Paolo Valentino, Corriere della Sera 21/03/2010, 21 marzo 2010
RIAPPARE LA CITTA’ SEPOLTA DI DEMILLE’
Dopo averla fatta seppellire, Cecil B. DeMille amava scherzarci sopra. «Se fra mille anni – scriveva nella sua biografia il profeta dei registi hollywoodiani – gli archeologi scaveranno nel deserto di Guadalupe, spero poi non annuncino ai giornali la straordinaria notizia, che la civiltà egizia si estese in America fino alla costa del Pacifico». Di anni ne sono passati meno di cento. E la «città perduta» potrebbe adesso rivedere la luce, senza alcun rischio di un clamoroso abbaglio storico.
Successe nel 1923, quando DeMille girò fra le dune sabbiose di Guadalupe-Nipomo, sulla costa centrale della California, uno dei suoi primi kolossal, la versione muta de I Dieci Comandamenti, cui poi sarebbe seguito il celebre remake del 1956 con Charlton Heston e Yul Brynner. Pioniere dell’affresco epico, il regista fece costruire un set che ancora oggi cattura l’immaginazione, affidandosi all’artista francese Paul Iribe, uno dei padri dell’Art Déco. Ci volle un esercito di 1600 tra carpentieri, manovali, imbianchini e decoratori, per realizzare una fedele ricostruzione dell’antico Egitto, con templi in muratura larghi fino a 200 metri e alti 40, gigantesche statue del Faraone Ramses II, decine di Sfingi, colonne, cinte murarie, tendopoli. Vennero impiegate tremila comparse e altrettanti animali.
Ma quando DeMille finì le riprese, con i costi di produzione ormai fuori controllo, non c’erano più soldi sufficienti a sbaraccare tutto.
Così il regista, preoccupato di non lasciare il suo sogno alla mercé degli studios rivali, che avrebbero potuto saccheggiarlo per altri film, ordinò che le ruspe seppellissero tutto sotto la sabbia. Nacque la leggenda della «città perduta».
Peter Brosnan la sentì raccontare per la prima volta nel 1982 da un suo collega, anche lui studente alla Scuola di Cinema della New York University. Non aveva ancora trent’anni. Da allora diventò la sua ossessione, al punto da farne il progetto della vita: portare alla luce la città e realizzare un documentario su questo straordinario pezzo di storia di Hollywood. In 27 anni Brosnan ha raccolto in video testimonianze incredibili, parlando con i vecchi cow-boy che lavorarono per DeMille: «La vostra pelle cuocerà per il caldo, sentirete la mancanza di ogni comodità, vi chiederò di sopportare il set più ostile della storia del cinema», aveva detto il regista a attori e comparse.
Al bambino senza esperienza cinematografica che recitò nella parte del figlio del faraone, DeMille suggerì di mettere un po’ di mostarda sulla frusta 200 mila dollari necessari per realizzarlo.
Ora però Brosnan sta per ottenere un finanziamento per portare a termine la prima parte del suo progetto, il documentario, che includerà fra l’altro anche testimonianze su tutti gli altri film girati a Guadalupe fino agli Anni 40: Rudolph Valentino, Douglas Fair-banks Gary Cooper e Marlene Dietrich erano di casa fra quelle dune. Il regista spera in questo modo di rilanciare l’interesse per scavare e riportare alla luce la città perduta di DeMille. prima di colpire Mosè. E quando si doveva girare la scena della partenza degli ebrei, il regista portò in autobus da Los Angeles un gruppo di 300 israeliti da poco immigrati negli Usa per farli assistere: davanti alla rappresentazione dell’esodo, quelli intonarono un canto biblico, che lasciò la troupe in silenzio per molti minuti.
Non fu difficile per Brosnan nel 1983 rintracciare il sito, grazie all’aiuto di gente come Clarence Minetti, oggi ultranovantenne, uno dei generici del film. Fu semplice trovare reperti del set, scavando anche solo pochi metri. Ma il grande piano di scavo archeologico non ha mai trovato i finanziatori disposti a sborsare gli oltre 200 mila dollari necessari per realizzarlo.
Ora però Brosnan sta per ottenere un finanziamento per portare a termine la prima parte del suo progetto, il documentario, che includerà fra l’altro anche testimonianze su tutti gli altri film girati a Guadalupe fino agli Anni 40: Rudolph Valentino, Douglas Fairbanks, Gary Cooper e Marlene Dietrich erano di casa fra quelle dune. Il regista spera in questo modo di rilanciare l’interesse per scavare e riportare alla luce la città perduta di DeMille.
Paolo Valentino