SIBILLA ALERAMO, la Repubblica 21/3/2010, 21 marzo 2010
PI DI CENTO RAGAZZE ROSSEGGIANTI NEL SOLE - 25 LUGLIO 1946
pomeriggio Ascoltato un altro discorso di Togliatti. Questo era alla Costituente, ieri, sulle dichiarazioni del governo. Era la prima volta che Togliatti parlava dal suo seggio all’Estrema Sinistra, e la cosa aveva assunto una specie di solennità, a cominciare dal vestito nero inappuntabile dell’oratore. Aula al completo, tutti i deputati attentissimi durante l’intero discorso, di un’orae mezzo, magnifico di precisione, incisivo, calmo,a momenti perfino arguto, e fortissimo nelle argomentazioni come nelle dimostrazioni, con un senso d’autorità così profonda che tutti n’erano soggiogati, tutti sentivano d’aver dinanzi, per la prima volta, un uomo vero, dopo tanti anni di retorica e falsità e teatralità... Stamane ho scritto a Togliatti questo biglietto: «Caro grande compagno, credo che tutti ieri alla Camera, anche gli avversari più ottusi, abbiano inteso che qualcosa di nuovo avv e n i v a , che veram e n t e qualcosa di formidabile si affermava in quell’aula attraverso la tua voce e la tua persona, per la vita del nostro paese e del mondo. Lascia che ti ringrazi. Ero così depressa, ieri, per tanti motivi, così stanca, e invece dopo il tuo discorso sono uscita per la città con il cuore sollevato, con l’allegrezza di una bimba e insieme una rinnovata volontà di essere. Questo è il più minuscolo risultato ottenuto da te, ma consideralo simbolicamente. Caro compagno, tu non puoi immaginare che significhi sentire che c’è un uomo grande e puro a rappresentare dinanzi a tutti la nostra fede: non puoi, giacché quell’uomo sei tu. Grazie ancora e per sempre».
Emilia, un vigile fece fermare la macchina. Alcune staffette in bicicletta precedevano un corteo, che si recava alla Festa dell’Unità: avanzava, nel centro della strada, una lunga e doppia fila di ragazze in costume sportivo, recanti ciascuna la bandiera di una sezione socialista, più di cento, rosseggianti nel sole: bellissime le ragazze e le bandiere per un che di favoloso e nello stesso tempo di così vivo, di così affermativo, di così inserito in una realtà in cammino. Sorridenti e insieme fiere le giovinette, ondeggianti gli stendardi di fiamma. [...] Forse mai mi ero sentita invasa da tanta commozione come a quella inattesa vista, forse mai ancora avevo provato così intensamente il senso d’esser unita a quel popolo, di farne parte, carne sangue e spirito, d’esser sorretta dalla medesima volontà, dalla medesima forza, dalla medesima musica...
La medesima musica, quella, segreta, che sempre mi accompagna, anche nelle ore più aspre o squallide, e mi dà lume, lume che poi da me sprigiona fin nel pianto, aleggiava, ugualmente segretae sovrana, nel vasto spazio del Parco di Modena, quando vi giunsi, che già brulicava di folla. Andò, la folla, sempre più facendosi grande, di cento, duecento, forse quattrocentomila persone, e sparsi i ventimila partigiani la punteggiavano con i rossi fazzoletti al collo. Arrivò Togliatti, prese a parlare, io l’ascoltavo dal palco a un metro della tribuna, e nello stesso tempo guardavo quell’altra parte di me, immensa, che là sotto seguiva l’orazione. Distinguevo dei volti, stagliati volti, pieni di carattere, taluni come resi da qualche affresco illustre, Masaccio o Mantegna ed erano assorti e insieme pareva, estatici, portando ciascuno sulle spalle, certo, il peso dell’immensa moltitudine intorno, ciascuno sentendosi moltiplicato quasi all’infinito, assorbendo la parola come un nutrimento non solo per sé ma per tutti, non solo per quel giorno ma per il resto della sua vita e per i figli in ciò che non era contingenza, attualità, ma anche visione e certezza di giustizia dell’avvenire... 9 LUGLIO 1950 - domenica sera Letto per intero il veramente grande discorso tenuto alla Camera da Togliatti venerdì scorso, e uscito integralmente nell’Unità di stamane. Il nostro giornale l’ha intitolato: Vogliamo che la pace d’Italia sia salvata. Il discorso si chiude con queste parole: «Mi auguro, a nome dei lavoratori, che sorgano dal seno degli altri partiti uomini che comprendano questa nostra passione e che si trovi un terreno d’intesa per salvare la nostra patria da un’altra catastrofe». [...] Penso ai milioni di compagni che oggi in Italia hanno letto col cuore tremante per la stessa passione le parole del nostro Capo. Guardo dalla finestra il cielo alto e stellato. Che tanta forza, tanto amore, tanta volontà di giustizia vincano! © Feltrinelli Editore