Tonia Mastrobuoni, Il Riformista 16/3/2010, 16 marzo 2010
DRAGHI ALLA BCE PAROLA DI TEDESCO
Con Il Riformista, il cofondatore del Financial Times Deutschland, parla a tutto campo del futuro dell’Europa, del suo auspicio che Mario Draghi diventi il prossimo governatore della Bce, dei problemi che attanagliano l’economia italiana, dei danni del disinteresse di Silvio Berlusconi per l’Europa e dell’urgenza di risolvere gli squilibri economici e fiscali dei paesi membri. Pena, sostiene, «la fine dell’Europa».
Il ministro delle Finanze francese Lagarde ha puntato il dito contro gli enormi surplus commerciali della Germania, ritenuti «insostenibili, nel lungo termine» per il resto del continente. Perché quest’attacco alla vigilia di un appuntamento delicato come quello dell’Eurogruppo e dell’Ecofin che devono trovare un accordo sul caso greco?
La Francia si è resa conto che la Germania è ormai parte del problema. La sua economia basata sulle esportazioni e sul contenimento dei salari danneggia gli altri paesi. Gli squilibri commerciali, economici e finanziari di tutti i paesi europei vanno affrontati e risolti, è questa la sfida vera dell’Europa, dovrebbe essere questa la sua agenda prioritaria.
La Germania ha affrontato una serie di riforme sociali dolorose, ha ristrutturato la sua industria, ha i conti pubblici relativamente a posto e ora, pressata dall’opinione pubblica contraria a un salvataggio della Grecia, chiede garanzie per un eventuale bailout, vuole che i paesi ”non virtuosi” cambino registro.
vero, la Germania dice ”abbiamo fatto il nostro compito, se non l’avete fatto, è un vostro problema”. Ed ha stabilito addirittura a livello costituzionale l’obbligo del pareggio di bilancio. D’altra parte è vero che approfitta anche del costo del lavoro basso per spingere l’export e dovrebbe invece stimolare maggiormente la domanda interna. Lei sa che ormai molti salari tedeschi sono più bassi di quelli di altri europei? Che ci sono medici tedeschi che vanno in giro per l’Europa a lavorare perché guadagnano – e costano - meno dei loro colleghi? La questione è molto semplice: la Germania pensa che siano gli altri a dover cambiare e non si rende conto che per rendere credibile il progetto europeo a lungo termine, dobbiamo cambiare tutti. Al momento ognuno rema nella sua direzione: di questo passo rischiamo la fine dell’Europa.
Come si può evitare questo rischio?
Con politiche economiche convergenti e risolvendo gli squilibri di fondo. Inoltre io credo che l’unione monetaria europea possa reggere solo unificando determinate politiche. Creando, ad esempio, un’assicurazione comune contro la disoccupazione, attraverso un contributo di tutti i paesi membri. E sicuramente deve adottare un meccanismo per affrontare le crisi dei singoli paesi membri. Ci sono crisi che non si possono prevedere e in futuro dobbiamo essere corazzati per affrontarle. Pensi alle Landesbanken, le banche locali tedesche partecipate dai Laender che hanno in pancia asset avvelenati per centinaia di milioni, sono vere e proprie bombe ad orologeria, che succede se esplodono? Come ci stiamo preparando a questa eventualità?
Il ministro delle Finanze tedesco Schäuble propone l’Fme.
Certo, che viene alimentato dai paesi ”non virtuosi”, dai paesi che hanno deficit in eccesso. Ecco, lei se l’immagina i soldi greci che salvano le banche tedesche, se in futuro - cosa non improbabile perché sono molto fragili - dovessero saltare?
La scorsa settimana un articolo del Financial Times Deutschlandha difeso l’’immobilismo” italiano, il fatto che Tremonti non abbia varato piani di salvataggio anti-crisi mettendo relativamente a riparo il deficit. Siamo un po’ meno ”Pigs’?
L’Italia ha riformato il sistema bancario, le pensioni, ha un alto tasso di risparmio privato e un tasso di disoccupazione non alto, insomma non è in una situazione troppo negativa. Anzi, ha una prospettiva di lungo termine migliore di altri paesi europei. Il suo enorme problema si chiama crescita. Il potenziale è prossimo allo zero: se l’Italia non risolve alla radice il suo problema di scarsa produttività e scarsa competitività, va incontro ad anni difficili.
Chi sarà il prossimo governatore della Banca centrale europea?
Io so che molti danno già per vincitore Axel Weber e temo che la politica alla fine sceglierà lui. Ma io non sottovaluterei i meccanismi di nomina che sono piuttosto complessi e alla fine, se l’Italia e la Germania dovessero entrambi puntare i piedi contro i rispettivi candidati, ne potrebbe addirittura spuntare un terzo. In ogni caso, io mi auguro che alla fine la spunti Mario Draghi.
Perché?
Perché Weber rischierebbe di compromettere l’imparzialità della Bce. Per questo ruolo ci vuole una certa capacità diplomatica, serve qualcuno che capisca di politica, che tenga insieme l’Europa. E Draghi è l’uomo giusto. Inoltre è il candidato più qualificato: ora è governatore della Banca d’Italia e in passato ha accumulato esperienze importanti sia al governo sia nel settore privato.
Lei come spiega il fatto che l’Italia sembri contare sempre meno in Europa?
Veramente a me sembra l’inverso: a me sembra che Berlusconi sia poco interessato una leadership europea. Certo, non è popolare fuori dall’Italia: il suo gigantesco conflitto di interessi e il suo modo di considerare la libertà di stampa sono vissute come delle vere e proprie offese ai valori europei. Ma l’Italia è una delle maggiori economie del continente e potrebbe tornare a ritagliarsi un ruolo di leader europeo, se solo lo volesse.
Per ora il proscenio europeo sembra dominato dal duo Merkel-Sarkozy.
In mancanza di una leadership, l’Europa ha assoluto bisogno dell’asse franco-tedesco.