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 2010  marzo 22 Lunedì calendario

NUOVE STELLE NELLA NOTTE DEGLI OSCAR, PER VOCE ARANCIO


Una donna trionfa per la prima volta nella notte degli Oscar. I premi più ambiti, miglior film e miglior regia, sono andati a Kathryn Bigelow, per The Hurt Locker, vera sorpresa dell’edizione 2010, che si è aggiudicato 6 statuette. Premiati anche migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio, miglior suono, miglior montaggio del suono.

Quest’anno il superfavorito al Kodak Theatre di Los Angeles era Avatar, il film di James Cameron record al botteghino e anche a Wall Street (la News Corp di Rupert Murdoch ha registrato un +7% in Borsa nell’ultimo trimestre): 9 nomination. Ne ha vinti solo 3 (miglior fotografia, miglior scenografia, migliori effetti speciali). Il film è stato beffato dalla Bigelow, ex moglie di Cameron.

Gli altri premi: miglior attore protagonista Jeff Bridges, migliore attrice protagonista (una sorpresa) Sandra Bullock. Attori non protagonisti: Christoph Waltz e MòNique.

La serata di gala è slittata di due settimane dalla data consueta per non sovrapporsi alle Olimpiadi invernali che si sono svolte a Vancouver. Tante le novità quest’anno: oltre alla data della cerimonia, anche l’introduzione di dieci candidature nella categoria ”Miglior film” e la presenza di due presentatori (fino all’anno scorso era stato uno solo).

Le candidature, rese note il 2 febbraio 2010, hanno visto in gara i film usciti nelle sale statunitensi dal 1° gennaio al 31 dicembre 2009. Tra i film stranieri, escluso Baaria di Giuseppe Tornatore.

Già conferiti, fuori della cerimonia ufficiale, il 14 novembre 2009, i premi Oscar alla carriera: all’incantevole Lauren Bacall (Come sposare un milionario, Come le foglie al vento, Assassinio sull’Orient Express e tanti altri), seconda attrice a ricevere nella storia delle statuette questa onorificenza, dopo Deborah Kerr (Tavole separate, Da qui all’eternità ecc.); al re dei registi dei B-movie Roger Corman e al direttore della fotografia Gordon Willis.

Precious, sei nomination agli Oscar (film, regia, attrice protagonista, attrice non protagonista, sceneggiatura non originale, montaggio) ne ha vinti due (attrice non protagonista e sceneggiatura non originale). Basato sul romanzo Push, in Usa è già un fenomeno cinematografico che fa discutere l’America, riaprendo ferite mai guarite della storia passata, a cominciare da quella sul degrado e la vita povera nei ghetti neri. Tra gli attori anche Lenny Kravitz e Mariah Carey.

Altri film sugli afroamericani: The Blind Side, per il quale Sandra Bullock ha ricevuto il premio per la miglior attrice, ha come vero protagonista il ragazzo nero di un ghetto adottato da una famiglia benestante di bianchi. Morgan Freeman era nella rosa dei migliori attori (l’Oscar è andato a Jeff Bridges per Crazy Heart) per Invictus, Distretto 9 è ambientato negli slums di Johannesburg, ed è nera la protagonista del cartoon in gara La principessa e il ranocchio.

Alla vigilia degli Oscar, sono stati assegnati i Razzie Awards 2010 per i peggiori film dell’anno. Il premio per la peggior interprete femminile è andato a Sandra Bullock per All About Steve. Nelle altre categorie, si sono imposti Nick Jonas, Joe Jonas e Kevin Jonas (i Jonas Brothers - peggiori attori protagonisti), Sienna Miller (G.I. Joe - La nascita dei Cobra, peggior attrice non protagonista), e Billy Ray Cyrus (peggior attore non protagonista per Hannah Montana: Il film).

Il titolo di peggior film della passata stagione cinematografica - insieme a quello per il peggior regista a Michael Bay -, è invece andato a Transformers - La vendetta del caduto. L’edizione 2010 è stata anche l’occasione per assegnare i Razzie del decennio ad Eddie Murphy e Paris Hilton, due tra gli attori più premiati nell’intera storia degli anti-Oscar.

I 6500 membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che votano nomination e premi finali sono eletti per essere stati a loro volta nominati o proposti, per meriti artistici o produttivi, da almeno altri due membri. L’Academy è divisa in quindici dipartimenti, che rispecchiano le rispettive qualifiche professonali dei singoli partecipanti. Tutti i 6.500 votano per il ”miglior film”, mentre ognuno vota per la categoria di cui fa parte. La votazione si svolge così: i membri indicano su una scheda, ricevuta e rinviata per posta, i preferiti per le nomination. Vengono così costituite le cinquine dei finalisti. A questo punto si rivota su una nuova scheda. Chiuse le urne, cinque giorni prima della premiazione, quattro gruppi di scrutinio si mettono all’opera in una stanza senza finestre, voltandosi le spalle e protetti da un esercito di guardie. Spetta a due funzionari della società Pricewaterhouse, che da 67 anni collabora con l’Academy, verificare e compilare la lista dei premiati in due copie che, la notte degli Oscar, saranno scortate allo Shrine Auditoriun di Los Angeles seguendo due percorsi distinti.

Nel periodo che va dalle feste natalizie all’ultimo giorno utile per il voto, i membri dell’Academy sono inondati di dvd, materiale pubblicitario e inviti a cocktail e feste il cui unico senso è quello di spostare voti a favore di un film.

Le pellicole che hanno avuto il maggior numero di candidature nella categoria ”miglior film” sono quelle biografiche (una settantina di nomination con una dozzina di vittorie), seguono i film di guerra (59 candidature e 14 vittorie). Esistono poi alcuni personaggi che sembrano garantire la nomination, e si tratta spesso di sovrani: Enrico VIII, Enrico II, Enrico V, Cyrano e il campione di biliardo Eddie Nelson. L’unico genere a non aver mai vinto nulla è l’horror.

I due film che hanno vinto il maggior numero di statuette: Ben Hur (1959), 11 Oscar; Titanic (1997), 11 Oscar. L’attrice: Katherine Hepburn (quattro statuette), Walter Brennan e Jack Nicholson (tre statuette).

Walt Disney, il più premiato in tutta la storia degli Academy Awards: 26 Oscar, fino all’ultimo riconoscimento postumo del 1969.

Non hanno mai vinto l’Oscar: Stanley Kubrick, Richard Burton, Peter O’Toole ecc.

« come inseguire una bella donna per 80 anni, e quando lei finalmente cede, doverle dire: mi spiace, sono stanco» (Paul Newman commentando l’Oscar ricevuto nel 1987 per Il colore dei soldi, arrivato dopo 7 nomination. L’attore, per scaramanzia, non si era presentato alla cerimonia).

Sophia Loren, Oscar come migliore attrice per La ciociara nel 1962: «Non ero andata a Hollywood perché ero certa che avrei perso e non sapevo come avrei reagito all’emozione, alla delusione. Eravamo Carlo ed io nel nostro appartamento all’Ara Coeli, e c’erano anche mia madre e mia sorella. Aspettavamo notizie ma verso le 4 del mattino decidemmo di andare a dormire, tanto non avevo alcuna speranza. Poi verso le 6 squillò il telefono, Carlo rispose ed era Cary Grant che gridava: ”Sophia ha vinto, ha vinto!”. Mia madre si mise a cantare ”Abbiamo vinto, abbiamo vinto!”. Era la prima volta che un attore italiano vinceva quel premio per un film italiano parlato in italiano».

Le statuette degli Oscar sono prodotte a mano nei capannoni della R. S. Owens, una fabbrica di Chicago: il titolare della Owens vinse l’appalto più di 20 anni fa, e da allora ne fabbrica 60 esemplari all’anno. Per produrle occorrono tre o quattro settimane: sono fuse, limate e dorate a mano una per una. Composte da un insieme di leghe metalliche, argento e oro 24 carati, alte 33 centimetri, sono state ideate da Cedric Gibbons, capo degli art director della Metro Goldwin Mayer. Il primo Oscar fu realizzato dallo scultore George Stanley. Oggi una statuetta costa 295 dollari, circa 200 euro.

Nel 2004 si è stimato che una nomination vale 16 milioni di dollari. L’arrivo in finale può far lievitare gli incassi di un film del 60%. Se la pellicola vince, il suo valore si moltiplica di 4-5 volte.

Inizialmente il premio Oscar si chiamava ”The Academy Award of Merit”. Poi la bibliotecaria dell’Academy, Margaret Herrick, fece notare che l’omino della statuetta somigliava a suo zio Oscar. Da quel giorno, il personale dell’Academy cominciò a chiamarla informalmente così, fino a che, nel 1934, un cronista annunciò che Katherine Hepburn aveva vinto un ”Oscar”. Dal 1939 il nome cominciò ad essere usato dall’Academy.

Nel 1938 Biancaneve e i sette nani di Walt Disney ricevette otto Oscar: uno di dimensioni normali e sette in miniatura per i «deliziosi nani» del lungometraggio.

Alcuni personaggi, come Marlon Brando e George B. Shaw, si sono rifiutati di ritirare il premio Oscar. In questi casi, la statuetta viene rispedita alla fabbrica, dove si provvede alla fusione per evitare che finisca sul mercato clandestino.

Charlize Theron, vincitrice di un Oscar nel 2003 per Monster: «Sono sempre la stessa. Un Oscar non ti lava i piatti e non spolvera la casa».

Secondo una ricerca pubblicata negli Stati Uniti, gli attori che hanno vinto un premio Oscar vivono in media quasi quattro anni di più (per l’esattezza 3,9) rispetto ai colleghi che non sono riusciti a ottenere la statuetta.

Gabriele Salvatores, Oscar 1991 per Mediterraneo, tiene la statuetta in bagno («è la stanza più grande della casa»), come Emma Thompson. Susan Sarandon sotto il cuscino. Gene Hackman, vincitore di due premi Oscar, non ricorda nemmeno dove ha messo le statuette: «Saranno in chissà quale scatolone, in qualche cantina. A casa mia non c’è nulla che ricordi lo show business. Mi correggo: attaccato alla parete del mio studio c’è un poster di Errol Flynn, per cui ho sempre avuto un debole».

La prima cerimonia di consegna degli Oscar si svolse all’Hollywood Roosevelt Hotel e vi parteciparono 250 persone. Il prezzo del biglietto era di dieci dollari. Oggi si può partecipare solo se invitati.

La sera della consegna degli Oscar, Bette Davis si presentò a ritirare il premio vestita da casalinga, Roberto Benigni attraversò la sala camminando sugli schienali delle poltrone, Jenny McCarthy mise il dietro del vestito davanti, ma non se ne accorse nessuno, tranne il sarto Valentino, che, vedendola, si mise a gridare.

Agli Oscar 2001, nel tentativo di far durare di meno la cerimonia di assegnazione degli Oscar, gli organizzatori promisero in dono un televisore a chi avesse tenuto il discorso di ringraziamento più breve. L’attrice americana Julia Roberts, premiata come migliore attrice protagonista in Erin Brockovich, esordì dicendo: «Io un televisore ce l’ho già».

Fino al 1940 i nomi dei vincitori dei premi Oscar venivano annunciati in modo riservato ai giornali, con un leggero anticipo sulla premiazione, in tempo per consentire loro di riportarne notizia nell’ultima edizione. Quell’anno, però, accadde che il Los Angeles Times pubblicò i risultati con troppo anticipo, privando di suspence la cerimonia. Fu così che l’anno seguente venne introdotto il sistema delle buste sigillate, usato ancora oggi.

«Nell’aprile del 1975, non appena si apprese che gli era stato attribuito l’Oscar per Amarcord, lo chiamai per chiedergli un’intervista. ”Ma cosa vuoi che ti dica? Non ho nulla da dire, non so che dire, devi credermi, sinceramente”. Ti prego, Federico. ” il quarto Oscar che, immeritatamente, mi viene attribuito, non posso ripetere sempre le stesse cose”. Mi bastano dieci minuti, anche cinque. ”Allora vieni domattina, verso le nove, in via Sistina, ma ti ripeto che non ho nulla da dire”. Alle nove meno qualche minuto ero nel suo ufficio. ”Mi dispiace che tu sia venuto qui inutilmente” mi disse stringendomi la mano e abbracciandomi. Seguì un breve silenzio, quindi aggiunse: ”Non so proprio cosa dirti”. Seguì un altro breve silenzio; poi si sdraiò, pigramente, sul divano, e mi indicò una sedia lì accanto. Parlò sino alle 13.30, ininterrottamente» (Costanzo Costantini, Fellini. Raccontando di me, Editori Riuniti).

Claude Lelouche, Oscar per la migliore sceneggiatura nel 1966: «Niente è più sospetto di un premio… E niente è più gratificante del riceverlo».