so se continuare col teatro e con Salerno oppure no. Pensa, mi ha levato la parte da protagonista nella prossima commedia e l’ha affidata a sua figlia Chiara! A me ha proposto il ruolo della cameriera di Chiara e la cosa mi fa impazzire". Poverina, piangeva a dirotto. «Amava quell’uomo, che per lei era un mito, il grande maestro. Ma se da una parte voleva restargli vicino, dall’altra si sentiva da lui sminuita sul lavoro, e ne soffriva. Ripeteva: "Se la pensa così, si vede che tra noi è finita". E mi chiedeva consigli. "Veronica, se sei davvero innamorata di lui, fai la cameriera! Perché il teatro è sempre teatro, la prossima volta avrai una cosa più importante. Se però non t’interessano lui e la carriera, molla tutto e fai fagotto"». Alla fine vinse l’amore per il palcoscenico e per il suo attempato e fascinoso pigmalione e la Lario accettò quella particina, trasformandosi per un anno nella colf Caterina di Io, l’erede!, di Eduardo De Filippo, che debuttò al Goldoni di Livorno il 18 novembre 1980 per poi approdare al Manzoni di Milano, teatro che il futuro premier aveva comprato nel 1978. «Per un bel po’ ho perso le tracce di Veronica, poi un giorno leggo sui giornali che sta vivendo una bella storia d’amore con Silvio Berlusconi. E subito mi torna alla mente una voce che da anni girava per Roma e io stesso avevo sentito più volte. Dice che da ragazzina Veronica si è fatta predire il futuro da una cartomante e che quest’ultima, dopo aver consultato i tarocchi, sarebbe di colpo sbiancata, balbettando: "Un giorno... tu sposerai... un imperatore..."». In effetti, la Lario aveva conosciuto e stregato il Cavaliere di Arcore molto prima di versare lacrime d’amore al telefono per Enrico Maria Salerno. Un mese prima di debuttare a Roma, infatti, Il magnifico cornuto aveva fatto tappa, dal 28 febbraio al 15 marzo 1980, proprio al Manzoni di Milano, dove il celebre proprietario, fulminato dall’avvenenza della protagonista, bussò al camerino e se ne innamorò follemente. Così l’ha sempre raccontata lui, ma la Lario ha un’altra versione, che svela nel libro Tendenza Veronica, scritto dalla giornalista Maria Latella, oggi direttrice del settimanale A, da anni sua amica e biografa. In pratica, Veronica e Silvio si erano incontrati un anno prima a una cena con molti invitati (e soprattutto invitate) nella villa di Berlusconi in via Rovani, nel centro di Milano, serata durante la quale lui si proponeva come single (ma solo virtuale: la famiglia c’era, però stava altrove). Poi lei s’è trasferita a Roma per i provini con la compagnia di Salerno e Silvio quella serata l’ha del tutto rimossa. E così, quando poi incontra Veronica in camerino al Manzoni l’anno successivo, non si ricorda di averla già corteggiata. Fatto sta che la invita a una colazione a due, sempre in via Rovani, che però lei accetta soltanto l’ultima domenica delle recite milanesi. L’attrice non ha progetti per il futuro e preferisce procedere nella sua carriera teatrale. Anche perché, nonostante il pressing insistente di Berlusca, il suo cuore palpita ancora per Enrico Maria Salerno, e questa è l’inedita novità della testimonianza di Bruno Oliviero. Veronica continua a girare l’Italia in tournée con Salerno e di tanto in tanto riceve da Milano una telefonata. Poi, verso giugno dell’80, lei e Silvio si rivedono a Milano. Colpo di fulmine? «No, non credo di averlo mai sperimentato in vita mia», confesserà l’attrice. Finché un giorno, verso la fine della stagione teatrale, lui va a trovarla a Roma e la invita a pranzo. Ricorda Veronica: «In regalo mi aveva portato una bella coperta di lana. Restai sorpresa: in una delle nostre telefonate gli avevo detto del freddo che pativo nell’appartamentino romano e lui se n’era ricordato. Al momento sorrisi, ma la cosa mi commosse. Quell’incontro apriva al futuro, era una svolta. Anche se il nostro rapporto s’è poi costruito nel tempo». E infatti l’attrice, prima di trasferirsi in via Rovani, regalare a Silvio tre figli e diventare "la reclusa di Macherio", trova il tempo per interpretare l’ultima commedia a teatro, sempre di Eduardo De Filippo, con la compagnia di Salerno, che stavolta da cameriera la ripromuove a moglie in Questi fantasmi: in scena al Quirino di Roma, nell’ottobre-novembre 1981 e poi al Manzoni di Milano dal 15 dicembre ’81 al 17 gennaio ’82. Conclude il suo racconto Bruno Oliviero: «Dieci anni dopo, nel 1992, una sera trovo la Lario con Berlusconi a una festa a Milano, una delle pochissime dove andavano insieme. Baci, abbracci, Bruno come stai, lei molto carina, affettuosa, perbene, tranquilla, più chic ed elegante del solito. Veronica mi presenta il Cavaliere, gentilissimo pure lui. Al che prendo la palla al balzo e butto lì: "Perché domani non facciamo qualche foto qui a Milano?". "Sì, dai". Anche Silvio pare contento e dà il suo placet. Veronica è al settimo cielo e il giorno dopo facciamo una serie di scatti simpatici, uno dei quali è appena finito nel mio nuovo libro. «Sul set le ho chiesto come si sentiva con Berlusconi: "Bruno, sono innamoratissima di quest’uomo, è adorabile e senza difetti. Mi ha conquistata con la dolcezza. Per Silvio ho lasciato il teatro, non faccio più l’attrice, mi voglio dedicare solo a lui". E questo per Veronica era un grande sacrificio, perché adorava il suo lavoro, ma aveva capito che se voleva vivere accanto a uno come Silvio Berlusconi non poteva farlo a mezzo servizio. Era tranquilla, sicura e dolce con lui, che all’epoca non era ancora entrato in politica, anche se aveva già costruito tante cose...». Dal giorno di quel secondo servizio fotografico Bruno Oliviero non ha più rivisto né sentito Veronica Lario. «Arrivare a lei è difficile, quasi impossibile. Devi superare l’ufficio stampa, la segretaria, la sotto-segretaria, la cameriera e la vice-cameriera, poi forse te la passano. Io ho provato a chiamarla un paio di volte, visto che mi aveva dato il numero, ma senza fortuna e così ho deciso di lasciar perdere. Avevo un bellissimo ricordo di lei, perché rischiare di rovinarlo?».