Massimo Murianni, Novella 2000, n. 12, 25/03/2010, pp. 16-17, 25 marzo 2010
Cronache a luci rosse dal Risorgimento Ministro accusato di bigamia viene attaccato dalla stampa e si dimette dall’incarica
Cronache a luci rosse dal Risorgimento Ministro accusato di bigamia viene attaccato dalla stampa e si dimette dall’incarica. Usa la sua influenza per pilotare il processo e viene assolto a tempo di record, nonostante l’evidente consapevolezza. Riprende la carriera politica come se nulla fosse e diventa presidente del Consiglio. Può suonare familiare, ma è una storia di 150 anni fa che ha come protagonista l’allora ministro dell’Interno Francesco Crispi. Il caso è raccontato nel libro Il ministro e le sue mogli (edizioni Rubbettino, 136 pagine, 14,00 euro), scritto da Enzo Ciconte, docente universitario di Storia della criminalità organizzata ed ex deputato Pd, e dal figlio Nicola, avvocato. «Ho trovato per caso il fascicolo sulla bigamia di Crispi negli archivi di Stato», racconta Ciconte padre a Novella, «e mi sono appassionato a una storia che sembra di oggi». Ma a rendere attuale la vicenda non è tanto l’intreccio di sesso e politica (qui niente di nuovo, da Adamo ed Eva in poi), quanto il ruolo che ebbe la stampa. In breve la storia è questa. Il 27 dicembre 1854, in casa di un prete cattolico a Malta, Francesco Crispi sposa Rosalie Montmasson, sua amante da qualche tempo. Rosalie ha 21 anni, Crispi 36, ma è già vedovo (la prima moglie è morta nel 1839) e ha un figlio di 14 anni, nato dalla relazione con un’altra donna, Felicita Vella, al quale ha dato il nome di suo papà, Tommaso. […] Rosalie e Vella hanno lottato, anche fisicamente, per aggiudicarsi l’amore di Crispi. Le cronache riportano di un intervento della polizia per placare le due donne venute alle mani. Dopo il matrimonio, Rosalie affronta con Crispi l’esilio, la povertà e la clandestinità. Insieme preparano lo sbarco dei Mille in Sicilia. Rosalie, unica donna, nel 1860 riesce anche a imbarcarsi tra i Mille di Garibaldi, registrata come «Crispi Rosalie», quindi come moglie di Francesco. Poi le cose cambiano. Dopo l’Unità d’Italia Crispi diventa un uomo politico di primo piano e inizia a frequentare ambienti aristocratici dove Rosalie, di origini umili, sfigura. In più la sua bellezza sta sfiorendo e la mancanza di figli pesa sulla coppia. Crispi, ormai sessantenne, si innamora di Filomena Barbagallo, detta Lina, che ha la metà dei suoi anni. Dalla relazione nasce nel 1873 Giuseppa Ida Marianna e Crispi decide di sposare Lina. Ottenuta la dispensa dalle pubblicazioni, per evitare che Rosalie potesse opporsi, la coppia si sposa in segreto a Napoli. Ma la notizia trapela. E contro il ministro bigamo si scatena la stampa di tutta Italia. Soprattutto il Piccolo di Napoli, che al culmine della vicenda pubblica sei imbarazzanti domande (incredibili, i corsi e ricorsi storici…). Qualche esempio: Rosalie Montmasson era o no sua moglie? Perché gli è stata concessa la dispensa dalle pubblicazioni? Fu presentato l’atto notorio di stato libero del commendatore? E così via. Crispi non risponde: si dimette, e organizza la sua difesa al processo. Come spiega Ciconte: «Dalle carte processuali però appare evidente che Crispi era colpevole. Ma si sentiva al di sopra della legge, e con un’arroganza incredibile riuscì a pilotare il giudizio dei magistrati e a ottenere l’assoluzione». Riprese così la sua vita da politico di successo e uomo infedele. «Dirò di più», racconta Ciconte. «Anni dopo, Lina scriverà un biglietto al maggiordomo di casa: – Le ordino di non portare più puttane a Don Ciccio”. Mi pare che dica tutto…».