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 2010  marzo 22 Lunedì calendario

SE LA POLITICA D I NUMERI

Perché l´amore vincerà sempre sull´odio e sull´invidia, ma dinanzi alla tentazione di sparare balle sul numero dei manifestanti è destinato a soccombere.
Così non è per fare i pierini, né gli scetticoni a oltranza, ma nel pomeriggio di sabato, come altamente prevedibile, per bocca dell´onorevole coordinatore Verdini è sbocciato il solito milione. E a quel punto chiunque avesse a cuore qualche residua tensione verso la realtà è stato colto da momentaneo scoramento. Uno stato d´animo, del resto, che una volta divampata la più ovvia e consueta guerra tra i parlamentari Gasparri & Cicchitto e gli organi di Ps che hanno ridotto di nove decimi quella rotonda cifra, può riscattarsi nel ricordo di un´amena filastrocca composta e illustrata da Sergio Tofano a gloria del suo signor Bonaventura, deliziosa figurina in giubba rossa e pantaloni bianchi che concludeva le sue avventure inalberando un cartello con su scritto "Un milione": "Ma mica milioni reali/ origine di tanti mali,/ ma milioni per finta,/ milioni di carta dipinta,/ innocui milioni/ creatori di illusioni".
Come pure, riguardo all´illusorio milione di Verdini, ci si potrebbe sollazzare con il racconto della "Gara Mondiale di Matematica" di Zavattini, altro grande artista del surreale, vinta da quel concorrente che completò l´estenuatissimo calcolo di chi lo precedeva con un folgorante: "Più uno".
Non se ne abbia a male Verdini: lo fanno tutti, la fuga verso lo smisurato e lo sterminato è vizio comune e bipartisan. Magari la prossima volta il coordinatore del Pdl potrebbe assicurarsi che il suo sovrano non chieda, e proprio ai giornalisti, appena sceso dal palco a conclusione del comizio: "Ma quanti erano veramente?" - là dove l´avverbio "veramente" non solo prendeva le distanze, ma rendeva platealmente fasullo l´evocato milione.
Inutile perdere tempo sul perché e sul percome quella cifra costituisca una sfida temeraria a una legge della fisica, addirittura, un´aperta violazione all´impenetrabilità dei corpi. Esistono parametri e misuratori assai più veridici dalle inquadrature oceaniche; senza contare il fatto che per alcuni decenni, come sostiene lo storico Mario Isnenghi in "Piazze d´Italia" (Mondadori, 1989), centomila persone furono per i più grandi partiti la quota ideale per una mobilitazione di massa.
Fenomeno più interessante è la seriale e ormai scontata spudoratezza con cui nel tempo della post-politica chi vuol essere milionario ci riesce accontentandosi di figurare sistematicamente come un bugiardo. E a questo proposito, anche a costo di guastare le più rispettabili e felici memorie, si ricorderanno come numeri da collocare senz´altro nella categoria del mito, della fantasia, del sogno e dell´irrealtà: i tre milioni di padani che secondo Bossi si sarebbero dislocati lungo il Po nel 1996; i tre milioni contabilizzati dalla Cgil nell´area del Circo Massimo contro la riforma dell´articolo 18 nel 2002; quindi i due milioni che Berlusconi calcolò a spanne in piazza San Giovanni nel dicembre del 2006; e infine il milione e 500mila cattolici che sempre in quel luogo si sarebbero radunati l´anno seguente per il Family day.
Questi i casi più eclatanti di manipolazioni a caldo, cioè messe in atto per essere annunciate direttamente dal palco, senza alcun timore che il giorno dopo, fra il dato reale indicato dalla Questura e quello immaginario sia compresa di solito una tale massa di persone da poterci riempire una città popolosa o altre sei o sette gigantesche piazze. Ma in pratica non c´è manifestazione che riesca a sottrarsi al trionfalismo algebrico dei suoi organizzatori; del tutto ignari, si direbbe, di generare un processo che ricorda quello alla base delle epidemie e ancor più dell´inflazione.
Così anche stavolta il milione di Verdini verrà preso per quello che è: un´elementare aspirazione verso il "di più", una specie di primitiva audience, una metafora approssimativamente aggressiva, un´occasione per rilevare il consueto coefficiente di scostamento dalla realtà.
Sulla "voluttà del numero che si accresce" ha scritto alcune pagine preoccupanti Elias Canetti in "Massa e potere" (Adelphi, 1981), a partire dai discorsi politici di Hitler. Pare qui spropositato richiamarle a proposito dell´ennesimo taroccamento smilionario con sussidio multimediale. Ma certo non è un buon segno questa generale esagerazione contabile non solo e non tanto fantasticata, ma anche e pregiudizialmente svergognata. E ancora una volta l´unica consolazione è che ci crede solo chi vuole crederci.