Elvira Serra. Corriere della Sera 21/03/2010, 21 marzo 2010
GLI AMANTI E I DELITTI, SEMPRE UNO CONTRO L’ALTRO
Katerina e Gian Antonio si accusano a vicenda. Un copione già letto. Come loro Elizabete e Paolo. Erika e Omar. Nadia e Marco. Andrea ed Elisabetta. Claire e Youssef. Isabella e Giuliano. Elena e Antonio. Si può andare avanti quanto si vuole. Basta avere pazienza e continuare a sfogliare le pagine di cronaca nera.
Il 14 maggio dello scorso anno a Imperia viene ucciso con un calcio in pancia Gabriel, diciassette mesi. La madre, Elizabete Petersone, accusa il compagno Paolo Arrigo: «Non ho voluto suo figlio, ho abortito, e lui ha ucciso il mio bambino». La replica dell’uomo: « lei che ha crisi d’ira, ha picchiato anche me».
Stessa morte per Matilda, ventidue mesi, un calcio alla schiena che le spappola fegato, milza e reni: 2 luglio 2005. La mamma, Elena Romani, ancora pochi giorni fa, commentando le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino che la scagionano, esortava l’ex fidanzato: «Antonio confessa. arrivato il momento di toglierti il macigno che hai sulla coscienza. La mia piccola cerca giustizia». Lui è Antonio Cangialosi, che all’indomani del delitto confidò all’avvocato: «Mi sono sempre fidato di lei. Forse è meglio non fidarsi mai più di nessuno, adesso l’ho capito».
Autunno 1994, località Cancello, alle porte di Verona. Eleonora Pierfranceschi, 57 anni, viene strangolata nella sua casa con il filo del telefono. In manette finiscono la figlia Nadia Frigerio, 35 anni, e il suo uomo, Marco Rancani. In carcere si accusano a vicenda. « stato lui. Io non volevo fare del male a mia mamma. Mi dava noia, è vero, ma non volevo ucciderla». Lui: « stata lei. Quando sono arrivato in casa era già tutto finito. L’ho solo aiutata a sbarazzarsi del corpo».
Si amano e poi si odiano. Per calcolo (sperano in una pena più leggera) o semplicemente seguendo il complicato meccanismo psicologico che li ha portati all’omicidio. Lo spiega lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet. «Una delle caratteristiche del delitto di coppia è che pur essendo stato a lungo preparato e meditato, è molto ingenuo: come se nella mente degli amanti ci fosse la strana presunzione che la vita libera cominci dopo il delitto, perdono il senso della realtà. Sentono di agire spinti dalla forza positiva dell’amore e questo gli fa sottovalutare la possibilità di essere scoperti. Dopo il delitto, però, la coppia si sfalda perché ognuno pensa a buon diritto di essere stato istigato dall’altro».
Fu Charmet, già docente di Psicologia Dinamica all’Università di Milano, a scrivere la perizia su Erika De Nardo e Omar Favaro, protagonisti del delitto di Novi Ligure: Susy Cassini e il suo bambino Gianluca massacrati con 97 coltellate dalla figlia e dal fidanzato il 21 febbraio di nove anni fa. Lui: «Ero succube di Erika». Lei: «Non ho potuto fare nulla per fermarlo».
Gennaio 1964, il secolo scorso. Farouk Courbagi, ricchissimo commerciante con passaporto libanese, viene crivellato di proiettili nel suo ufficio, la faccia bruciata con l’acido. Delitto passionale. Sono indagati l’amante di lui, l’egiziana Claire Bebawi, e il marito di lei, Youssef. Si incolpano. Dopo 30 camere di consiglio la Corte li assolve per insufficienza di prove. In appello i giudici ci ripensano e li condannano a 22 anni, ma loro hanno da tempo lasciato l’Italia: lei al Cairo fa la guida turistica, lui in Svizzera ha avviato una industria di prodotti dietetici.
Elvira Serra