Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 20/3/2010;, 20 marzo 2010
IL FATTO DI IERI - 20 MARZO 1852
Che ”Uncle Tom’s Cabin”, alias ”La capanna dello zio Tom”, sia stato il più grande bestseller dell’Ottocento, secondo solo alla Bibbia con oltre due milioni di copie vendute, è innegabile. Così come è un fatto, confermato dal plauso dello stesso Abramo Lincoln, che il romanzo antiabolizionista scritto da Harriet Beecher Stowe e uscito in libreria il 20 marzo 1852, abbia avuto un suo ruolo alla vigilia della Guerra Civile americana. Tuttavia la storia del nobile schiavo Tom, venduto come merce e picchiato a morte dal perfido padrone bianco, non ebbe, dopo quasi un secolo di critiche euforiche, vita facile. A iniziare dal giudizio di George Orwell che lo aveva definito ”un esempio supremo di buon cattivo libro”, fino alla stroncatura del romanziere nero James Baldwin, implacabile, in un suo saggio del 1955, nel liquidare il libro della Stowe come ”un pessimo romanzo, rovinato da uno zuccheroso sentimentalismo vittoriano e da un uso ipocrita del cristianesimo”. Per non parlare del disprezzo del Black Power e dello stesso Mohammed Alì, per il quale, negli anni ”60, zio Tom equivaleva a una provocazione per innervosire sul ring i suoi avversari di colore. Al di là di tutto, un libro, forse, da rileggere.