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 2010  marzo 25 Giovedì calendario

IO SANTORO, VOI COMPLICI


Lo dice il nome di quel cane che le fece i capelli biondi?

Ancora? Voi dei giornali berlusconiani non avete altro da chiedere? L’ho già spiegato mille volte...

Faccia milleuna.

Mi sono seduto dal parrucchiere, ho preso a leggere e mi sono ritrovato biondo. Il giorno dopo non ero più biondo. Punto.

Prima, però, c’è stato un suo passaggio in televisione.

Ed è stato notato. E molto criticato. Forse, da alcuni, anche più del dovuto. Punto.

Era per dire che Michele Santoro potrebbe essere più comprensivo verso chi ha il debole di aggiustarsi la chioma.

Infatti lo sono. Ora io sono al mio colore, ritoccato naturale. Chi fa tv un po’ si ritocca: è come fissato in un ruolo.

Quando Antonio Di Pietro attraversò i suoi guai per il figlio Cristiano, lei puntualizzò davanti alle telecamere che non aveva commesso illeciti penali…

Era la pura verità.

Diciamo che, in altri casi, lei preferì puntualizzare meno. Si chiama usare due pesi e due misure.

Senta, io ho criticato i comportamenti del figlio di Di Pietro perché erano da criticare. Ho specificato che non si trattava di illeciti penali perché non lo erano. Cosa mi vuole contestare?

Di sé, giovane dirigente rivoluzionario a Salerno, lei disse: «Avevo il massimo della visibilità, ero di moda. Era facile avere tutte le donne che volevo. Come succede ai fenomeni popolari, ai cantanti e agli attori».

Ero un leader, la mia posizione era tale che capitava così. facile da comprendere, si tratta di piccoli fenomeni di protagonismo provinciale.

Lei era un leader, e dunque…

Esatto. Il leader aveva bisogno di un rapporto diretto col consenso. Ma l’assemblea te lo poteva togliere.

Era per dire che Santoro potrebbe essere più comprensivo, quando si parla del rapporto tra sesso e potere.

Anche dal punto di vista sessuale, in una piccola città, rompere col bigottismo che fino ad allora imperava era stata una cosa molto importante. Ma non mi risulta che frotte di donne corrano da Silvio Berlusconi per il suo fascino.

Ha appena detto di sé che il potere produce fascino. Vuole fare una negazione «ad personam» per Berlusconi?

Io non avevo in tasca una lira. Le belle ragazze di Salerno, prima del ”68, quelli come me non li guardavano nemmeno. Poi c’è stata la rottura, una benedetta rottura, epocale, che spero non voglia paragonare alla vicenda di Berlusconi.

Non paragono nulla. Constato che quando lei diventò un leader ebbe molta fortuna con donne che altrimenti non se la sarebbero filata. E constato che questo fenomeno può verificarsi anche fuori Salerno dopo il ”68. Sbaglio?

 vero che il potere ha comunque un suo fascino seduttivo.

Se dico «Uniti nell’Ulivo», a me viene in mente Santoro parlamentare europeo. A lei?

Uno dei momenti più belli della vita. Una campagna elettorale entusiasmante, dove ritrovavo il mio pubblico, che veniva in piazza per protestare contro la censura e la mia cacciata dalla Rai: gente che si aspettava una battaglia contro la censura e a cui io ero andato incontro perché ero stato censurato, e che poi mi premiò con 700 mila voti senza nessun sostegno da parte dell’Ulivo.

Nessun sostegno?

Nemmeno l’ombra.

Rula Jebreal, Beatrice Borromeo, Margherita Granbassi, Giulia Innocenza: sembrerebbe una lista elettorale del Pdl, invece erano sue collaboratrici. L’esercizio di un «velinismo dolce»?

Ma si vergogni a chiamarle veline. Voi berlusconiani avete una visione maschilista che disprezza il ruolo della donna. Sono brave, hanno forte personalità, forse lei non sarebbe in grado di sostenere una discussione con nessuna di loro. Poi sono belle, hanno anche un bel corpo, e allora? In tv serve anche quello. E allora?

Allora niente. Era per dire che Santoro, quando la questione riguarda il campo avverso, potrebbe essere un po’ meno frettoloso nel sostenere che lì la vincono le curve e soltanto le curve.

Mai detto.

No?

No.

Sbaglierò io, però mi sembrava il contrario, anzi ci giurerei. Ma non ho i nastri delle sue trasmissioni qui con me. Mi sembrava di avere inteso alcune vaghe insinuazioni su Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo. E perfino alcuni passaggi spinti di Sabina Guzzanti.

Io non sono Sabina Guzzanti.

Su questo, nessun dubbio. Le risulta che Beatrice Borromeo abbia chiamato al telefono un giornalista facendolo parlare come in confidenza, salvo poi mettere sul web la telefonata che aveva carpito con il registratore?

Non ne so nulla, lo chieda a lei.

Floris, Santoro, Annunziata, Gabanelli, Lerner, Fazio, Dandini, Gruber, Augias, «Zelig», «Le Iene», la Gialappa’s, Lucarelli: tira un’ariaccia di regime nelle nostre tv…

Regime è parola che uso con molta prudenza. Ma lei sta aggirando il problema. Il problema è chi costruisce l’agenda politica del Paese. E sono i telegiornali, perché è lì che si informa la gente. Ma non se ne parla mai. Poi è vero, c’è una minoranza attiva, attivissima, che contrasta l’immagine di regime. Infine ci sono quelli già cacciati via, e non si parla mai nemmeno di loro. La verità è che viviamo in una democrazia malata e priva di controlli.

Priva di controlli? In Italia? Lei ne vorrebbe qualcuno in più?

Ma no, facciamo finta che i controlli ci siano. Pensavo a Berlusconi come all’uomo che avrebbe portato riforme e libertà. Che delusione.

Non mi dica. Ma veniamo alle scuse. Lo sa che lei deve molte scuse a molte persone?

Cioè?

Deve scusarsi con Giulio Andreotti, che è stato assolto.

Nemmeno per idea. Quello che abbiamo detto è stato superconfermato. Noi di lui ci eravamo occupati ben prima del processo di Palermo. E mai abbiamo sostenuto che Andreotti fosse mafioso.

No? Era sembrato.

Niente di cui pentirmi. E non mi ritengo un giustizialista.

Deve scusarsi con Calogero Mannino, che è stato assolto.

Mannino? Dal mio punto di vista è stato uno che ha partecipato come testimone al matrimonio di una delle famiglie mafiose più importanti del mondo.

 stato assolto.

Nulla di cui scusarmi.

Deve scusarsi per aver dato credito e voce al pentito Gaspare Spatuzza.

Io ho semplicemente parlato, di Spatuzza. Nient’altro. Ho parlato di un pentito che era stato creduto sulla ricostruzione della strage di via D’Amelio.

No, lei ha fatto da megafono a un pentito di mafia che sparava balle clamorose sul presidente del Consiglio e ne ha fatto un oracolo. A Palermo Spatuzza è stato dichiarato inattendibile.

Non mi risulta.

Non è stato ammesso al processo Dell’Utri in quanto ritenuto tale.

Nessuna scusa da fare.

Deve scusarsi per aver proposto a milioni d’italiani un altro oracolo: Massimo Ciancimino. Anche lui dichiarato fantasioso e inattendibile dopo aver accusato in televisione tre quarti delle istituzioni nazionali, carabinieri e Consiglio superiore della magistratura compresi.

Non mi pare che Massimo Ciancimino abbia detto bugie, non mi pare che qualcuno l’abbia querelato, e non mi risulta che qualcuno abbia querelato noi. Per il momento, sono i Dell’Utri e i Previti a risultare condannati. Non noi.

Nulla di cui pentirsi, insomma?

Se il nostro rapporto con il pubblico dura nel tempo, e nel tempo si consolida, vuol dire che stupidaggini non ne abbiamo fatte.

Deve scusarsi con Augusto Minzolini, direttore del «Tg1», messo sul rogo perché non apriva il suo telegiornale sulle famose escort, come lei e lo staff di «Repubblica» avreste desiderato.

Non ho niente da dire a Minzolini. Aprire il telegiornale in un modo o nell’altro, spero che resti criticabile. E l’ho criticato. Sul suo diritto a fare editoriali non ho detto una parola. Ma mi chiedo una cosa.

Sarebbe?

Quale mandato editoriale ha ricevuto dalla Rai? Non ho niente contro gli editoriali in sé. Ma la Rai ha chiaro ciò che Minzolini fa? E i suoi editoriali corrispondono al mandato dell’azienda? Cioè, risponde alla Rai, Minzolini? O risponde a Berlusconi? Tutto qui.

Le faccio notare una cosa. Minzolini ha detto: «David Mills assolto». Marco Travaglio ha scritto: «Mills condannato». Mills in realtà è stato prescritto. «Assolto» è meno sbagliato che «condannato».

Non è vero.

Certo che è vero. La prescrizione impedisce il processo. E la presunzione d’innocenza, a quel punto, non può non prevalere.

La prescrizione impedisce di concludere il processo nonostante gli elementi certi che porterebbero alla condanna.

La sua si chiama «fantasia del desiderio».

Lei non conosce la legge.

Deve chiedere scusa al procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, dottor Santoro. Era un magistrato rispettabile che, frequentando le sue trasmissioni, si è mostrato lievemente fazioso.

Quando Ingroia cammina fra la gente di Palermo, la stima che lo circonda è generale. Credo che sia il magistrato più stimato di tutti.

Deve chiedere scusa al capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, per le accuse mosse e megafonate, delle quali non si conosce tuttora la consistenza; e per l’allegro sputtanamento della sua persona, che si è rivelato indecente.

Non ho bisogno dei tribunali, per pretendere le dimissioni di Bertolaso dopo quello che sta uscendo sulla «cricca» e sui controlli esercitati. Ma quello delle dimissioni è un problema suo, non mio.

Adesso è uscita l’ultima storia, quella di Trani. Se poi sarà l’ultima...

E la storia delle telefonate per chiudere Annozero. E degli organismi di controllo al servizio di Berlusconi, e degli organi di garanzia che se la fanno con chi li ha nominati, e dei partiti che comandano sui controllori, e della pastetta indecente che si vede. incivile.

Prego, dottor Santoro, c’è un’inciviltà a monte: quella delle intercettazioni a grappolo che escono dal nulla, la caccia a una qualsiasi notizia di reato che marcia con gli scarponi sulla privacy di chiunque. Presidente del Consiglio, ministri e cittadini messi sotto controllo con leggera improntitudine. Atti inconcepibili. E resi pubblici nonostante debbano rimanere quantomeno segreti. Telefonate mezzo pubblicate, mezzo interpretate, estranei coinvolti. Questo è incivile più del resto.

Vorreste che tutto rimanesse segreto, coperto, che nulla trapelasse. Non volete sapere. Non vi interessa se Berlusconi tratta un membro dell’Autorità sulle comunicazioni (Giancarlo Innocenzi, ndr) come il suo lustrascarpe. Volete cancellare, sopire, e continuare così. un’idea che sta passando anche a sinistra. D’altra parte…

Dica...

Non è da oggi che i partiti fanno e disfano. La mia nomina come direttore del Tg3, già decisa dalla Rai di Letizia Moratti, venne cancellata da un intervento d’imperio del Pds. Era il 1995.