AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI, la Repubblica 22/3/201, 22 marzo 2010
IL RIVOLUZIONARIO FRANCESCO D´ASSISI
Francesco d´Assisi è uno di quei grandi maestri spirituali la cui storia sempre affascina e con la quale ogni generazione si confronta senza potere mai appropriarsela completamente. Non si contano interpretazioni, gesti anche di natura politica, e persino manipolazioni della sua memoria. Alla vigilia della seconda guerra dell´Iraq, il ministro degli affari esteri di Saddam Hussein, Tarek el-Aziz, unico membro cristiano del suo governo, andò sulla tomba di Francesco per pregare per la pace. Giovanni Paolo II diede vita allo "Spirito di Assisi" organizzando riunioni tra rappresentati di religioni cristiane e non cristiane che non ebbero però un seguito sotto il suo successore. La teologia della liberazione (Leonardo Boff) aveva visto in Francesco il fondatore di una "Chiesa dei poveri". Alla fine dell´Ottocento fu messa all´Indice la prima biografia moderna di san Francesco, in cui l´autore, Paul Sabatier, aveva presentato il santo come uno spirito libero, amico degli animali, precursore della Riforma protestante e delle rivoluzioni sociali. Iniziava così la cosiddetta "Questione francescana" che studiosi come Ovidio Capitani, Chiara Frugoni, Claudio Leonardi e Giovanni Miccoli rinnovarono profondamente in questi ultimi decenni. La storia di Francesco è quindi storia e memoria, per riprendere il sottotitolo della più recente e profonda biografia del santo, di André Vauchez (Francesco d´Assisi tra storia e memoria, a cura di Grado Giovanni Merlo, Einaudi, pagg. 378, euro 35). Storia e memoria coinvolgono anche l´immagine di san Francesco con le stimmate, un elemento che rimane avvolto in un mistero non dipanabile.
Per il Vauchez, dopo un mezzo secolo di ricerche cosi intense, è impossibile ridurre il Poverello di Assisi ad una lettura lineare perché lui stesso ha assunto posizioni talvolta contraddittorie: la forte coscienza di esser chiamato da Dio per compiere una missione particolare va raffrontata alla sottomissione totale ad una Chiesa di cui conosceva le debolezze. Come conciliare la sua attitudine non violenta con il rigore estremo che affiora nel suo Testamento verso i fratelli disobbedienti o devianti?
Il fatto è che pur sottomettendosi senza discussione all´autorità della Chiesa, Francesco spinse fino ai limiti del possibile i margini di autonomia, di libertà e di differenza. Francesco diede una sua completa autenticità ad una nuova figura di cristiano, il "laico religioso". Il rifiuto iniziale di Francesco di rendere stabile la residenza dei frati attestava che un nuovo tipo relazioni tra gli uomini era possibile, in seno ad un´umanità «riconciliata e senza frontiere». Con Francesco, la parola assurge a strumento di comunicazione sociale non in senso gerarchico. Quando parlò del peccato originale Francesco evocò la colpa di Adamo, mai quella di Eva, sorpassando dunque le tradizionali opposizioni tra i sessi e aprendo la strada ad una "femminizzazione del cristianesimo" (Jacques Dalarun). Dopotutto, l´unica altra persona di cui la Chiesa medievale riconobbe la realtà delle stigmate fu una donna laica, vergine e mistica, santa Caterina da Siena. Francesco d´Assisi fu dunque il protagonista di una mutazione in profondità dell´antropologia culturale dell´Occidente oltre che religiosa, ed è per questo che il suo messaggio rimane così profondamente legato a concetti come la pace, la natura, la tolleranza, l´uguaglianza.
Francesco fu canonizzato meno di due anni dopo la sua morte, il 16 luglio 1230, un caso praticamente unico nella storia delle canonizzazioni, diverso però dal coro di voci che si alzò alla morte di papa Giovanni Paolo II ("Santo subito"). La canonizzazione di san Francesco fu rapidissima perché voluta dallo stesso pontefice, Gregorio IX, che aveva compreso quale fosse la forza dirompente del messaggio di Francesco e desiderava canalizzarlo. Un solo papa del secolo di Francesco salì agli onori degli altari: Celestino V, il papa "del gran rifiuto" che la memoria storica - e gli Spirituali francescani - identificavano come il "papa angelico". Ma fu una canonizzazione voluta dal re di Francia Filippo il Bello per contrastare la memoria del suo nemico di sempre, papa Bonifacio VIII. Ciò ricorda quanto sia sempre stato complesso, oggi come nel passato (come dimostra l´importante libro di Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II, Viella, pagg. 700, euro 48), il sottile rapporto che esiste tra santità e potere.