Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 21 Domenica calendario

2 articoli – IL «GRAN CANYON» SCAVATO DAGLI ETRUSCHI SI STA SBRICIOLANDO - L’ ultimo crollo pochi giorni fa nel camminamento più famoso del paese, la via cava di San Giuseppe, da millenni protagonista di un’ antica processione notturna con figuranti incappucciati, torce e pupazzi ancestrali

2 articoli – IL «GRAN CANYON» SCAVATO DAGLI ETRUSCHI SI STA SBRICIOLANDO - L’ ultimo crollo pochi giorni fa nel camminamento più famoso del paese, la via cava di San Giuseppe, da millenni protagonista di un’ antica processione notturna con figuranti incappucciati, torce e pupazzi ancestrali. Ma il bollettino delle frane e degli smottamenti è in continuo aggiornamento. Sono a rischio le vie di Fratenuti, di Poggio Cani, del Gradone, della Madonne delle Grazie. E nelle vicine Sorano e Sovana, accanto a straordinarie tombe etrusche, si stanno sgretolando il Cavone, San Sebastiano e San Rocco. «Se continua così rischiamo di cancellare per sempre un patrimonio culturale, storico e artistico di inestimabile valore», denuncia il sindaco di Pitigliano, Dino Seccarecci. La lenta agonia delle Vie Cave si consuma tra gli scenari delle colline del tufo, tra Amiata e Maremma, nella Piccola Gerusalemme (così è stata ribattezzata Pitigliano per le sue tradizioni ebraiche e le case scavate nella pietra) e nei paesi vicini dove gli etruschi avevano creato insediamenti e città. E scavato queste oscure e misteriose strade nella roccia, almeno quindici, nascoste da foreste e cespugli, strette e buie con pareti di roccia di venti metri di altezza coperte di vegetazione, improbabili canyon verdi dalle incredibili suggestioni. «Avevamo strappato una promessa di interventi all’ allora ministro Rutelli - dice Pierandrea Vanni, sindaco di Sorano - poi il governo Prodi è caduto e tutto si è fermato. Non ci siamo arresi, però. Abbiamo scritto a Bondi. Gli abbiamo chiesto di inserire le Vie Cave in un progetto di salvaguardia e di farlo il più presto possibile. Ci appelliamo a tutta Europa, perché queste meraviglie sono un patrimonio non solo dell’ Italia, in via di riconoscimento da parte dell’ Unesco». Smottamenti e crolli sono provocati dalle radici degli alberi, dal ghiaccio e dalla friabilità del tufo che ha bisogno di interventi di consolidamento. Ma non solo. «Purtroppo non è stata fatta una costante opera di manutenzione - denuncia l’ archeologo Giovanni Feo - ma si è intervenuti con saltuarie opere di restauro». Alcuni interventi i comuni di Pitigliano e di Sorano e la Comunità Montana li hanno programmati grazie anche ai contributi della Fondazione del Monte dei Paschi. «Da soli però non bastano », dice l’ assessore Diva Bianchini. Non è la prima volta che le «colline del tufo» sono minacciate. Dodici anni fa, come ricorda Fabio Roggiolani, consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, c’ era chi voleva cementificare le Sorgenti della Nova, il più grande insediamento italiano nell’ età del bronzo. «Allora vincemmo - dice -. Ora organizzeremo una marcia e chiederemo finanziamenti. La storia non si cancella così». Marco Gasperetti «FIRMAVANO I LORO VICOLI, COME I ROMANI» - Gli etruschi erano un popolo pragmatico. Anche nella progettazione di strade. Non amavano itinerari tortuosi e dunque preferivano il tratto più breve. Anche a costo di scavare all’ interno del tufo, «che è una roccia molto dura quando si consolida, ma facilmente scavabile - spiega Enrico Pellegrini, archeologo della Soprintendenza dei beni archeologici del Lazio, uno dei massimi studiosi delle Vie Cave -. Abbiamo trovato segni di piccone. Gli etruschi scavavano le strade in tratti di roccia lunghi anche un chilometro e poi, come i romani, firmavano la via con il nome della famiglia gentilizia che aveva finanziato i lavori». Pellegrini giudica le Vie Cave un esempio unico. «Sono immerse in un paesaggio bellissimo e sono vicine a insediamenti archeologici di rara bellezza come la tomba Ildebranda, un capolavoro etrusco, e il monumento funerario della Sirena». Una curiosità: la profondità degli scavi, oggi anche di venti metri, era inferiore a quel tempo. Nei millenni, infatti, la via è sprofondata nella roccia per almeno cinque metri. Le strade degli etruschi racchiudono anche tesori naturali. «La loro profondità garantisce umido e poca luce solare e in questo microclima si sono sviluppati licheni, felci ed altre piante rarissime». Nella via del Cavone è stata disegnata una svastica. « un simbolo che per gli etruschi rappresentava il sole», spiega Pellegrini. M.Ga.