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 2010  marzo 21 Domenica calendario

L’OMBELICO DI ADAMO IL PRIMATO DELL’ARTE

Ammirando i dipinti della Cappella Sistina ho notato che l’Adamo dipinto da Michelangelo è raffigurato con l’ombelico. Mi sono detto: se Adamo nasce dal soffio di Dio non dovrebbe avere l’ombelico. possibile che il Buonarroti non abbia considerato questo particolare? Oppure, non credendo alla storia di Adamo ed Eva, ma non volendo, o potendo, dichiararlo apertamente, raffigurò Adamo con l’ombelico per lasciare ai posteri, in questo «messaggio cifrato», il suo reale credo?
Raffaele Pisani, Catania
Caro Pisani, la risposta alla sua domanda è certamente no. Michelangelo non poteva trasmettere «messaggi cifrati» perché la sua rappresentazione di Adamo corrisponde a quella di quasi tutti gli artisti che lo hanno preceduto e a quella dei suoi maggiori contemporanei. Adamo ed Eva hanno l’ombelico nella bella miniatura di Pietro di Sano (1406-1481) dipinta per il Codice delle Monache, oggi custodito nella Biblioteca comunale di Siena. Hanno l’ombelico nell’«Adamo ed Eva» di Raffaello (1485-1520) dipinto per la Stanza della Segnatura in Vaticano, nella «Cacciata dell’Eden», opera di pittori della scuola di Raffaello per lo stesso palazzo, nella «Caduta dell’uomo» di Albrecht Dürer ( 1471-1528), nell’«Adamo ed Eva» di Lucas Cranach (1515-1586).
Il problema ebbe probabilmente una certa importanza per gli artisti medioevali. Qualcuno lo evitò ritraendo Adamo ed Eva di fianco o tre quarti, qualcuno lo risolse coprendo il luogo dell’ombelico con una foglia di fico. Ma nella grande pittura del Rinascimento la rappresentazione realistica del corpo umano è più importante di qualsiasi considerazione teologica. Poiché il problema si pone negli stessi termini per Eva le segnalo una splendida formella in terracotta di Donatello (è al Museo dell’opera del Duomo di Firenze) in cui Eva emerge nuda e già donna dal fianco di Adamo per essere accolta amorevolmente fra le braccia di Dio. E ha, beninteso, l’ombelico.
So che gli storici dell’arte sono oggi inclini a cercare nelle opere i messaggi ideologici dei loro autori e che persino nell’Ultima cena di Leonardo può essere trovato un grande numero di simboli astronomici. Ma ciò che maggiormente conta per l’artista, in ultima analisi, è la rappresentazione estetica della visione che si è formata nella sua mente. E se la rappresentazione richiede qualche licenza storica o teologica, l’artista non esita a prendersela. Esiste un quadro di Jacopo Bassano (1510 circa-1592) in cui Adamo ed Eva sono rappresentati in modo particolarmente realistico. Sono giovani, Adamo ha capelli neri e una folta barba, Eva ha capelli castani e un grande naso aquilino. Sono nudi, ma coperti qua e là da un drappo che consente di vedere l’ombelico, anche se collocato più in basso, rispetto alla vita, di quanto sarebbe naturale. Sono seduti per terra, si appoggiano sui gomiti e sembrano impegnati in una conversazione familiare. Ma accanto ai piedi di Adamo, Jacopo ha posato un teschio, vale a dire una sorta di «memento mori». Ma di chi poteva essere quel teschio se nessuno prima di allora era morto? Una studiosa d’iconografia artistica, a cui ho rivolto la domanda, mi ha detto che potrebbe essere quello di Abele, ucciso da Caino. Ma in questo caso i genitori sarebbero troppo giovani.
Sergio Romano