Varie, 22 marzo 2010
RESTIVO Danilo
RESTIVO Danilo Potenza 3 aprile 1972. Nel giugno 2011 condannato all’ergastolo in Inghilterra per il delitto della vicina Heather Barnett (il 12 novembre 2002, a martellate e pugnalate), nel novembre 2011 condannato a 30 anni per il delitto di Elisa Claps, la studentessa nata a Potenza il 21 gennaio 1977 di cui non si ebbero notizie dal 12 settembre del 1993 al 17 marzo 2010, quando il suo cadavere fu ritrovato per caso in un sottotetto della chiesa della Ss. Trinità di Potenza• «[...] quel 12 settembre [...] Era una domenica e, dopo la messa, Elisa fu vista in compagnia di un amico, Danilo Restivo. Che resta, tutt’ora, il grande mistero di questo giallo. Indagato per omicidio dalla procura di Salerno e condannato per aver fornito false dichiarazioni, il ragazzo, all’epoca 21enne, raccontò di aver parlato con Elisa, all’interno della chiesa della Ss. Trinità, per pochi minuti. Poi la scomparsa della ragazza. E Restivo che è costretto a farsi medicare alla mano all’ospedale di Potenza. “Caduto in un cantiere”, raccontò il ragazzo. Una personalità complessa, quella di Restivo. A Potenza lo conoscono come “il parrucchiere”, per la sua passione di tagliare ciocche di capelli alle ragazze, di nascosto sugli autobus. Figlio di un notabile della città, nipote di un ministro della Dc. Nel ’99 arrivò alla famiglia una mail firmata “Elisa”. C’era scritto che la ragazza stava bene e si trovava in Brasile. Quella mail l’aveva scritta Restivo, da un internet point di Potenza. Ma prima di quella mail la ragazza fu cercata in Albania, dove un vigile urbano aveva detto di averla vista. E poi un albanese, Eris Gega era finito in carcere per false dichiarazioni. In Inghilterra si arriva grazie a Restivo che tuttora vive lì. Nel 2004 Scotland Yard lo arresta per l’omicidio di una sarta, Heather Barnett, il 12 novembre 2002. Poi, però, lo rilascia senza incriminazioni. Il suo nome però resta legato a quello di Heather, sua vicina di casa, trovata seviziata, con in mano una ciocca di capelli. Per la polizia inglese, la soluzione di un giallo svelerà a catena l’altro. [...]» (Mauro Favale, “la Repubblica” 18/3/2010) • «[...] Il 12 settembre 1993, poco più di un’ora dopo la scomparsa di Elisa, Restivo andò in ospedale per farsi medicare una ferita ad una mano. Ai magistrati disse di essere caduto mentre si trovava in un cantiere, ma i magistrati non gli credettero. “Invece è la verità - assicura lui -. Mi ferii nel cantiere delle scale mobili di Potenza mentre tornavo a casa, accadde mezz’ora o tre quarti d’ora dopo avere incontrato Elisa”. Eppure gli inquirenti sono sicuri che Danilo mentì. Come non disse la verità su ciò che aveva fatto fra le 12, quando la ragazza scomparve, e le 13,45, ora in cui si presentò al pronto soccorso. Disse che era andato a zonzo per Potenza, quindi di essere andato nel cantiere dove era caduto ferendosi. Ma c’è dell’altro. Nonostante che Restivo affermi il contrario, il ritrovamento del cadavere rischia di compromettere davvero la sua posizione. Danilo, infatti, disse ai poliziotti e successivamente al pm che il suo incontro con Elisa era durato pochi minuti: “La messa era appena finita, erano rimasti pochi fedeli. Ci appartammo dietro l’altare, parlammo un po’ e poi la vidi andar via mentre io rimasi a pregare”. Gli inquirenti, in realtà, ipotizzano che la ragazza non sia mai uscita dalla chiesa. Se così non fosse stato, qualcuno l’avrebbe uccisa in un altro luogo per poi riportarla nella basilica, raggiungere il sottotetto e abbandonare lì il corpo senza vita. Una ricostruzione, questa, ritenuta assai improbabile. In realtà, come scrissero i giudici che condannarono per le false dichiarazioni il sospetto assassino di Elisa Claps, l’uomo “ha rivestito un ruolo, se non di protagonista, certamente di persona che avrebbe potuto e dovuto offrire una corretta informazione alla polizia e al magistrato inquirente dei fatti e delle circostanze a sua conoscenza”. Di più: “La condotta di Restivo - sostennero ancora i giudici - è stata particolarmente grave per la sua tenace condotta menzognera”, e per la sua indifferenza “di fronte ai traumi dei familiari della vittima”. Le bugie di Danilo, conclusero i giudici, impedirono “di conoscere gli effettivi spostamenti della Claps dopo l’incontro dei due in chiesa, e di indirizzare le indagini nella direzione più opportuna”» (“La Stampa” 19/3/2010).